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Perchè chi non conosce il marketing non potrà mai essere un buon copy e perchè l'assessorato al turismo di Rimini dovrebbe ringraziare questa agenzia di Mestre

Da qualche ora sta circolando in rete questa immagine che ha suscitato aspri dibattiti tra addetti ai lavori, “esperti” di marketing e albergatori romagnoli “indignati”.

In pratica un agenzia viaggi di Mestre, ha creato un annuncio pubblicitario dove appare il seguente messaggio:

“Le Baleari allo stesso prezzi di Rimini”.

“Prenota la vacanza con tre mesi d’anticipo e goditi le Baleari invece di Rimini”.

I commenti che ne sono seguiti sono tra i più disparati:

“Io fossi l’assessore al Turismo di Rimini mi incazzerei come una iena”.

oppure

“implicitamente dicono anche che le Baleari sono meglio di Rimini…Ma non lo scrivono per cui legalmente non vedo niente che vada oltre il cattivo gusto”.

Oltre a discussioni varie sul fatto che l’annuncio sia legalmente corretto (per via della pubblicità comparativa) o più o meno di cattivo gusto.

Ora, io NON sono un legale.

Quindi dall’aspetto normativo mi tengo bene alla larga perché non ne so assolutamente NIENTE.

Quello che invece SO PER CERTO, è che ai potenziali clienti dell’aspetto legale non frega niente.

ZERO.

E se ne fregano anche del discorso buon gusto (che è puramente soggettivo anche se in questo caso mi pare che “oggettivamente” non ci sia davvero di che scandalizzarsi).

Il punto è che questo è semplicemente un tentativo grottesco di “rubare” clienti a Rimini spostandoli altrove tramite un’offerta.

Ora, niente da dire sull’intento, ci mancherebbe.

Attirare i clienti che normalmente comprano da un competitor verso la propria azienda è semplicemente quello che il marketing serve a fare.

Il punto è che nel marketing esistono delle REGOLE.

E non sto parlando di regole scritte sul codice civile, ma di regole che si basano sui PRINCIPI della materia.

E queste regole bisogna CONOSCERLE.

E per fare un annuncio del genere bisogna conoscere almeno LE BASI.

Vediamo quali regole sono state violate?

1) Meglio essere primi che i migliori.

Sviluppo: molto probabilmente Rimini NON è la migliore destinazione di mare possibile.

Se parliamo di prodotto, Le Maldive, La Sardegna, il Salento e anche le Baleari hanno decisamente qualcosa in più dal punto di vista naturale.

Ma

Rimini è sicuramente e INDISCUTIBILMENTE PRIMA NELLA MENTE degli Italiani per il concetto “vacanze di mare”.

E non lo dico io.

lo dicono le classifiche dei Metamotori che, DA ANNI, la vedono in cima alla lista, per le ricerche sulle vacanze estive di almeno una settimana.

Ergo, se decidi di attaccare il LEADER di categoria devi come minimo posizionarti attaccando un punto debole (ad esempio il mare).

Se invece ti limiti come in questo caso a citare il leader e offrire come “vantaggio” lo stesso prezzo, non fai altro che RAFFORZARE nella mente delle persone il fatto che quello è il BRAND Leader.

Faccio un esempio per farla più semplice.

Hai presente quando vedete al supermercato l’offerta della cola sfigata di turno ?

Ecco, tolto un 2-3% della popolazione che risponde allo stimolo del prezzo, tutti gli altri semplicemente si ricordano che devono comprare la Coca Cola e passano oltre per andarsela a prendere.

Ecco.

Considerate che in questo caso non c’è nemmeno lo stimolo del prezzo più basso…

2) Il marketing NON è una battaglia di prodotti. E’ una battaglia di percezioni.

Che si gioca tra i brand, aggiungo io.

Ora, piaccia o no, Rimini è un brand.

Le “Baleari” invece sono un arcipelago spagnolo.

Ibiza è un brand.

Formentera è un brand.

Ma il 50% degli Italiani (e sono ottimista) non sanno nemmeno che Ibiza e Formentera sono nelle Baleari.

Quindi anche qui battaglia impari basata su un paragone senza senso..

3) Conoscenza del Target.

La maggior parte delle persone che scelgono Rimini, la scelgono anche e soprattutto, perché Rimini è associata a diversi attributi fondamentali tra i quali:

SICUREZZA: salvataggi ogni 150 metri, fondali che si abbassano gradualmente e sono l’ideale per chi vuole imparare a nuotare, servizi ospedalieri di primordine.

COMODITÀ: Rimini è raggiungibile con poche ore d’auto da quasi tutta Italia.

Quindi, anche chi sarebbe allettato da farsi un bel selfie di fronte al mare cristallino delle Baleari (sempre che sappia che c’è) deve comunque fare i conti con la SUOCERA.

Sì, proprio così.

Perché chi è esperto di marketing DEVE sapere che ogni decisione d’acquisto è presa in termini RELAZIONALI.

E ognuno di noi, consapevolmente o inconsapevolmente, si trova a ragionare sull’impatto che la decisione che prende avrà sulla propria famiglia e cerchia di affetti.

Cosa intendo dire?

Che Rimini è specializzata nell’accoglienza di bambini MOLTO piccoli (con offerte e servizi dedicati).

E, per quanto il mondo sta cambiando, la globalizzazione ecc…, c’è un luogo comune molto forte da contrastare:

“BAMBINI PICCOLI = NO AEREO”

E per quanto in questo gruppo siamo albergatori, viaggiatori e cittadini del mondo, alla suocera 60enne dell’operaio di Agrate Brianza, non FREGA NIENTE della globalizzazione.

Per lei “i bambini piccoli NON DEVONO prendere l’aereo”.

E questo, che piaccia o no, che lo consideriate o no, è assolutamente uno dei fattori che influenza il processo decisionale del potenziale cliente di Rimini (e se lo conoscete potete tranquillamente sfruttarlo a vostro vantaggio in trattativa).

