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Chiara Ferragni una di noi

Leggi questo post che “apparentemente” non c’entra niente con noi.

Leggi attentamente perché, in realtà, racchiude perfettamente la filosofia che c’è dietro ad Albergatore Pro.

Infatti, devi sapere che una delle prime cose che ho dovuto prima affrontare e poi combattere, quando ho inaugurato Hotel Training Blog nel 2013, è proprio la questione mentalità.

Perché la maggior parte degli albergatori italiani là fuori, vive di provincialismo e di invidia.

Provano “simpatia” per i nuovi colleghi, solo fino a quando “non disturbano”.

Appena si sviluppano, crescono e iniziano a competere, si scatena l’inferno.

“Rovinano il mercato”
“Hanno i dipendenti in nero”
“In realtà la società ci rimette ed è il titolare che ci mette i soldi ogni anno per andare a pari”
“Si fanno le recensioni da soli”

E chi più ne ha, più ne metta…

Per farvi capire quanto è grave la situazione, ti dico solo che esistono destinazioni turistiche, anche famose, che basano il proprio “progresso” esclusivamente sull’INVIDIA.

Nel senso che gli imprenditori locali investono, studiano e in generale si muovono, SOLO in funzione di quello che fanno i vicini.

Dal sito alla piscina, dalle camere ai corsi di formazione, è una tutta una gara a “chi ce l’ha più lungo”.

E in questi casi c’è da sperare che chi si muove per primo, (opinion leader come dicono quelli bravi o “capissone” come si dice dalle mie parti) capisca davvero qualcosa.

Perché altrimenti tutti gli altri vanno a schiantarsi nel fosso con lui (ti assicuro che succede).

Ora, noi qui facciamo “un gioco” diverso.

Ci guardiamo intorno, cerchiamo le eccellenze, le studiamo e le celebriamo.

E, se possibile, cerchiamo di adattare ciò che ha portato al successo un hotel, ad altri hotel.

Perché solo cosi si fa crescere il sistema.

E se il sistema cresce, vinciamo tutti.

Chiariamoci: se sei qui, al 99% non hai questo genere di problemi.

Lo dice già la scelta che hai fatto.

Se invece in fondo in fondo sei ancora lì che speri in un bel controllo della finanza o dell’AUSL all’hotel che domina in città, quella è la porta.

Tanto parliamo due lingue diverse e non ci capiremmo MAI comunque.

