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I fantasmi che visitano il tuo sito

Post tecnico (mi spiace ma oggi ti tocca).

Dato che ormai siamo a fine anno, spesso si tirano le somme su un po’ tutto, e tra le varie cose riecheggia anche la domanda:

Quante visite abbiamo fatto sul sito?

Ecco, a tal proposito volevo spiegarti un problema che negli ultimi anni sta coinvolgendo tutti gli account di Google Analytics:

il “ghost spam“.

Il ghost spam non sono altro che finte visite al tuo sito, che ti sballano tutte le statistiche.

Quindi se il tuo consulente di turno ti fa vedere tronfio quante visite ti ha portato, sarebbe bene che ti assicuri da dove siano arrivate, ovvero da quale “referral”.

I ghost referral sono molto facili da individuare:non hanno nomi di siti o portali su cui potresti aver fatto pubblicità (floating-share-buttons, traffic2cash.xyz o website-analyzer.info), e quasi sempre hanno una durata di permanenza sul tuo sito pari a zero secondi.

Sui nuovi siti, la percentuale di visite finte possono arrivare anche all’80%, su siti esistenti da anni con molto traffico, non superano il 20%, ma è sempre bene tenersene alla larga.

Ma cosa ci guadagnano i ghost spam?

Semplice, attirano gli utenti che vedendo un sito che porta centinaia di visite, ci cliccano sopra e nella migliore delle ipotesi, si beccano un virus.

E come si toglie sto ghost spam?

Basta creare dei filtri, ma non entro nei dettagli per non scendere ancor di più nel tecnico, fallo fare a chi ti segue il sito o chiedi al tuo consulente, in modo che capisca che non sei fesso e le visite fasulle non te le fai vendere


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Albergatori di lungo corso, questo messaggio è per voi

La fuori c’è una una nuova generazione di aspiranti albergatori.

Non hanno soldi, è vero.

Ma sono nati su internet, seguono i blog, partecipano ai corsi, studiano (anche di notte), parlano le lingue e sono affamati come lupi.

E se pensi di essere al riparo dietro le mura della tua gloriosa esperienza, ti avverto.

Oggi il manico non basta più.

Perché mentre sei lì tranquillo a scegliere il divano nuovo da mettere nella hall, questi stanno progettando il piano per portarti via prima TUTTI i clienti, poi l’albergo.

E non fare quella faccia, so benissimo che alcuni non vedono l’ora di liberarsene.

Il problema è che un hotel senza clienti è una scatola vuota e come tale è valutata.

ZERO.

Bel casino eh?

MA non tutto è perduto, c’è ancora un modo per salvare la pellaccia.

Devi aggiornare le tue competenze.

E devi farlo presto.

Solo cosi, a parità di “aggiornamenti”, potrai respingere l’attacco e dimostrare alle reclute che la vecchia guardia venderà cara la pelle (o l’hotel).

Come dici?

Alla tua età non hai più voglia di comprare libri, studiare, passare le ore su internet a cercare informazioni e girare l’Italia per partecipare ai vari corsi di formazione?

No problem, ho la soluzione.

Il miglior modo per aggiornarti è partecipare al primo corso in Italia progettato per albergatori professionisti.

In soli due giorni uscirai con un modello di gestione nuovo di zecca, aggiornato all’ultimissima versione di tutte le principali competenze che servono oggi per gestire un hotel:

  • Marketing
  • Breakfast
  • Software
  • Copywriting
  • Revenue
  • Gestione dello stress

Anni di ricerche, studi e applicazione sul campo, condensate in un programma formativo semplice ed efficace.

Imparerai solo quello che serve, solo quello che FUNZIONA davvero.

Ci vediamo al prossimo corso Albergatore Pro!

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Dove nascono i sogni?

È giunta l’ora di ROMPERE una volta per tutte un vecchio luogo comune.

Parliamo di una vecchia definizione che ancora oggi viene sbandierata da quei consulenti “scaduti” che vanno in giro con gli abiti anni 90 con le maniche troppo lunghe che gli coprono le mani.

“L’hotel è un’azienda che vende camere.”

Cazzata!