Ora, dirai tu, questa offerta è indirizzata a un target diverso dalle famiglie con bambini piccoli.

Ah si? E quale?

Quale target dovrebbe rispondere a un copy neutro, senza nessun elemento di interesse, senza nessun vantaggio se non quello di “costare come il Leader”?

Lasciate che vi dica una cosa.

Questo annuncio non solo NON ha alcun senso dal punto di vista marketing.

E’ addirittura un AUTOGOL.

E se io fossi l’assessore al turismo di Rimini spererei che abbia la maggior visibilità possibile perché, di fatto, sta facendo pubblicità GRATUITA alla mia destinazione.

Promemoria per il vostro hotel: se vuoi fare un marketing orientato alla concorrenza, non basta nominarla questa concorrenza.

Devi fare un’analisi chirurgica del target a cui rivolgete la vostra offerta e chiarire, in maniera INEQUIVOCABILE, qual è il vantaggio che il potenziale cliente avrebbe nel prenotare da voi PIUTTOSTO CHE prenotare da un vostro competitor.

Poi ci mettete una bella chiamata all’azione con scadenza.

Ora, capisco che per chi li legge per la prima volta questi concetti possano sembrare contro-intuitivi.

E il motivo è molto semplice.

In Italia non c’è nessuno che abbia studiato, NEL PROFONDO, i principi del marketing strategico e abbia lavorato per anni per declinarli al settore turistico in generale e agli hotel in particolare.

Nessun corso per smanettoni del web, nessun corso per “risparmiare 10 mila euro di commissioni “, nessun corso sponsorizzato dove vi IMMOLATE per una-due giornate per farvi rifilare una sfilza di markette senza fine.

Nessun corso, a parte Albergatore Pro, il vertice annuale per albergatori professionisti.

L’unico corso dove imparerai:

==> I principi del marketing strategico declinati all’hotel

==> Come impostare una strategia di revenue management che ti permetta di monetizzare il valore aggiunto creato dal tuo marketing

==> Come vendere direttamente per ottimizzare ogni trattativa e incrementare immediatamente il tuo tasso di conversione

P.S. Tra qualche giorno ufficializzeremo un altro GRANDE relatore.

Si tratta di un relatore che con le sue strategie vi permetterà di incrementare i margini NETTI del tuo hotel, massimizzando il valore creato con il tuo marketing.

Sei sicuro che vuoi lasciare tutta questa roba ai tuoi competitor?

https://www.albergatorepro.com/corso-albergatore-pro/


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Scopri qual é il mese dell’estate che si muove prima e come evitare di rincorrerlo all'infinito e fare la fine di Willy il Coyote con Bip Bip

In queste settimane, come ogni anno, mi confronto con albergatori in cerca di confronto e conforto in vista della prossima stagione estiva.

Non ci crederai ma, nonostante storici di ferro e comprovate capacità, anche i Pro soffrono della tipica “ansia da prestazione”.

Tanto che, durante i “confessionali”, cercano di carpire e capire informazioni sugli andamenti generali manifestandomi le loro umanissime perplessità e preoccupazioni.

Cosi, planning alla mano, iniziano a scorrere le schermate e puntare il dito:

“Vedi, questa settimana non si muove”.

“Questa invece forse l’ho venduta troppo presto”.

“Qui invece non ho proprio fatto in tempo a rialzare i prezzi”.

Sia chiaro, fare queste analisi e avere questo genere di controllo é un OTTIMO segnale.

Tipico degli albergatori attenti che cercano sempre il miglioramento.

Ma…

Anche qui c è una costante, abbastanza prevedibile, sulla quale invece mi rendo conto che manca la giusta consapevolezza.

Per intenderci, voglio sperare che, rivolgendomi agli stagionali, sia chiaro per tutti che l’ultima di luglio é una settimana DIVERSA dal resto del mese.

E occhio che NON ho detto debole o peggio drammatica.

Ho detto diversa semplicemente perché va venduta ad PREZZO DIVERSO rispetto al resto del mese.

Invece spesso c’é una inspiegabile progressione che porta i prezzi a crescere fino ad avvicinarsi a quelli di agosto.

Solo che, essendoci addirittura MENO domanda rispetto alle due settimane precedenti di luglio, cosi facendo NON SI VENDE.

Perché in realtà deve essere PIÙ BASSO. Dall’inizio.

Ed è ecco che magicamente le prenotazioni entrano e l’albergo si riempie.

Certo, non entrano a fiumi. E nemmeno con grande anticipo.

Ma ti garantisco che, con il giusto prezzo, i Pro che conoscono riempiono. Tutti.

Ora, fatta questa premessa “di riscaldamento” entriamo nel vivo del tema oggi.

Quindi, soprattutto se gestisce un hotel stagionale sul mare, apri bene gli occhi.

Sai qual é il mese che si muove più velocemente?

Cioè quello per il quale le prenotazioni entrano con MAGGIORE anticipo rispetto la data di arrivo?

Ora, posto che ogni albergo fa storia a se e sicuramente il volume dei clienti abituali è un fattore da considerare, ci sono pochi dubbi.

Luglio è il Bip-Bip delle prenotazioni.

E, a parità di investimenti di marketing (campagne su Google e Facebook), a questo punto della stagione per 9 alberghi su 10 é il mese per il quale sono entrate più prenotazioni.

A volte anche il 10-15% in più rispetto ad agosto e addirittura a giugno.

Perché?

Perché giugno è un mese difficile da interpretare da un punto di vista meteorologico e le persone attendono per capire cosa dicono le previsioni.

E comunque tendenzialmente prenotano le ultime due settimane oppure offerte SUPER vantaggiose.

Al contrario ad agosto invece sanno che non c’è grande convenienza a prenotare in anticipo perché gli alberghi, forti delle ferie comandate, sparano alto anche con un anno di anticipo.

Quindi tanto vale aspettare.