In questo momento una ragazza italiana di soli 29 anni sta tenendo una lezione ad Harvard, una delle più importanti università del mondo, 380 anni di storia e il luogo dove hanno studiato 8 presidenti degli Stati Uniti (l’ultimo è Obama) qualche premio Nobel tra cui quello per la pace di Ellen Johnson.
Dovrebbe essere un vanto per l’Italia, ma non lo è.
E come al solito usiamo il nostro tempo per essere mediocri.
Invece di celebrarla, la critichiamo. Anzi la insultiamo.
Primo problema
La ragazza è di Cremona, ha studiato alla Bocconi ma non si è mai laureata.
Del resto neanche Steve Jobs, Zuckerberg e Bill Gates l’hanno presa la laurea … anzi gli ultimi due proprio ad Harvard ci hanno provato… però non conta sai perché? perché abitano negli Stati Uniti e in quel paese quello che sai fare e hai fatto conta più della laurea.
In Italia no.
Secondo problema
La ragazza è carina, faceva la modella ed ecco che parte subito lo stereotipo bella e stupida.
Ci piace troppo insultare e prendere in giro la gente famosa.
Se poi sono belle e sceme, godiamo.
Terzo problema
La sua azienda fattura 8 milioni di $ e ha 24 dipendenti, ma non è un’azienda “tradizionale”.
Nel 2009 a 22 anni apre il suo blog di moda (ringrazio la mia amica Paola Moretti Makì che nell’estate 2010 in Kenia mi fece conoscere THE BLONDE SALAD). Poteva essere uno dei tanti, ma è diventato uno dei migliori al mondo.
Ha 8 milioni di follower e Forbes l’ha inserita tra gli under 30 più influenti del pianeta.
Ma questo non basta. Bisogna insultarla.
Quarto problema
Parla di moda e quindi di cose frivole, cambia vestito e borsa ogni 2 ore (ricevendone in omaggio 1 all’ora) fa la bella vita, alberghi fighi e ristoranti alla moda, vive a Los Angeles e prende più aerei lei in 6 mesi di quelli che noi prenderemmo in vent’anni. E’ global ambassador di Pantene, testimonial di Amazon moda, di Yamamay, Hogan, Guess e posa nuda in copertina per Vanity Fair.
Trasformiamo la nostra invidia in accusa di superficialità.
Gli argomenti più gettonati sono:
“in realtà fa tutto il suo ex fidanzato”
“viene da una famiglia benestante”
“non fa un vero lavoro”
“non ha fatto sacrifici”
“la moda è una cazzata”
“ma non pensi alla gente che non arriva a fine mese”
“è diventata ricca senza saper fare niente”
Chiara Ferragni, quella con il “cane col papillon di Vuitton e un collare con più glitter di una giacca di Elton John”.
Da quando si è sparsa la voce della sua lezione ad Harvard in rete è stata tutto un indignarsi, uno scandalizzarsi.
Come se le avessero affidato una cattedra di fisica nucleare.
In America i suoi coetanei le scrivono “brava, ce l’hai fatta, ci provo anche io”.
In Italia no.
Perché, come dice Saviano, in Italia tutti vogliono veder cadere tutti. Per sentirsi meglio. Perché se tu fallisci io mi sento migliore.
“Vedi non sono io che sono incapace, è quello lì che ha avuto successo che è una schifezza”.
Sull’invidia nessuno può costruire il proprio futuro.
L’invidia è la religione dei mediocri.
Se è così facile. Provateci voi.
P.S. Già 2 anni fa Chiara Ferragni è stata ad Harvard e già 2 anni fa venne riempita di insulti per questa foto con il libro al contrario.
Gli haters sapientoni partirono a razzo con i commenti sarcastici, senza neanche fare una ricerca su Google, accusandola di avere il libro in mano al contrario per via del codice a barre in copertina in alto e che pertanto non meritava di stare nella biblioteca della più prestigiosa università del mondo.
Peccato che i geni non sapessero che ad Harvard tutti i libri sono etichettati così.

Post di Luigi Caterino – Dolce Vita Food


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Perché tutti mi considerano un esperto di marketing anche se mi occupo di software gestionali?

È domenica, ho un po’ di tempo a disposizione e colgo l’occasione per affrontare una questione personale che penso possa essere interessante per tutti.

Premessa.

Se sei sul gruppo Albergatore Pro, sai benissimo quanto io mi spenda sul tema marketing e come lo consideri l’asse portante di ogni hotel di qualsiasi livello e tipologia.

A riprova di ciò, quando l’altra sera ho chiesto “che argomento volete che tratti nella diretta di lunedì”, il voto è stato praticamente unanime.

Il brand.

E così facendo mi avete aiutato a capire che “Gian Marco significa marketing” nella testa dei miei studenti albergatori.

Detto questo, da 10 anni mi occupo anche di software gestionali per l’hotel.

E a questo punto, siccome sei un tipo sveglio, mi aspetto la tua obiezione spontanea:

“Ma come Gian Marco, ci rompi sempre le palle sull’importanza della focalizzazione e tu per primo ti occupi di due cose diverse?”

Ti ringrazio per la domanda.

Per rispondere, come spesso capita, devo prima disinstallare un vecchio luogo comune riguardo al marketing.

Esperto di marketing = genio creativo.

Nein, no, niet. Tutto sbagliato.

In realtà, chiunque capisca davvero qualcosa in materia, ti direbbe che le cose NON funzionano cosi.

Anzi, se dovessi indicare una singola competenza che deve avere un esperto di marketing, è…

La matematica.

Proprio cosi. Al netto degli unici 7-8 libri che devi studiare all’infinito fino a saperli a memoria, nel marketing l’unica cosa che conta sono I NUMERI.

Più precisamente, i numeri del tuo business:

  • Produzione
  • Fatturato
  • Retta media
  • Revpar
  • Lifetime value
  • Costi di intermediazione
  • ect, ect, ect…

Senza è letteralmente impossibile lavorare.