Dico davvero. Basta. Andate a lavorare (Mi riferisco ai consulenti in ascolto)!

Ikea, Sangiorgi, Camar vendono (anche) camere.

Se gestisci un hotel e ti hanno convinto che sei nel business del “vendere camere” hai un grosso problema amico.

Considerando la crescita esponenziale dei social network e la valenza sociale dei viaggi, oggi la definizione dell’azienda hotel è molto diversa:

L’hotel è un azienda che vende EMOZIONI.

Nessuno, e quando dico nessuno intendo NESSUNO AL MONDO, a qualsiasi latitudine e di qualsiasi estrazione sociale, politica, economica e religiosa ha MAI prenotato un viaggio basandosi sulle caratteristiche della camera.

Oggi possiamo riassumere il processo di acquisto e consumo in tre fasi (in cui convivono gli aspetti razionali ed emotivi):

==> Fase del sogno (pre-experience)
==> Fase delle emozioni (in-experience)
==> Fase del ricordo (post-experience)

Quindi ora stai molto attento al passaggio che stai per leggere:

In futuro, la capacità dell’hotel di attirare clienti sarà tanto più elevata quanto più forte sarà la capacità di interagire con i clienti stessi nella fase del sogno.

E la prima cosa da fare per raggiungere questo obiettivo è studiare ed occupare il territorio dove nascono i sogni.

E sai qual è il territorio dove nascono i sogni??

Secondo un’indagine di Trivago “il 32% degli utenti inizia a manifestare interesse per un viaggio in seguito alla visualizzazione di una foto o di un video on-line.”

E tu?

Hai già creato un account per il tuo hotel nel paradiso virtuale per foto e video?

Se non l’hai fatto è la tua grande occasione.

Tramite questo link –  InstaHotel Pro – potrai acquistare il corso completo grazie al quale imparerai come incrementare fatturato e visibilità del tuo hotel attraverso Instagram.

Acquistando il corso InstaHotel Pro, avrai accesso a:

  • 19 Moduli PDF
  • 10 video guide dalla durata totale di oltre 90 minuti che ti guideranno passo-passo in tutte le procedure tecniche
  • BONUS: 3 MESI di assistenza via email per qualunque dubbio, consiglio o ulteriore informazione (97€)
  • BONUS: Una consulenza gratuita su Skype con un nostro esperto che ti aiuterà a risolvere i tuoi problemi (147€)
  • BONUS: Il 10% di sconto sul tuo biglietto per il prossimo Corso Albergatore Pro
InstaHotel Pro


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Come reagisce agli "scandali" il tuo hotel?

Sicuramente avrai sentito parlare dello “Scandalo Volkswagen“, che a settembre dell’anno scorso aveva rivelato la produzione di motori diesel truccati per risultare meno inquinanti.

Ovviamente è stata una batosta colossale per il gruppo Volkswagen (che comprende anche Audi, Porsche, Skoda, Seat e altri), sia dal punto d’immagine che legale, e soprattutto da quello economico.

Fatto sta che la Volkswagen è stata obbligata a richiamare tutti i veicoli coinvolti per aggiornarne la centralina, in modo che restituisse i valori corretti.

Anche la mia Audi fa parte di questo gruppo di macchine, e tramite una raccomandata con ricevuta di ritorno (grazie Volkswagen per avermi fatto credere di aver ricevuto una multa) mi è stato notificato la settimana scorsa, che potevo portarla gratuitamente a farla “sistemare”.

Ora, a me dei valori di emissione non interessa granché, ma dover portare la macchina dal meccanico è sempre una scocciatura: ti devi far accompagnare, venire a prendere e rimanere senza macchina per mezza giornata.

Fatto sta che quando la sono andata a riprendere, mi hanno omaggiato di un box regalo, di cui allego la foto, con in allegato una lettera di scuse.

Il box comprende: scheda sd da 16gb, chiave usb da 8gb (identica alla chiave della macchina) e 4 coprivalvole delle ruote.

Ecco, adesso già mi è scocciato di meno fare avanti e indietro dal meccanico, nonostante il valore economico esiguo (tutto il pacchetto varrà sui 15-20 €) sono stato contento del pensiero che la casa madre ha avuto per scusarsi dell’inconveniente.