Luglio invece si muove in maniera determinante tra dicembre e febbraio-marzo.

Quindi, ecco un monito per gli albergatori che gestiscono una politica tariffaria dinamica.

So bene che l’inverno NON é più stagione di riposo per gli albergatori Pro.

D’inverno si fa strategia, si rivede il sito, si ristruttura, si acquistano attrezzatura e arredi, si PARTECIPA AI CORSI e si pianificano gli investimenti di marketing.

Ma tra tutte queste cose ovviamente c’é da tenere d’occhio le prenotazioni che entrano e vanno aggiornate le tariffe.

Ecco, dato che mi capita (troppo) spesso di vedere un luglio venduto presto e male, lascia che ti dia un consiglio.

Almeno una volta a settimana, anche quando fuori il cielo e plumbeo e si fa notte alle 17.00, prenditi mezz’ora per controllare le tariffe e da’ priorità a luglio.

Assicurati di rialzare le tariffe in maniera armonica in base al venduto.

E sappi che é l’unica cosa giusta da fare.

Perché se esci a prezzi troppo alti per evitare di svendere, blocchi tutto.

E ti trovi a rincorrere.

Se invece ti distrai una mesata, ti trovate a marzo col 50% di occupazione sotto-prezzo.

E non sperare nemmeno di recuperare sotto data.

Perché, forzando improbabili rialzi, succede che le prenotazioni SI INCHIODANO di colpo come Bip-bip sul ciglio del burrone e voi coi vostri prezzi Coyote finite DRITTI NEL BARATRO dell’invenduto.

Sul serio.

Più di una volta mi é capitato di vedere hotel aprire il mese col 80% di occupazione e chiudere con l 83%.

Quindi prendi pure coltello e forchetta preparati ad azzannare la preda, ma ricordati di seguire le istruzioni:

==> Prezzi esposti con largo anticipo

==> Offerte attrattive pronte ad essere rialzate in maniera graduale in base alle vendite

==> Monitoraggio costante del last minute per alzare o diminuire in base agli andamenti del mercato.

Solo cosi, potrai infilzare quel maledetto struzzo di luglio 😜😜

P.S. per novembre siamo già 110, siamo pronti per fare la storia!

https://www.albergatorepro.com/corso-albergatore-pro/


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I 3 tavoli del tuo piano marketing

E’ domenica, e come spesso accade, mi trovo a fare il punto delle attività svolte in settimana e pianificare quelle della settimana successiva.

Una delle discussioni ricorrenti più interessanti che mi trovo a fare con gli albergatori è sicuramente la prima in ordine cronologico, cioè quella che risponde alla domanda:

“Gian Marco, come faccio a lanciare o ri-lanciare il mio hotel?”

Ecco, per introdurre il motivo per cui ho deciso di scrivere il post di oggi devo riprendere un concetto che ho imparato in uno dei tanti corsi di marketing a cui ho partecipato:

“se una cosa ti succede una volta è un caso, se ti succede due volte è una coincidenza, se ti succede 3 volte è un pattern (tendenza) e devi risolverlo a livello sistemico”

Così, siccome, mi ripeto, questa discussione è un MUST che si ripete SEMPRE, ho deciso di scrivere un post così mi rimane, posso condividerlo sul gruppo e trasformarlo in un articolo del blog.

Ma torniamo a noi.

“Come faccio per lanciare o ri-lanciare il mio hotel?”

La risposta a questa domanda è sicuramente articolata e complessa.

Infatti, purtroppo, come la maggior parte degli imprenditori pensanti sa bene, NON esiste un singolo fattore che, DA SOLO, può fare impennare i fatturati del tuo hotel.

Al contrario ne esistono decine.

Ma se vogliamo partire dal piano marketing ne ho individuati 3 che sono assolutamente PRIORITARI e devono essere gestiti da una regia coordinata.

Così facendo si crea un circolo virtuoso per il quale ognuno di dei 3 fattori alimenta gli altri garantendo una crescita veloce, sana e replicabile.

Vediamo insieme quali sono questi punti?

1) MARKETING STRATEGICO: proprio così. In ordine cronologico la strategia è sicuramente il primo fattore da considerare.

Ora, per parlare di strategia di marketing di un hotel non basterebbe una settimana ma, per farla semplice, la strategia si basa sulla scelta di clienti target, sul valore aggiunto che l’hotel è in grado di offrire ai clienti individuati, e contestualmente al posizionamento che l’hotel vuole assumere sul mercato in funzione dei competitor esistenti.

Poi tutto questo deve “essere messo in musica” attraverso il copywriting.

Per fare questo i casi sono due: o tu diventi un esperto di marketing, o assumi consulente con i controcazzi (controcazzi = no scappati di casa con una pagina Facebook e una partita iva in regime dei minimi).

2) GESTIONE DELLE TARIFFE: Come sapete io sono un tipo pratico.

Perché sì, sono appassionato di strategia, sì, ho studiato da Jay Abraham e altri maestri della materia ma tutto questo per me non ha NESSUN SENSO, se non si traduce in un incremento di fatturato.

Quindi, la gestione delle tariffe NON può essere in nessun modo scollegata dal marketing strategico perché DEVE garantire la monetizzazione del valore aggiunto creato dal marketing strategico.

3) MARKETING OPERATIVO: qui la questione è relativamente semplice. Il marketing operativo è una serie di azioni mirate a trasmettere il messaggio definito dalla strategia con l’obiettivo di impattare sul maggior numero possibile di clienti in target. (quella che grezzamente chiamiamo pubblicità)

Alcuni esempi:

✔ Campagne di advertising Google
✔ Campagna di advertising su Facebook
✔ Azioni di remarketing su chi ha già visitato il sito
✔ Creazione di account sulle principali OTA (si è anche questo è marketing operativo)
✔ Campagne di advertising sui Metamotori (Trivago, Tripadivisor)
✔ Presenza su eventuali portali di destinazione (se efficaci)

Ora, il marketing operativo ha “solo un problema”:

I CLIENTI SI COMPRANO.