A cosa servono questi numeri?

– Servono PRIMA per capire dove intervenire
– Servono DOPO per capire se le strategie impostate sono state efficaci.

E sai perchè?

Perchè il marketing non si misura in visibilità, visite, like, condivisioni e commenti.

Molto più semplicemente, e mi dispiace per i bocconiani, il marketing va trattato come un venditore.

Niente di più, niente di meno.

E sai come si misura un venditore?!

Un venditore su misura in €.

Quindi, tu puoi passare tutte le ore che vuoi sui libri a studiare la storia della disciplina, le leggi, le regole e le eccezioni.

Ed è una cosa che io per primo faccio e ti consiglio sinceramente.

Ma, “alla fine della fiera”, conta solo UNA COSA per capire sei sei sulla strada giusta.

Che risultati ha prodotto la tua strategia?

– Ha generato nuovi clienti?
– Ha aumentato la spesa media?
– Ha portato i tuoi clienti ad acquistare più volte nel tempo?

Ora concedimi un’ultima domanda:

dove pensi di trovare questi numeri? Dal tuo commercialista?

No my friend, li trovi sul tuo software gestionale.

E se nel 2017 NON hai un gestionale, o il tuo gestionale è una “calcolatrice evoluta”, buono solo per fare conti e schedine, hai un grosso problema.

NON PUOI fare marketing.

E da esperto di marketing è mio dovere dirtelo, esattamente come il tuo medico, quando stai male, ti fa fare le analisi:

– PRIMA per capire come curarti.
– DOPO per capire se la cura ha funzionato.


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Non solo i clienti si meritano la migliore accoglienza

Dato che 6 comandamenti su 10 del “Titolare perfetto” riguardano i collaboratori, rilancio con questa foto che immortala il modo in cui vengono accolti il primo giorno di lavoro i nuovi assunti in un’azienda americana.

I primi momenti in una nuova realtà sono fondamentali per far iniziare nel migliore dei modi un nuovo collaboratore, purtroppo però, vengono spesso lasciati in balia degli eventi, per la mancanza di tempo (“Scusami ma adesso non riesco a seguirti, intanto puoi nomecosanoninerenteallamansionepercuièstatoassunto”) o per la scarsa voglia da parte dei colleghi di coinvolgerlo (“Non vorrà mica portarmi via il lavoro!?”).

E se i primi giorni sono disastrosi, l’euforia del nuovo lavoro se ne va e anche il miglior profilo scapperà a gambe levate dal tuo hotel!

I due dogmi rimangono sempre: allontanare gli “scollaboratori” e formare al meglio i “campioni”, ma intanto, chi ben comincia è già a metà dell’opera, non dici?

Sentirsi accettati e coinvolti sin dal primo giorno, non può che far crescere l’ “attaccamento alla maglia” dei nuovi dipendenti, che non potranno far altro che ricambiare dando il 100% per continuare a sentirsi importanti e cercare di far crescere il valore dell’azienda.


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Giovani campioni

Questa sera vorrei condividere con te la storia di Marco Viola.

Marco ha 20 anni e con il padre gestisce due residence ad Andalo.

Il padre è uno della “vecchia guardia”, un tipo concreto che le persone preferisce incontrarle di persona invece che su internet.

Fatto sta che Marco sente parlare del nostro gruppo in un podcast e decide di iscriversi.

Inizialmente viene rimbalzato perché ha un’immagine del profilo “di fantasia”.

E dovete sapere che se Daniele Sarti è in giornata-no, applica il regolamento abbastanza alla lettera.

Ma Marco non si da per vinto, mi chiede l’amicizia, mi spiega chi è e perché vuole iscriversi al gruppo.

Daniele lo sblocca, lo accettiamo.

Proprio in quei giorni stiamo promuovendo gli ultimi biglietti per il primo evento Albergatore Pro.

Marco non ci pensa due volte, si iscrive.

Pensa che forse il padre non sarebbe d’accordo a partecipare ad un corso di due tizi conosciuti on-line, ma lui non ha tempo per convincerlo.