Viceversa, la Samsung ha gestito in modo pessimo lo “scandalo” batterie esplosive del Note 7.

Sorvolando sulla gravità del problema, che poteva ustionare le persone e incendiare le case, dapprima la Samsung ha negato il problema, poi l’ha nascosto, l’ha ammesso in parte, ha finto di risolverlo e alla fine ha ceduto ammettendolo apertamente, richiamando tutti i Note 7 venduti e bloccandone la produzione.

Ad oggi, se hai un Note 7, devi richiedere la scatola ignifuga per la spedizione di reso e vieni rimborsato dell’intera cifra spesa, in più avrai uno sconto del 50% sull’acquisto del futuro Note 8 o S 8.

Beh, certo, ho rischiato che il telefono mi scoppiasse in mano e mi devo anche sbattere per rimandartelo?

E poi dovrei ricomprare il nuovo modello l’anno prossimo?

Tra l’altro ho anche speso quasi 900 € e rimango pure senza telefono?

A mio umilissimo parere, dato che non sono del settore, io avrei mandato un telefono nuovo a chiunque avesse comprato il Note 7 (magari a scelta tra il nuovo S 7 o il modello antecedente di Note 6), insieme alla confezione da usare per rispedire la bomba a orologeria.

Almeno così il cliente capisce che se dovesse mai ricomprare Samsung in futuro e dovessero venire fuori altri problemi, avrebbe subito un altro telefono nuovo e soprattutto senza mai rimanere senza.

Perdonami la lunga premessa, ma mi piace sempre analizzare gli altri campi e prendere spunto su come applicare certe strategie nel nostro.

Diciamo che personalmente opterei più per la soluzione Volkswagen che non Samsung.

A tal proposito, proprio quest’anno, mi è capitato un cliente ad inizio stagione (e quando sennò?) che ha avuto nell’ordine:

  • macchina impantanata nel fango ed erba alta del parcheggio esterno;
  • scarico bloccato in un bagno;
  • black out di qualche ora in appartamento.

Per il parcheggio è stata in parte colpa della pioggia e in parte mia per non aver ancora chiamato il giardiniere, per il bagno è stata sfortuna perché le donne delle pulizie l’avevano usato ed era sempre andato, per la luce è stata colpa del cliente perché aveva acceso contemporaneamente aria condizionata, lavatrice e lavastoviglie, ma anche sfortuna perché era saltato anche un “nonmiricordoilnometecnico”.

Ma a prescindere di chi fosse stata o meno la colpa, mi sono sempre dimostrato disponibilissimo a chiamare immediatamente il giardiniere, idraulico, elettricista, e soprattutto, non sapendo che altro fare, avevo anche proposto uno sconto per la serie di inconvenienti, che in realtà sarebbe stata una restituzione, dato che aveva già pagato tutto.

Il cliente ha apprezzato il gesto ma non ha voluto soldi indietro.

Il caso ha voluto che fosse Pasqua e offrivamo un uovo a tutti i bambini, ma ho avuto un occhio di riguardo per le sue due figlie, alle quali ho fatto trovare in appartamento due uova delle Winx anzichè due uova “generiche” come agli altri clienti.

Risultato?

Voto 10 su Booking e la seguente recensione: “Casa in ottime condizioni. Staff super disponibile e professionale.”

Ricapitolando: sconto no, pensiero personalizzato di qualche euro sì.

Tu invece?

Quando c’è un problema nel tuo hotel, sei pronto ad ammetterlo?

Hai pronta una “procedura di emergenza” da attuare in caso di clienti vittime oggettive di “disagi”?

Sei disposto a rimetterci o a sacrificarti nell’immediato per un vantaggio nel futuro?

Perché forse è meglio regalare qualcosa subito al cliente, piuttosto che dirgli:

“La prossima volta faremo meglio, torni a trovarci, ecco un buono sconto.”

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Real time marketing

Come spesso accade, la catena Marriott è sempre ricca di innovazioni e in questo periodo sta portando avanti un piano di marketing in tempo reale.