Quindi per poter implementare delle azioni di marketing occorre avere un budget da “appoggiare sul tavolo” PRIMA di vedere arrivare i clienti e incassare.

Cosa a cui gli albergatori vecchia scuola sembrano esser particolarmente allergici.

E sai perché sono allergici?

Perché molti NON sono imprenditori, hanno semplicemente ereditato un immobile e una partita iva (ndr.).

E, molto spesso, l’hanno ereditata da qualcuno che NON ha mai speso UN EURO in marketing in vita propria perché ha vissuto nell’epoca delle “vacche grasse” dove bastava aprire e “sperare nel bel tempo”.

Ok, ora che abbiamo elencato quali sono i tre tavoli sui cui si gioca la partita del tuo marketing, mi tolgo la giacca da formatore e te la spiego come se fossimo al bar, ok?

Fase 1) Vendi le tue camera a una media di 80 € (ma non sei soddisfatto).

Fase 2) Inizi a lavorare sulla strategia di marketing, scegli un cliente target, CREI VALORE AGGIUNTO coi servizi, ti posizioni su un segmento diverso (possibilmente più alto) rispetto ai competitor e comunichi il tuo messaggio secondo i dettami del copywriting.

Per la fase 3) hai due possibilità:

o investi in marketing operativo per incrementare la tua visibilità e raggiungere DIRETTAMENTE un numero sufficiente di clienti in target;

oppure dovrai accettare l’idea di vendere a 75 € per un periodo, per ottenere la stessa visibilità dalle OTA che, per inciso, investono al tuo posto quei soldi che tu oggi NON hai.

Ma stai attento però.

Perché non è tutto ORO quel che luccica.

Sai perché?

Perché alle OTA non frega assolutamente niente di te e del tuo hotel.

Semplicemente vendono le camere più semplici da vendere, cioè quelle che costano meno.

Che oggi casualmente sono le tue.

Ma che domani, quando sarai pronto per alzare i prezzi, saranno quelle del tuo competitor che starà tentando di rilanciarsi (e sarà disposto/obbligato a vendere a prezzi più bassi dei tuoi).

Quindi gradualmente dovrai comunque metterti nella condizioni di poter alimentare più canali di vendita (privilegiando il tuo diretto) per non dipendere da un’azienda esterna che abbia il monopolio del tuo marketing.

Fase 4) Il prezzo di partenza di 80 € di media deve NECESSARIAMENTE SALIRE per dare un senso alla strategia (poi che sia 85 €, 90 € o 100€ lo scopriremo solo vivendo).

In ESTREMA sintesi la logica del tuo piano marketing può essere riassunta in una semplicissima operazione matematica:

Caso 1) hai soldi da investire

Prezzo iniziale +
Marketing strategico +
Marketing operativo +
Revenue management (al rialzo) =
=====================
Prezzo finale (+ alto di quello iniziale)

Caso 2) NON hai soldi da investire

Prezzo iniziale +
Marketing strategico +
Revenue management (prima al ribasso poi al rialzo) +
Tempo =
======================
Prezzo finale (+ alto di quello iniziale)

Bene, per oggi è tutto,

Se ti è chiaro il concetto e pensi che questo post possa essere utile ad amici/colleghi fai clic su condividi.

Se invece ti è venuta “sete di marketing” e lo consideri solo un aperitivo.. beh c’è una sola cosa che puoi fare

Clicca qui sul link qua sotto e unisciti agli altri 150 albergatori che si incontreranno a novembre al vertice annuale per albergatori professionisti.

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Steve Jobs spiega la differenza tra chi ottiene risultati e chi non li ottiene

In una rara intervista del 1994 Steve Jobs offre un consiglio prezioso, e forse non così inflazionato, su chi vuole avere successo.

O meglio: indica la sola cosa che, secondo lui, divide le persone che ottengono effettivamente qualcosa, che raggiungono un obiettivo, e quelli che si limitano a sognare.

E anche se il personaggio in questione é totalmente estraneo al nostro mondo, mi aiuta spiegare un concetto importante che può esserti molto utile per gestire il tuo hotel (e a svelarti un aneddoto sul famoso relatore americano che annunceremo più tardi)

CHIEDI.

Steve Jobs, parlando della sua esperienza nel mondo hi-tech, racconta di aver scoperto qualcosa di “molto vero”.

E cioè, che in tanti non sono in grado di raggiungere ciò che davvero desiderano “perché non chiedono mai”.

«Non ho mai trovato nessuno a cui chiedessi aiuto – racconta Jobs – che si sia rifiutato di darmi una mano.

Quando avevo 12 anni ho chiamato Bill Hewlett e gli ho detto: “Ciao, mi chiamo Steve Jobs, ho 12 anni. Sono uno studente.

Voglio costruire un frequenzimetro e mi chiedevo se avesse dei pezzi di ricambio che può darmi”.

Lui si mise a ridere, ma mi diede i pezzi.

E poi mi diede un lavoro, quella stessa estate, in Hewlett-Packard: mi mise a lavorare alla catena di montaggio, assemblando dadi e viti proprio sui frequenzimetri. Era il paradiso in terra per me».

Questo perché, al di là dell’episodio con Hewlett, Jobs racconta di “non aver mai trovato qualcuno che mi dicesse di no, o mi attaccasse il telefono in faccia quando chiamavo”.

Molte persone non alzano mai la cornetta per chiamare.

Molte persone non chiedono mai.

E questo è ciò che separa, a volte, le persone che realizzano cose da coloro che le sognano soltanto».

COSA SUCCEDE QUANDO CHIEDI

È evidente perché molti di noi fanno fatica a chiedere.

Chiedere vuol dire mostrarsi vulnerabili e la paura di un rifiuto è estremamente radicata in noi.

Ma la verità è che non abbiamo niente da perdere.