Ha troppa voglia di crescere imparare e fare la differenza.

Viene lo stesso.

Si fa 400 km in macchina e si presenta puntuale come un orologio sui banchi di scuola.

Oggi Marco è il più giovane Albergatore Pro d’Italia.

E ieri quando ha letto che sarei venuto ad Andalo mi ha scritto per incontrarmi e scambiare due chiacchiere sulla sua e sulla nostra attività.

Per me Marco è un mito e se gli altri ventenni valgono la metà di lui, l’Italia (del turismo) ha un grande futuro davanti a se.

P.s. Quando provate a raccontarvi delle scuse per non partecipare, non studiare, non applicare, pensate a Marco.


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Colmare il gap digitale

Diverse volte sul gruppo e ai vari corsi ci confrontiamo con colleghi e amici albergatori su questo famoso “gap digitale”.

Cioè sui limiti tecnologici che impediscono all’Italia del turismo di competere alla pari con altre nazioni leader nel mercato mondiale.

In questi 10 anni ne ho viste di tutti i colori.

Hotel che vanno a “carta e penna” (più di quelli che pensi), hotel senza booking engine, hotel mezzi vuoti che non vanno sulle OTA per paura delle commissioni, hotel senza un CRM (tantissimi).

Per quanto mi riguarda credo che, invece di aspettarsi improbabili investimenti “governativi”, la rivoluzione bisogna farla “dal basso”, partendo dal singolo imprenditore.

E da 10 anni a questa parte, ogni giorno, continuo a dare il mio contributo alla causa portando avanti la mia personalissima crociata tecnologica.

Da Courmayeur a Taormina.

Da Andalo a Tropea.

Non c è regione d’Italia dove non ho scagliato una pietra contro l’arretratezza, a favore dello sviluppo digitale.

E non ho nessuna intenzione di fermarmi.

Perché sono fortemente convinto che marketing e tecnologia sono i due pilastri su cui investire per fare dell‘Italia il monumento turistico mondiale, che tutti insieme dobbiamo ambire a costruire.

P.s. Ieri anche Rossella Zucchelli e Paolo del Dolce Avita Resort hanno fatto “il grande passo” scegliendo un software all-in-one con gestionale, booking engine, channel manager e CRM.

“Il futuro dipende dalle scelte che facciamo nel presente”


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Hotel, Instagram & marketing d'affiliazione

Premessa: se hai acquistato InstaHotel Pro, leggi attentamente il post FINO IN FONDO.

Da qualche tempo ho un’idea che mi frulla in testa ma, per motivi di tempo e gestione delle priorità, non l’avevo ancora messa nero su bianco.

Cosi, prima che il sole malese mi frigga anche gli ultimi neuroni, ho deciso di condividerla ora.

Uno dei business in maggiore crescita nell’universo on-line è il marketing d’affiliazione.

Che, per capirci, è un sistema in base al quale le persone guadagnano vendendo on-line prodotti di terzi.

Spiego meglio con alcuni esempi:

Ti sei mai chiesto di cosa vivono i blogger di viaggi?

Semplice, quando mettono link a voli, hotel ed escursioni, guadagnano provvigioni ogni volta che un utente PRENOTA dal loro link (Booking e Expedia ne hanno a migliaia a libro paga).

La stessa cosa succede a chi recensisce libri e film, Amazon paga loro provvigioni in seguito ad ogni acquisto dai loro link.

E le modelle che promuovono integratori e cosmetici? Stessa cosa.

Idem per gli sportivi “minori” con i brand di cui sono testimonial.

O per gli influencer che promuovono accessori in target per le loro nicchie.

E questi sono solo esempi.

Perché i soldi veri sono altrove.

Ti basti pensare che ogni anno a Las Vegas, si tiene “The Affiliate Marketing Forum” dove può partecipare, su invito, solo chi dimostra di aver generato un fatturato di almeno MILLE euro AL GIORNO con marketing d’affiliazione.

E considera che quest’anno una ventina di italiani hanno partecipato grazie alle provvigioni fatturate a società che distribuiscono hosting, autorisponditori (Mailchimp, Getresponse), temi per WordPress e, soprattutto, game-app come Candy Crash.