Ha di recente dato vita a M live, un ufficio in cui si producono contenuti di marketing e dove si dialoga con gli utenti sulle piattaforme social, creando conversazioni che generano un alto livello di engagement.

In questo modo, avendo a che fare direttamente con le persone, possono scoprire subito le opportunità del momento e sfruttarle immediatamente.

Come?

Ad esempio hanno intercettato un “backpacker”, un ragazzo con lo zaino in spalla che gira il mondo con le statuine dei Lego, lo hanno contattato e ospitato in un loro hotel di Siviglia, riuscendo a raggiungere ben 370 mila utenti attraverso i canali social della Lego.

In un’altra occasione hanno offerto una speciale colazione e dei punti fedeltà ad un ospite che ha subito condiviso l’entusiasmo su Twitter facendo fare un figurone all’hotel.

Marriott a parte, oggi è importante capire il valore degli “influencer”, ovvero di coloro che hanno migliaia o milioni di follower al seguito, perché si tratta di avere a che fare con una schiera di persone pronte ad emularli nelle azioni, nel tuo caso, a soggiornare nello stesso hotel che hanno scelto le loro web star.

Non sono nuovi neanche gli hotel che concedono sconti in base al numero di follower, quindi non necessariamente solo alle “celebrità”, ma anche la colazione in camera pubblicata su Instagram di chi non ha una marea di seguaci, raggiungerà ugualmente più persone di una campagna Adwords dello stesso valore.

Tu invece che rapporto hai con gli influencer?


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Col giornale di oggi si incarta il pesce di domani

Spesso nei miei post e durante i miei corsi dal vivo, “mi accanisco” contro i consulenti.

Nonostante abbia AMICI di cui ho grande stima anche come professionisti che si fanno chiamare in quel modo.

E per intenderci, alcuni sono anche sul nostro gruppo.

Quindi è ovvio che non ce l’ho con i consulenti in generale ma solo con quelli incapaci che fanno danni in giro.

Ma, a tal proposito, ultimamente è capitato che qualcuno, in privato o al telefono, mi chieda chiarimenti in merito.

Stavo pensando di farmi seguire da Tizio, ma tu nei tuoi articoli dici che non va bene avere il consulente” (mai detto).

Oppure.

“Io sono con Caio e mi ha suggerito di applicare la strategia X ma volevo prima chiederti cosa ne pensi, perché se poi scrivi che è una cazzata mi prende male”.

Quindi, premesso che devi stare sereno perché NESSUNA SINGOLA scelta può danneggiare in maniera IRREVERSIBILE la salute commerciale del tuo hotel, ti spiego come la penso.

Siamo nel 2016.

Negli ultimi 10 anni il mondo del turismo è cambiato radicalmente:

  • è cambiato il modo di cercare informazioni;
  • sono cambiati i criteri di valutazione degli hotel;
  • sono cambiate le piattaforme da cui prenotare;
  • sono cambiati i dispositivi da cui si prenota;
  • sono cambiate le abitudini di viaggio, il soggiorno medio, la frequenza e la spesa media…

Potrei continuare ancora ma penso che tu abbia capito il senso.

A questo punto ti chiedo:

Cos’è per te un consulente?

Per me un consulente è qualcuno che mi aiuta a fare qualcosa che NON so fare.

Qualcuno che si mette al mio fianco, mi spiega le cose e le fa con/per me fino a quando non le ho imparate e posso farle da solo.

E ripeto, non ho niente di personale contro chi si guadagna da vivere onestamente in questo modo.

Solo che è un metodo che andava bene 10 anni fa.

Quando i cicli economici, i trend di settore e le abitudini delle persone cambiavano ogni 10-15 anni.

Adesso non è più così.

Io stesso 3 anni fa scrivevo delle cose sul blog che oggi sono obsolete.

Perché, anche se i principi sono ancora validi, i tecnicismi sono superati.

Lo so che è uno sbattimento ma purtroppo è cosi.

Devi mettertela via.

Come la maggior parte di voi sa, io mi occupo di hotel e nello specifico di software gestionali.

E il “mondo-software” ha contribuito molto a formare la mia mentalità attuale.