Sono 3 le cose che accadono formulando questa semplice domanda:

Dimostri rispetto per l’interlocutore.
È come se dicessi: “Ne sai più di me, tu puoi fare ciò che io non posso”.

Dimostri fiducia.
Mostrando la tua vulnerabilità, implicitamente stai dando fiducia all’altra persona, nelle cui mani poni la tua debolezza.

Mostri la tua capacità di ascolto, che non è cosa da poco. Soprattutto dimostri di essere aperto a quello che l’altro ha da dire, anche se probabilmente si scontrerà con la tua visione del mondo.

Queste tre dimostrazioni possono aprire molte porte.

Perché l’interlocutore si sentirà orgoglioso e sarà soddisfatto di sapere che qualcuno è venuto da lui mostrando il rispetto e la fiducia che sente di meritare.

Ok, ma questo cosa c’entra con il tuo hotel?

C’entra eccome.

Perché spesso mi capita di confrontarmi con albergatori che sono letteralmente ossessionati da un proprio competitor.

Peggio di Kobe Bryant con Michael Jordan.

Non si spiegano come facciano ad essere pieni quando loro non lo sono.

Non si spiegano come facciano a vendere a 8 € euro in più quando loro fanno una fatica dannata ad alzare anche solo di un euro.

Non capiscono come fanno ad avere lo stesso staff da 15 anni quando loro fanno fatica a portare un chef a fine stagione.

Eccetera, eccetera, eccetera.

È successo anche a te?

I casi sono due.

O ti è successo, o sei troppo orgoglioso per ammetterlo. 😜

Ma in ognuno dei due casi la soluzione é MOLTO PIÙ SEMPLICE di quanto credi.

CHIEDI.

Alza il telefono, chiedi del titolare (tanto sai benissimo come si chiama) e digli semplicemente LA VERITÀ.

Ciao sono Tizio dell’hotel XXX e ho bisogno del tuo aiuto.

“Mi spieghi come cavolo fai a…..? “

Facendo questo semplice gesto otterrai 2 vantaggi fondamentali:

1) romperai per sempre uno stupido blocco mentale che ti impedisce di ottenere informazioni vitali in tutti i campi della tua vita

2) otterrai molto più aiuto di quello che avresti mai immaginato (oppure scoprirai che quel competitor che stimavi tanto in realtà non é cosi stimabile 😄).

P.S. Con tutto il tram tram che abbiamo creato in queste settimane, molti amici, partner e addetti ai lavori mi hanno contattato in privato per sapere come diavolo ho fatto a convincere il relatore americano a partecipare al nostro “piccolo corso in Italia”

Se stai pensando che il motivo sono i soldi ti fermo subito.

Stiamo parlando di un professionista che é arrivato al punto di poter scegliere dove, quando e con chi lavorare.

Quindi la verità é un’altra.

Semplicemente l’ho chiamato, senza che ci fossimo MAI rivolti la parola né di persona né on-line, e gli ho chiesto :

“Ciao sono Gian Marco Montanari e sto cercando di organizzare il miglior corso per albergatori della storia in Italia, ti va di darmi una mano?”

Risposta.

“Certo, mia moglie ADORA l’Italia” (a proposito di brand).

Fine.

Nessun altro segreto.

Davvero.

Mi piacerebbe poterti svelare “le 3 tecniche persuasive del fantamarketing neurologico”.

Solo che non le so.

Ma il punto é un altro.

In quanti la fuori la fuori avrebbero fatto “questa semplice chiamata”?

Tu l’avresti fatto?

E soprattutto.

Da oggi sarai disposto a farlo?


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Se atterrassi oggi da Marte cosa potresti fare in più per il tuo hotel?

Questa sera ti scrivo, allacciandomi alla vignetta di Daniele di ieri, per fare insieme una riflessione rispetto al problema dello “status quo” nel nostro settore.

Infatti, nel mio costante girovagare per la penisola, da Châtillon a Tropea, mi capita di confrontarmi con quello che localmente viene considerato “IL PROBLEMA” della destinazione.

Il tono medio della conversazione è una cosa del tipo:

“Grazie per gli spunti Gian Marco, è bellissimo quello che dici e sono davvero interessato a cambiare le cose per il mio hotel MA…”

E dopo il Ma, a seconda della destinazione geografica, segue la spiegazione del famoso problema che teoricamente impedisce il progresso.

Qualche esempio?

“Si bello il revenue, sarebbe il mio sogno vendere in B&B MA..

a Rimini è impossibile, qui funziona solo vendere la settimana alle famiglie in pensione completa”

Oppure

“Anche io vorrei fare un progetto di marketing MA..

tolto Courmayeur la Val d’Aosta non tira e quindi più di tanto i prezzi non li possiamo alzare”

Oppure

“Si tu hai ragione che dovremmo cercare di vendere direttamente MA..

a Tropea se non lavori con i tour operator in bassa stagione sei tagliato fuori.”

Ora, potrei stare una settimana a snocciolare esempi sostituendo i nomi delle destinazioni e “IL PROBLEMA” di turno nella frase dopo il Ma.

Ma non è questo il punto.

Il punto è che spesso le vecchie abitudini sono condizionate da un “abbiamo sempre fatto così” che nel 2018 NON ha più senso di esistere.

Perché oggi il mondo è UNICO e connesso.

Quindi, la prima cosa che DEVI fare è renderti conto che, più che un reale problema di mercato, stai affrontando un vero e proprio retaggio culturale.

E che la paura di cambiare in realtà non è collegata alla paura di non ottenere un miglioramento (che in alcuni casi sarebbe praticamente AUTOMATICO).

Quanto piuttosto al dover negare quello hai sempre creduto e fatto fino ieri.

Fino a quando NON scopri che:

==> a Rimini ci sono hotel che fatturano cifre superiori al MILIONE di euro solo in B&B.