Se stai cercando di immaginarti questi personaggi, ti do una mano io.

Ragazzetti brufolosi che guadagnano centinaia di migliaia di euro l’anno e passano le giornate davanti al computer per realizzare banner e landing page alla ricerca dello strumento che converte di più per vendere on-line giochini per l’Iphone.

In pratica il “nuovo” scenario è questo:

se non sei Di Caprio, Cristiano Ronaldo o (in piccolo) Belen, che vendono A PRESCINDERE, oggi il classico testimonial è stato sostituito dall’influncer che viene pagato A PROVVIGIONI, esattamente come un venditore.

Ti stai chiedendo cosa c’entra tutto questo con il tuo hotel??

Calma, sto arrivando.

Si da il caso che sul Albergatore Pro diamo ospitalità ad una delle persone che “tirano i fili” del nostro social network preferito: Instagram.

Trattasi niente poco di meno che di Ilaria Barbotti, esperta (VERA) di web marketing e presidentessa di Instagramers Italia, la più grande community italiana per i fan del social per foto e video.

Per farla corta, quando dico esperta VERA, intendo che ha come clienti Samsung e Coca-cola.

E mi fermo qui.

Tutto questa fa di lei un autentica “cintura nera” di pubbliche relazioni relative ad Instagram.

Qualcuno ha sbancato di recente?

Lei lo sa.

C’é un tipo che ha fatto il botto pubblicando solo video dell’Algeria o foto di bottiglie per bottiglierie che vogliono promuoversi on-line?

Al 99% ci é andata a pranzo.

E il bello è che con il turismo le viene ancora più facile dato che ha seguito personalmente lo sviluppo on-line di alcune destinazioni italiane e NON.

Ora già ci stiamo avvicinando di più al nostro pane, giusto?

Usiamo insieme l’immaginazione?

Mettiamo che fai le statistiche di Google Analytics e viene fuori che hai parecchie visite da (paesi a caso):

– Norvegia
– Finlandia
– Polonia

Molte visite ma POCHE prenotazioni.

Come fai a monetizzare la domanda?

Ecco la mia idea.

Chiamiamo l’Ilaria, le chiediamo chi “fa muovere le persone” in questo momento su Instagram in quel paese e lo contattiamo.

Paghiamo le spese al tizio, lui viene giù, si fa due (mila) foto e dice ai suoi fan che l’hotel XXX è una figata.

Fermi tutti, già lo so cosa stai pensando:

“Si ma poi se il tipo non porta niente si é scroccato il soggiorno e io ho buttato i miei soldi.”

Chiaro, infatti se NON hai un migliaio di euro per fare un test di marketing, NON sei in target per il test.

Si chiama TEST apposta, perché non l’ha MAI fatto nessuno e non conosciamo i risultati in anticipo.

In compenso ho avuto un’altra idea.

Facciamo che diamo al nostro amico influencer un codice sconto per il booking engine e gli riconosciamo una % (5?) per ogni prenotazione effettuata con il suo codice.

Perché le persone dovrebbero dargli retta e prenotare?

1. Perché è un influencer, cioè uno che ha seguito e influenza sui suoi seguaci. E se ce lo manda l’Ilaria c’é da crederci.

2. Perché riconosceremo uno sconto anche a chi prenota con quel codice (5%?) e la somma di 5 (provvigioni) e 5 (sconto cliente) fa 10, sempre meno di booking.

E a questo punto, se la cosa funziona, lui sarà interessato QUANTO TE a continuare a promuovere nel tempo il tuo hotel.

E ovviamente la stessa cosa vale anche per chi non ha dati di Google Analytics a supporto ma semplicemente l’intenzione di diversificare gli investimenti su paesi dove le agenzie “old-school” faticano sempre di più.

Ora, quanto ti ho appena presentato é assolutamente diffuso, efficace e MISURABILE in tantissimi altri settori.

Ma è anche una strategia ancora completamente inesplorata (in Italia di sicuro) nel turismo.

E siccome a me e Daniele piace fare le cose PER PRIMI, abbiamo deciso di buttarci.

Accettiamo candidature da tutti gli Studenti di InstaHotel Pro.