Perché nell’informatica un anno è un ciclo, 2-3 anni sono un epoca, 5 anni sono un era geologica.

Quindi sono abituato all’idea che le novità dell’ultimo aggiornamento che oggi mi sembrano fighissime, l’anno prossimo saranno vecchie.

E tu devi imparare a ragionare nello stesso modo.

Se ti fai seguire da un consulente di 35 anni che si è laureato 10 anni fa, quello che ha imparato all’università è PREISTORIA.

E anche se si fosse laureato l’anno scorso, lo ha fatto studiando un programma che qualcuno ha preparato almeno 3 anni fa.

Troppo.

Stessa cosa se chi ti segue ha fatto il manager per una grande catena, dove generalmente, per N motivi (costi e tempi di formazione su tutti), gli standard sono rigidi e relativamente statici.

Perché quando avrai imparato quello che ti stanno insegnando oggi, quelle strategie saranno “scadute”.

Per questo sono convinto che il tempo dei consulenti sia FINITO.

Io, per quanto sia considerato “un esperto”, non mi considero assolutamente un consulente.

Datemi dello juventino piuttosto.

Cosa faccio di diverso rispetto ad un consulente vecchia scuola?

Conosco i principi di base dell’ospitalità, studio costantemente le novità, cerco di capire come cambia il mercato e lavoro sul campo per testare quello che ho imparato.

E ogni giorno riparto da capo.

Con un bagaglio sempre più ricco di strumenti e la consapevolezza che ne serviranno sempre di nuovi.

E tu devi fare lo stesso.

Anzi.

Se dovessi indicarti la competenza più importante in assoluto per gestire un hotel oggi non avrei dubbi:

IMPARA AD IMPARARE.

Apri la mente, studia, mettiti in discussione, confrontati coi colleghi, viaggia, prendi spunto, implementa le migliorie e verifica i risultati.

E ogni giorno riparti da capo.

Albergatore Pro nasce proprio da questa visione.

Con l’obiettivo di creare un gruppo di studio per condividere le esperienze di tutti i Professionisti che ne fanno parte.

Ciò detto, se in qualche modo sei atterrato qui, significa che hai la mentalità giusta e solo per questo sei già più avanti del 90% dei tuoi colleghi là fuori.

Sii protagonista di un nuovo modo di fare formazione e potrai dare il tuo contributo creare un nuovo modo di fare ospitalità.

Sii parte di qualcosa.

E ricorda: “Col giornale di oggi si incarta il pesce di domani.


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La bufala della booking window e gli hotel senza brand

Ci risiamo.

Con l’inverno ormai alle porte, venditori, consulenti e sedicenti esperti hanno trovato lo spettro con cui terrorizzare gli albergatori per convincerli ad acquistare i propri servizi e trovare un modo per pagare le bollette del gas.

Quest’anno è tornato di moda un grande classico:

La booking window.

Premessa per i neofiti: la booking window é la finestra temporale tra prenotazione e check-in.

La rifaccio da bar cosi tutti riescono a seguirmi: è il tempo che passa, in media, tra quando il cliente prenota e quando arriva.

Bene, ora andiamo a vedere la tesi degli espertoni (poi la faccio a fette, tranquillo).

“Il mondo del turismo è cambiato, una volta avevi l’albergo pieno un anno per l’altro, adesso invece i clienti prenotano sempre più sotto data e non si riesce più a pianificare niente.”

Per risolvere il problema l’unico modo è (a seconda del pulpito):

  • Ti fai seguire da me che ho sviluppato un “metodo supercazzola a caso” che considera tutte le variabili
  • Ti vendo il mio software che “fa tutto da solo”
  • Ti prendi il mio sito super top per il mobile perché chi prenota sotto data lo fa sempre dal cellulare
  • Varie ed eventuali

Cosa penso?

Puttanate.

Scusa il francesismo, sarà l’influenza di mia moglie che è madre-lingua.

Come funzionano le cose in realtà?

È vero che il mondo è cambiato, che tutto va più veloce e che una volta gli hotel riempivano un anno per altro e ora non più.

Ma qual è il VERO motivo?