==> a Gressoney ci sono hotel che hanno retta media superiore a 100 € su base annuale.

==> a Tropea ci sono hotel che NON lavorano con i tour operator canonici e fanno occupazione altissima solo affidandosi a booking e ai canali diretti.

Quindi, qual è lo spunto di riflessione?

Ci arrivo subito e per stimolare la riflessione ti faccio la domanda che faccio sempre in questi casi:

Se tu atterrassi oggi da Marte con una navicella spaziale, senza sapere nulla della destinazione in cui lavori, cosa ti impedirebbe di applicare un metodo che funziona per centinaia di altri hotel in Italia?

Te lo dico io, niente.

Ti dico anche cosa succerebbe?

Succederebbe che, concentrandoti solo sull’applicare le strategie che funzionano senza perdere tempo a capire perché non l’hai fatto finora, i risultati migliorerebbero.

IN POCHISSIMO TEMPO.

Ti faccio un esempio?

Alcuni albergatori che gestiscono una piccola struttura pensano che il corso Albergatore Pro costa troppo per loro.

Quindi rimangono collegati sul gruppo, leggono, commentano, si scervellano e alla fine si convincono che per loro non ha senso partecipare perché hanno troppe poche camere e non ne trarrebbero beneficio.

Umanamente lo capisco, ci mancherebbe.

Ma sai qual è la verità invece?

La verità è che Valentina Bruno e Noemi Bruno hanno 11 camere a Pres Saint Didier.

Bellissima destinazione, ma non esattamente Beverly Hills.

E dopo aver partecipato al corso di settembre 2017, e soprattutto, DOPO AVER APPLICATO quanto hanno imparato, qualche giorno fa mi hanno inviato un paio di report..

Risultato?

Il risultato è che dal 1 di novembre 2017 al 20 marzo 2018 hanno fatturato esattamente 69.000 € in più.

Cioè + 28%!!!

IN MENO DI 5 MESI.

CON 11 CAMERE.

Quindi…?

Qual è LA SCUSA che ti stai raccontando?

P.S. Mancano 4 giorni alla scadenza dell’offerta lancio. Domani è giovedì. Poi comincia il week end di pasqua.

A questo punto la scelta è SOLO TUA.

Puoi decidere di cliccare subito sul link qua sotto e ritirare il tuo biglietto per un pianeta dove NON ESISTONO SCUSE ma solo strumenti, strategie e altri professionisti come te pronti a cambiare il destino del proprio hotel.

Oppure puoi far finta di niente, continuare a scorrere il feed di Facebook e rimandare.

A quel punto se ti va bene spenderai 200 € in più (che per inciso NON è quello che voglio).

Oppure, rimarrai sul pianeta delle scuse e passerai un altro anno ad assistere dal tuo smartphone ai risultati di chi ha partecipato.

Qual è il tuo pianeta?

https://www.albergatorepro.com/corso-albergatore-pro/


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La storia della rana nella pentola e la differenza tra proprietari e gestori

Pur avendo studiato economia, una delle lezioni che mi sono rimaste più impresse del mio (breve) percorso universitario è il “principio della rana bollita” del filosofo americano Noam Chomsky.

Cosa dice questo principio?

❝ Immagina un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana.

Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida.

La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare.

La temperatura sale.

Adesso l’acqua è calda.

Un po’ più di quanto la rana non apprezzi.

Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa.

L’acqua adesso è davvero troppo calda.

La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire.

Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita.

Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.❞

Vediamo insieme come questo principio si adatta al mercato degli hotel italiani?

Una delle (tante) inversioni di tendenza registrate negli ultimi anni é la percezione di rapporto tra la figura dei proprietari e quella dei gestori d’albergo.

Storicamente infatti i proprietari sono sempre stati considerati la categoria privilegiata e “invidiata” dagli addetti ai lavori.

Perché?

Semplice, perché loro “hanno i muri e quindi per loro é più facile perché non devono pagare l’affitto.”

Verità assoluta e oggettivamente incontestabile.

Ma…

Il cambio di scenario economico avvenuto dal 2008 in avanti (qualcuno preferisce chiamarla crisi) ha stravolto per sempre il mercato e con esso le percezioni della gente.

Perché?

Per cominciare, per la prima volta dagli anni ‘60 il valore degli immobili ha smesso di crescere in maniera “automatica” ed esponenziale.

In pratica comprare immobili a prezzi “di mercato” (che ci hanno messo anni per adeguarsi al nuovo scenario) ha smesso di essere un affare. (E qualche anno in più per smettere di essere considerato tale)

Nel frattempo, il turismo ha attraversato una vera RIVOLUZIONE.

==> Internet ha cambiato le regole del gioco delle prenotazioni.

==> Nuove destinazioni prima inesplorate hanno lanciato il proprio brand.

==> La qualità degli hotel è stata certificata delle recensioni e diventata pubblica.

==> I voli low cost hanno innescato in milioni di persone la voglia di scoprire nuove mete. E i clienti abituali sono diventati un po’ meno abituali.

Risultato:

gestire un hotel è diventata un attività notevolmente più complessa rispetto a 20 anni fa.

Motivo per cui, i gestori “sopravvissuti” hanno imparato velocemente ad ottimizzare ogni aspetto commerciale e gestionale per cercare di incrementare i margini sempre più risicati in tutti in modi possibili.

Al contrario, chi non ha reagito velocemente, è stato sputato fuori dal mercato.

Da un anno all’altro.

I proprietari invece, hanno continuato per anni a nuotare nell’acqua tiepida della loro zona di confort ed hanno impiegato più tempo ad accorgersi dei cambiamenti.

Solo che nel frattempo le strutture sono invecchiate insieme a loro e le tasse sono aumentate.

E l’istinto di sopravvivenza ha trasformato i gestori in lupi sempre più affamati e difficili da affrontare.

E i proprietari di seconda o terza generazione?