Ti basta scrivere “mi candido” sotto questo post.

Noi sceglieremo 3 tra quelli più funzionali.

Requisti:

– L’hotel deve avere un booking engine che gestisca i codici sconto (condicio sine qua no).

– Ovviamente più il contesto è “da foto”, più l’hotel è figo, meglio è.

– A parità di requisiti, i numeri saranno una discriminante perché vogliamo una case history attendibile. Per questo motivo, 100 camere sono meglio di 6. Ma tu candidati comunque, poi vediamo.

Bene, per il momento è tutto.

Ripeto: si tratta di un test, non c’é storico, non c’é certezza.

C’è solo un ENORME territorio inesplorato che aspetta gli avventurieri più impavidi.

E come sempre, “chi non risica non rosica”.

O se preferite dirla come gli Yankees:

“Only the brave.”


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La piramide dei prezzi

Premesse

1 – L’analisi che segue nasce dalla raccolta dati su un campione di oltre MILLE hotel in destinazioni tra mare, montagna e città d’arte. E in generale vale per quasi tutte le destinazioni turistiche al netto di quelle esclusivamente business (ad esempio Varese, Cesena e Castelfidardo).

Ripeto: NON si tratta di un’ opinione personale o di un intuizione.

2 – Si tratta di un REGALO che ho deciso di fare a tutti nonostante l’analisi sia parte della consulenza che normalmente faccio a pagamento, ai miei studenti privati.

Ciò non di meno, ogni domanda è benvenuta e farò il possibile per aiutarti a chiarire eventuali dubbi.

E ora veniamo a noi.

Uno dei momenti chiave della strategia di revenue é l’elaborazione della tariffazione di partenza.

Cioè il momento in cui si vanno a scegliere i prezzi per le date future in base a una serie di dati storici e non:

– Invenduto
– % di occupazione
– Retta media
– Revpar
– Calendario festività ed eventi
– Booking window (anticipo di prenotazione)
– Distanza attiva alla data (tempo necessario per organizzare la partenza)
– Meteo
– Ecc…

Ora, non sempre gli hotel dispongono di tutti questi dati. Vuoi per mancanza di un software gestionale manageriale, per imperizia dello staff, vuoi perché si tratta di nuove aperture o perché una ristrutturazione ha modificato significativamente il target dell’hotel inficiando il valore dei dati disponibili.

In questo caso occorre conoscere i principi generali che, uniti ad esperienza e sensibilità di chi “fa le tariffe” possono sopperire alle zone d’ombra per consentire di creare una struttura di base.

E qui ci viene in aiuto la piramide dei prezzi.

Che è un mio schema brevettato


Infatti, in anni di esperienza ed analisi dei dati ho constatato che esistono dei pattern (comportamenti ricorrenti) che si ripresentano in maniera sistematica riguardo a domanda e retta media in riferimento ai giorni cardinali.

Semplificando possiamo considerare lo schema come una piramide rovesciata suddivisa in 4 fasce:

– in cima c è la fascia più larga determinata dalla notte di sabato che corrisponde anche alla retta media più alta;
al secondo gradino troviamo il venerdì dove la domanda è ancora importante ma più sensibile al prezzo (+ basso);
poi troviamo la fascia midweek (lunedi-giovedi) dove, salvo qualche oscillazione, la domanda è relativamente omogenea e più bassa rispetto al week end. In questa fascia si collocano i clienti business e i clienti leisure che NON hanno obblighi d’ufficio (una volta imprenditori e pensionati, oggi target in crescita e molto interessante grazie alla costante crescita dei nomadi digitali);
– in ultima fascia la domenica, dove la domanda è più bassa anche e nonostante una retta media nettamente inferiore agli altri segmenti.

Al netto quindi di eventi aziendali, ponti, festività fiere e meteo, seguendo questo schema è possibile limitare notevolmente gli errori anche in condizioni di scarsa conoscenza del territorio e della domanda dell’hotel in questione.