Chiunque abbia un minimo di competenze di marketing e vendite sa benissimo che in realtà le persone NON CAMBIANO e i processi mentali che portano all’acquisto sono SEMPRE GLI STESSI da migliaia di anni. Cioè da quando i nostri antenati andavano in giro con la clava a caccia di bufali.

Quindi perché le persone prenotano sotto data?

Andiamo prima di tutto ad analizzare il contesto nel quale lavoriamo:

  • Tripadvisor e Booking hanno messo in scala MONDIALE il passaparola
  • Gli albergatori si sono dovuti adeguare agli standard per non prendere brutte recensioni
  • Lo standard degli hotel è cresciuto in maniera NETTA ed OMOGENEA riducendo notevolmente (e rendendo praticamente irrilevante) il gap tra i B&B e i 5 stelle
  • Oggi i giudizi contano più della classificazione classica (stelle)

Questo cosa comporta per il cliente?

Che avendo a disposizione la “scheda tecnica” di migliaia di strutture con i relativi giudizi, la scelta cresce ENORMEMENTE.

E la paura di sbagliare diminuisce.

E senza la PAURA di sbagliare manca la motivazione per AGIRE.

Oggi chi prenota si trova di fronte ad una situazione con:

  • Migliaia di alberghi
  • Standard di qualità più o meno omogeneo ovunque
  • La certezza di evitare le sòle
    Zero (o quasi) strategie di marketing che evidenziano l’unicità dei singoli hotel

Reazione: “Prenoto quando mi pare tanto dove vado, vado bene”.

Facciamo un paio di esempi didattici per capirci meglio:

1- Mettiamo che stasera sei con il tuo/la tua compagna/o e vogliate andare a “mangiare una cosa” e poi andare al cinema.

È domenica, i ristoranti sono tutti aperti e non avete ancora deciso cosa mangiare.

Dove andate?

Dove capita.

Quando prenoti?

Mezz’ora prima o forse nemmeno quello, fate walk-in.

Booking window: zero.

2- Tra un mese è il vostro anniversario di matrimonio e per festeggiare volete andare a cena in quel ristorantino romantico con vista dove “ti suonano il violino a tavola”.

Quando prenoti?

Hai già prenotato. Due mesi fa.

Booking window: 90 giorni.

E sai perché?

Perché altrimenti succede che:

  • trovi pieno;
  • porti la tua lei in un posto a caso;
  • lei si incazza perché non si sente amata e ti rompe le palle per i prossimi due anni (o tutta la vita se non ti lascia).

E tu non vuoi questo.

Vuoi il tuo tavolino con vista e quel maledetto violino.

È la stessa cosa vale quando vai in fissa per qualsiasi altro locale, servizio o oggetto che acquisti ogni giorno, settimana, mese, anno.

In sintesi:

Acquisto generico: scelta a caso, all’ultimo minuto.

Necessità specifica: scelta oculata con LARGO ANTICIPO.

Ora, statistiche alla mano, l’Italia è, tra i primi 20 paesi al mondo per il turismo, quello con la booking window più corta.

Perché?

Perché gli albergatori italiani SANNO fare ospitalità e in generale i clienti hanno la percezione di poter contare su uno standard di qualità diffuso (con le dovute eccezioni).

Perché gli albergatori italiani NON SANNO fare marketing e chi prenota, di fronte ad una lista praticamente infinita di opzioni di “qualità”, non ha NESSUN motivo per scegliere un hotel piuttosto che un altro.

Conclusione:

Più il tuo marketing è FORTE, la tua identità è DIFFERENZIANTE, più la tua promessa è UNICA, PRIMA i tuoi clienti si muoveranno per prenotare il TUO hotel.

Più sei uguali agli altri, indifferenziato, più sei commodity, più sarai “ostaggio” dei tuoi clienti e dell’ansia di rimanere con le camere libere fino all’ultimo minuto.

P.s. Se vuoi risolvere il problema alla RADICE, ci vediamo a settembre al prossimo corso Albergatore Pro.

Nel frattempo, il prossimo fenomeno che ti rompe le palle con la booking window, ci parlo io.