Eh…

Nella maggior parte dei casi hanno ereditato un immobile “vecchio” e strategie “vecchie” che, pur avendo sfamato egregiamente le generazioni precedenti, non sono più competitive sul mercato attuale.

Cosi hanno dovuto ristrutturare ed aggiornare le proprie competenze.

Risultato?

Ipotizzando che la proprietà di un hotel di 40 camere abbia speso UN milione per ristrutturare (quando basta), oggi tra rata del mutuo e IMU, parte con un costo che è mediamente allineato al valore di mercato per la gestione del proprio hotel (a volte anche superiore!)

Quindi?

Quindi, per la prima volta nella storia degli hotel Italiani ci troviamo di fronte ad un contesto competitivo dove proprietari e gestori “fanno lo stesso sport”

Ed entrambi devono studiare ed aggiornarsi per ottenere risultati importanti.

Ora vogliamo dire che gli albergatori bravi l’hanno sempre fatto?

Diciamolo.

Ma diciamo anche che, se un tempo la differenza tra studiare e non studiare era magari un viaggio in meno durante l’anno, oggi Il mercato NON PERDONA.

E chi sbaglia VA A CASA.

Quindi, non importa che tu sia proprietario o gestore, oggi se ti distrai un attimo l’acqua bolle e tu… fai la fine della rana di Chomsky.

Vuoi l’antidoto per tenere la pelle al fresco?

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L’erba del vicino.. lasciala nel suo giardino

Oggi ho deciso di scrivere un post riguardo ad un problema diffuso che capita spesso nella costruzione di un brand.

E, come sempre, per comprenderne meglio le dinamiche, bisogna partire dalla causa.

Sai cosa porta, nella maggior parte dei casi, un albergatore a investire sul proprio brand?

Facciamo qualche ipotesi:

==> pensi che la scelta nasca dalla voglia di distinguersi dai competitor?

Acqua

==> pensi che la scelta nasca dalla comprensione del fatto che distinguendosi si possa ottenere quel tanto ambito incremento di prezzo??

Acqua di nuovo, magari lo sognano ma pochissimi ci credono veramente

==> Allora forse la voglia di “fare branding” nasce dalla necessità di focalizzarsi su un cliente target perché qualcuno in hotel si é reso conto che quel tipo di cliente RENDE di più, COSTA di meno ed é più SEMPLICE da gestire??

Fuochino, a volte capita ma siamo nell’ordine del 10% dei casi

In realtà LA VERA ragione é un altra.

E come sempre succede nasce da un sentimento emozionale che poco ha a che fare con i numeri i bilanci.

E sai qual è questa emozione che porta all’azione?

L’ INVIDIA.

Proprio cosi.

Il desiderio di fare branding spesso nasce dal fatto che un concorrente ha iniziato a fare marketing in un certo modo e sta “diventando famoso”

Ora, nulla di male.

Qualsiasi sia la causa infatti, é positivo il fatto che si reagisca ad uno stimolo di mercato per fare il salto di qualità.

Il problema sta piuttosto nel tipo di reazione.

Perché la reazione media é… fare UNA COPIA del competitor che si prende ad esempio.

E questo, salvo rarissimi casi, NON é corretto.

E sai perché?

Perché tolto in destinazioni ipercompetitive, con nicchie non ancora sature…

É un autogol.

Per farla semplice: emulare il leader di una certa categoria ha senso solo in destinazioni che ATTIRANO grandi numeri e hanno domanda superiore all’offerta..

Diversamente COPIARE non é mai una buona idea.

Il punto é che questo concetto é parecchio contro-intuitivo.

Perché la logica porta a pensare:

“Lavora nella mia stessa destinazione, ha successo, se faccio quello che fa lui avrò successo anche io…”

Il punto é che certe cose…LE FA GIA’ LUI.

E se é veramente il leader di categoria, copiandolo non farai altro che fargli pubblicità INDIRETTA.

Facciamo un esempio?

Mettiamo che tu voglia aprire un agriturismo nel chianti.

Se c é un agriturismo particolarmente in voga è molto probabile che Google lo stia premiando con una buona indicizzazione.

Quindi sarà tra i primi risultati per la ricerca “agriturismo nel chianti”

Di conseguenza vende più camere, fa più margini e ha più soldi da investire.

E magari ne reinveste una parte in Pay Per Clic per la chiave “agriturismo nel chianti”.

Quindi, quando un visitatore capiterà sul tuo sito, succederà una cosa del genere.

Se non hai trovato un elemento differenziante FORTE, si ricorderà che il tuo era un “bel agriturismo nel chianti”

Ma quasi sicuramente non ricorderà né il nome del tuo agriturismo ne una caratteristica particolare (perché il tuo marketing non gliel’ha data)

Cosi, siccome praticamente nessuno prenota al primo contatto con un hotel, dopo qualche giorno (ora) tornerà su Google digitando “agriturismo nel chianti”

E sai chi troverà?

Esatto.

Il tuo competitor che hai cercato di copiare al quale hai fatto indirettamente pubblicità.

Esattamente come quando vedi la Coca Cola sugli scaffali e ti ricordi che devi comprare la Coca Cola.

Quindi cosa devi fare?

Devi cercare una tua categoria e inventare una caratteristica che il tuo cliente target possa ricordare e raccontare a parenti e amici per parlare del TUO hotel.

Esempio: agriturismo “La Casa del silenzio” perché nasce in una valle lontana 3km dalla strada più vicina immergendolo nella quieta delle colline del Chianti.

L’agriturismo non accetta bambini per preservare la magica atmosfera ovattata che lo contraddistingue.”

Capito la differenza?

La differenza é che se non ricorderà il nome esatto, per quanto improbabile, quando tornerà su Google cercherà “agriturismo silenzio Chianti” oppure “agriturismo per adulti chianti” e magicamente… troverà il TUO agriturismo.

Un ultima cosa: se non conosci i principi del branding e non sai da dove cominciare per creare il TUO posizionamento, almeno vedi di NON COPIARE un altro albergo della tua stessa destinazione.