Altro spunto interessante è dato dal fatto che, analizzando la tua occupazione su base giornaliera, ottieni un’attendibile cartina tornasole dello stato di salute del tuo hotel:

– Riempi solo il sabato? Bella forza.
– Lavori bene anche dal venerdì? Bene ma non benissimo.
– Occupazione omogenea anche durante la settimana? Ottima reputazione e gestione delle tariffe.
– Sei al completo la domenica? Complimenti, hai creato un brand!


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Sei tu il responsabile della tua città

Un conto è dire le cose, un conto è vederne la diretta conseguenza.

Quando diciamo che devi conoscere il tuo territorio, lo diciamo proprio perchè devi essere informato sugli eventi della tua zona, che a tutti gli effetti sono un tuo mercato e ti portano clienti GRATIS.

“Eh ma è il comune che li deve sapere, o almeno informarci!”

Teoricamente sì, ma dall’alba dei tempi, chi fa da se, fa per tre, quindi cerca di essere SEMPRE informato attraverso più canali (siti istituzionali, enti locali, associazioni di quartiere, colleghi, amici e parenti).

Altrimenti cosa succede?

Succede che arriva un cliente per un evento e nessuno sa niente, “nemmeno l’albergatore”.

Ora, in scala la colpa è:
– della persona che arriva a destinazione senza informarsi debitamente;
– del comune, che pur organizzando l’evento, non sa nulla;
– dell’albergatore, che non sa cosa succede nella propria città.

Ma alla fine della fiera, chi ci rimette veramente?

Ecco, appunto.


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Nel mercato vince chi può permettersi di pagare di più per un cliente

Premessa semplice e brutale: i clienti SI COMPRANO.

È cosi, fattene una ragione.

Che li compri pagando commissioni alle OTA, un canone a chi ti fornisce il booking engine o al portale locale sul quale fai pubblicità, il concetto non cambia.

Fa molta attenzione a questo passaggio perchè è il classico "game-changer", cioè una singola cosa che cambia tutto lo scenario.

Perche sposta il focus da:

"Quanto devo spendere in marketing?"

a

"Quanto posso spendere in marketing?"

Si perché una volta capito che pagando di più ottieni più clienti, investire in marketing sarà il tuo miglior interesse.

Il problema a questo punto è che, ovviamente, non puoi spendere a caso.

Quindi, per arrivare al risultato, devi metterti nella condizione di poter rispondere ad alcune domande fondamentali:

  • Qual è esattamente la spesa media di un mio cliente?
  • Quante volte torna in media nella mia struttura durante il suo ciclo di vita come mio cliente?
  • Qual è la spesa media complessiva di un cliente durante il ciclo di vita come cliente?

Facciamo un esempio semplice?

Mettiamo che un tuo cliente medio faccia un soggiorno di una settimana e spenda complessivamente 2.000 €.

Mettiamo che un tuo cliente abituale torni in media 8 volte nella tua struttura.

Mediamente un tuo abituale cliente ti lascia 16.000 €.

Se sei bravo a fidelizzarlo vedrai che i numeri possono essere anche più alti.

Mettiamo che i margini su questi 16k siano 5k.

Quanto saresti disposto a spendere per un cliente del genere?

Si perché con un sistema di vendita semi-automatico, puoi impostare un meccanismo per il quale, una volta acquisito il cliente, lo inserisci in un percorso di marketing che lo porta a ripetere acquisti in maniera spontanea nel corso del tempo.

E quel punto anche se ti costasse 4k acquisirlo, sarebbe comunque un investimento SICURO replicabile all'INFINITO.

Ti sei mai chiesto come fanno alcuni albergatori a riempire 7 alberghi mentre altri restano mezzi vuoti con un 20 camere a Firenze?

Ti sei mai chiesto perché alcuni gestori vengono costantemente finanziati dalle banche e altri, proprietari dei muri, non ottengono nemmeno i soldi per una ristrutturazione ordinaria?

La differenza sta tutta nella conoscenza DEI NUMERI.

Se vuoi sapere quali sono i numeri che contano DAVVERO nel tuo marketing, te lo spieghiamo al prossimo corso Albergatore Pro.

Se vuoi misurare in maniera scientifica i numeri del TUO hotel, ti serve un software gestionale professionale.

In entrambi i casi, fammi un fischio.

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