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Chi altro vuole una dose di pozione magica per un "nuovo" SUPER POTERE?

Da quando, anni fa, ho deciso di mettermi a studiare-  giorno e notte – tutto quello che riguarda gli hotel per “distillare” e protocollare le strategie più efficaci, mi sono accorto di una cosa.

La disciplina in assoluto più bistrattata dagli albergatori è sicuramente il copywriting.

E per assurdo il problema è che molti albergatori NON sanno nemmeno di cosa si tratta.

Partiamo dal principio.

Il copywriting è l’arte di “scrivere per vendere”.

Quindi, anche se in italiano avevi 4, non preoccuparti.

Scrivere per vendere non ha niente a che fare con “fare contenta la Prof”.

Detto questo, oggi vorrei farti riflettere su una cosa.

Se è vero (come è vero) che in alcune destinazioni turistiche una buona parte delle trattative avvengono ancora per telefono, se parliamo di marketing è tutta un’altra cosa.

Per mille motivi che non sto qui a spiegare, il settore hotel, da sempre, si presta molto poco alle attività “faccia a faccia” (fiere, conferenze, vendita porta-porta).

Al contrario la maggior parte delle comunicazioni avviene per ISCRITTO.

Provate a pensarci:

  • Sito ufficiale
  • Newsletter
  • Comunicazioni cartacee
  • Blog
  • Social network
  • Email uno a uno

Tutte attività che si fanno scrivendo testi, che hanno l’obiettivo di far compiere un azione al cliente.

E’ vero o no?

Bene, proseguiamo.

Se è vero che la maggior parte delle attività di marketing in hotel si fanno per ISCRITTO…

Come cavolo è possibile che gli albergatori NON considerino la CAPACITA’ di “scrivere per vendere” una competenza FONDAMENTALE per le sorti della propria attività?

Sul serio, spiegamelo te perché io da solo non ci arrivo.

Cioè, ormai anche gli “hotel” di 6 camere fanno revenue management e i gestori sono consapevoli dell’importanza di studiare le statistiche e l’andamento della domanda e NESSUNO si preoccupa di mettere in fila due frasi che si facciano leggere??

Davvero non ci siamo.

Saper scrivere per vendere è una competenza talmente importante che l’unico motivo per cui la ignorate è che NON riuscite a valutare le conseguenze della vostra scelta.

Altrimenti dedicheresti la maggior parte del tempo a studiare SOLO questo. Te lo garantisco.

Facciamo un gioco per aiutarti a capire.

Immagina che stasera io ti invii “una strana ampolla contenente una pozione magica in grado di trasformarvi in un CAMPIONE di copywriting“…

Sai cosa succederebbe DA DOMANI?

==> Il tuo sito attirerebbe molti più visitatori e li tratterebbe molto più a lungo moltiplicando in maniera esponenziale le tue possibilità di ricevere prenotazioni DIRETTE.

==> Le tue newsletter sarebbero in grado di creare una VERA relazione con i tuoi clienti tenendoli legati al tuo hotel e riducendo drasticamente le possibilità che “ti tradiscano” con un competitor.

==> Le tue comunicazioni cartacee sarebbero in grado di “entrare nella mente” dei tuoi clienti ed andare ad occupare la posizione che hai scelto (per questo punto ripassare le slide “Trasforma il tuo hotel il brand”).

==> Il tuo blog diventerebbe una vera e propria fonte di intrattenimento intelligente e i tuoi articoli creerebbero la stessa dipendenza che tu stesso hai per la tua serie TV preferita (o telenevola se sei un pò più grandicello).

==> I tuoi profili social diventerebbero VERI strumenti di vendita, non laboratorio sperimentale per creativi mancati.

==> Le tue email “uno a uno” avrebbero il potere di far scattare i tuoi clienti, mentre ti scrivono dall’Ipad svaccati sul divano, per recuperare la carta di credito (o l’iban) per paura di perdersi l’ultima camera disponibile.

==> Inoltre i tuoi annunci di lavoro diventerebbero autentiche CALAMITE PER TALENTI, in grado di attirare i migliori professionisti del settore dai 4 angoli della penisola.

Bello eh?

Peccato che, a questo punto della storia, come al solito, mi tocca fare il guasta-feste.

La pozione magica NON ESISTE (Perlomeno non cosi, “pronta all’uso”).

Lo so che dopo il corso ormai abbiamo alzato le aspettative, ma davvero a questo punto ancora non ci sono arrivato.

In compenso posso rivelarti l’unico segreto che conosco per sviluppare un SUPER-POTERE:

Studiare, provare, sbagliare, correggere, studiare ancora, provare ancora, sbagliare ancora, correggere di nuovo, migliorare.

Un passo alla volta, fino in cima alla montagna.

Eh già, purtroppo è questa l’unica strada.

Non esistono scorciatoie.

Preferivi la pozione, vero?

Ti capisco, ma in compenso ho anche una buona notizia…

Farò io il lavoro sporco per te.

Ho deciso che nei prossimi 12 mesi il copywriting diventerà la mia missione e ho già iniziato a studiare tutto quello che mi capita sotto tiro per alzare il mio livello fino al giorno in cui mi sentirò abbastanza bravo per insegnarti quello che ho imparato.

Ovviamente non posso farcela da solo.

Per questo ho già contattato e sto corteggiando alcuni dei MIGLIORI maestri su piazza.

Che per inciso non sono quei ragazzetti brufolosi che cercano di venderti il loro infoprodottino da 39 €…

Ripeto: studierò con I MIGLIORI SU PIAZZA.

Niente di meno.

Anzi, a dirla tutta, uno di loro è già sul nostro gruppo che ci osserva sotto mentite spoglie…

Adesso scommetto che vuoi sapere cosa devi fare per avere la tua dose di pozione magica al netto delle rotture di palle “studia, prova, sbaglia, correggi, migliora, ecc, ecc, ecc, …”, giusto?

Semplice, ti basta iscriverti al prossimo corso Albergatore Pro!


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E se per colpa di un colore stessi perdendo soldi ogni giorno?

Google sta sperimentando un cambiamento di colore, alcuni utenti scelti per il test stanno infatti vedendo i link di colore nero anzichè del solito blu.

Ancora non sono ufficiali i dati, nè sappiamo se sarà una modifica certa, ma per farti un esempio, nel 2009 Google ha testato ben 41 (QUARANTUNO) gradazioni di blu differenti prima di scegliere quello attuale.

Risultato?

200 milioni di dollari in più in quell’anno, semplicemente perchè il blu prescelto “attirava” più click degli altri.

Ora, hai mai analizzato a fondo il tuo sito?

Perchè anche una modifica apparentemente insignificante, come un colore o un’immagine, potrebbe avere risvolti sorprendenti.

Ti consiglio, anzi, ti ordino di fare 2 cose:1. Cerca in rete i 3-4 siti che ti invogliano di più a cliccare/comprare/prenotare, guardali bene in lungo e in largo, analizza testi, colori e immagini.

Sì, lo so che hai già pagato chi ti ha fatto il sito, ma nella maggior parte dei casi viene data precedenza al bello anziché all’efficace, quindi è meglio accertarsene in prima persona.

Di sicuro hai più interesse tu nel farlo di qualsiasi altro webmaster che fa 20 siti al mese.

Adesso ritorna al tuo sito, ti sembrerà diverso dal solito, cerca di capire cosa gli manca e cosa andrebbe modificato per essere come quelli che hai appena visto.

2. Siediti di fianco ad una persona che non ha mai visto il tuo sito, meglio se poco avvezza ai computer, faglielo visitare e osserva come si comporta, cosa nota di più e quali sono le difficoltà che incontra, ti accorgerai di un sacco di dettagli a cui non hai mai dato importanza, ma che invece fanno la differenza.

Bene, adesso che hai condotto queste due ricerche, chiama subito il tuo webmaster e fatti fare IMMEDIATAMENTE tutte le modifiche che hai scoperto.

Magari non farai 200 milioni in più quest’anno, ma anche fossero 2.000 € non sarebbero niente male, vero?

Sei proprio sicuro che il tuo sito sia già perfetto, o qualche dubbio te l’ho fatto venire?


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