Scegline uno che ti piace lontano centinai di chilometri, assicurandoti che non ci siano altri hotel che comunicano la stessa cosa nella tua città.

Oppure iscriviti ora al prossimo Corso Albergatore Pro e vieni a studiare all’unico corso in Italia dove puoi coniugare marketing e revenue.

Ci vediamo a novembre (se trovi posto..).

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La GRANDE novità che per te non cambierà NIENTE

Ora é ufficiale.

Airbnb ha aperto il proprio sito agli hotel (anche se in realtà ce n’erano già da tempo).

Ora che succederà?

Leggendo il comunicato sembra che, per ora, “Airbnb aprirà soltanto agli hotel con particolare identità o gruppi (catene) che dimostreranno di investire per far vivere un’esperienza sul territorio ai propri ospiti”.

Ora, posto che non ci crede nessuno.

Da domani TUTTI gli hotel del mondo saranno su Airbnb e Booking chiuderà?

Assolutamente no.

Allora cosa?

In Booking saranno costretti ad abbassare drasticamente le commissioni per competere?

Sbagliato di nuovo, mi ci gioco il cappello.

Quindi?

Succederà che Google, il cui modello di business si basa sulla vendita di inserzioni, si mangerà i metamotori, eliminando di fatto i suoi maggiori inserzionisti che oggi rendono MILIARDI semi-automatici?!

Difficile dirsi, ma Google se vuole può.

E Ryanair che si mette a vendere camere?

Spaccherà il mercato sfruttando la forza brutale dei suoi numeri?

Ora la questione è complessa e prevede il cambiamento di importanti equilibri internazionali.

Le commissioni potrebbero scendere sensibilmente per la concorrenza che costringerebbe il gigante blu ad un ridimensionamento.

Oppure potrebbe succedere l’esatto contrario.

Cioè che la chiave di ricerca “hotel + nome di città”, sarà cosi ambita e arriverà a costare così tanto che sarà impossibile anche per i grandi player competere con commissioni basse.

E in quel caso ne vedremo delle belle.

Ma non é questo IL PUNTO.

Il punto é che tu albergatore devi tenerti informato ma, allo stesso tempo, TE NE DEVI FREGARE.

Perché l’unica cosa che conta é lavorare sul TUO marketing per impostare un mix di prodotto + servizi che abbia un appeal tale da poter essere venduto su QUALSIASI CANALE sia più efficace sul momento.

In pratica, devi creare un offerta che sia talmente DIVERSA e UNICA, da risultare LA SCELTA per il cliente target con cui hai scelto di lavorare.

Perché a quel punto venderai comunque.

E potrai assistere alle news fischiettando mentre conti i soldi nel cassetto.

Come fare?

Io una mezza idea ce l’avrei…

Unisciti a noi e partecipa al vertice annuale per albergatori professionisti.

Se ti iscrivi entro il 31/3, riceverai INCLUSO nel prezzo de biglietto, la chiavetta con la registrazione video INTEGRALE dell’edizione 2017 per metterti in pari con gli studenti “anziani” e ottenere il massimo dal corso 2018.

P.S. scaduta l’offerta lancio, il prezzo del biglietto aumenterà e NON includerà più le registrazioni che saranno vendute separatamente al prezzo di 399€

Perché lo facciamo?

Perché vogliamo “chiudere la pratica iscrizioni” prima possibile e dedicare tutto il tempo che ci separa dal corso alla creazione dei contenuti.

Per mantenere la promessa e far si che la prossima edizione di Albergatore Pro sia la MIGLIORE SI SEMPRE

Ah, quasi dimenticavo.

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Come diventare la scelta perfetta per i turisti internazionali in visita nella tua destinazione

Come sai, l’approccio che preferisco nella costruzione di un brand nasce dall’analisi dei dati.

Si, parliamo di quei noiosissimi report suddivisi per canale, mercato, età e nazionalità che fotografano il target di clienti con cui un hotel lavora.

Ora, capita che a volte qualcuno mi chieda:

“Ma perché se devo costruire un NUOVO brand dobbiamo analizzare i dati del PASSATO?”

Ottima domanda.

E merita una risposta articolata.

Che inizia con altra domanda:

Cosa cerchiamo esattamente tra le righe di quei report?

Cerchiamo dati di fatturato e occupazione?

Non esattamente.

Più precisamente cerchiamo di individuare il target di clienti che:

  1. Genera attualmente il maggior più fatturato
  2. É più soddisfatto dei servizi offerti
  3. É più semplice da accontentare

E se per magia le tre risposte coincidono, abbiamo già fatto il grosso del lavoro.

Ora, una delle migliori risposte che si possano desiderare a questa domanda è: “clienti stranieri” indipendentemente che si tratti si coppie o famiglie (tralasciando possibilmente i gruppi di maschi nordeuropei per le loro inclinazioni alcoliche/vandalistiche)

Detto questo, tolto le città d’arte, spesso le altre destinazioni sono male organizzate per ospitare clienti internazionali e la casella di “leader di categoria” rimane scoperta.

Ma veniamo all’obiezione classica.

“Nel nostro hotel gli stranieri ci sono sempre stati, ma oggi sono molti meno e non voglio puntare tutto su di loro”

Confutazione.

Spesso gli stranieri abbandonano le destinazioni anche perche non trovano servizi adeguati alle proprie aspettative.

Ma il punto é che nella maggior parte dei casi si tratta di clienti:

==> Con maggiore propensione alla spesa degli italiani (viaggio internazionale = budget maggiore)

==> Più semplici da accontentare

==> Più predisposti ad apprezzare la qualità

Non a caso le regioni d’Italia con maggiore spesa media per cliente sono le città d’arte, il Trentino, la Sardegna e la Costiera Amalfitana, che attirano spontaneamente clientela internazionale.

Ma cosa puoi fare tu per il tuo hotel?

Come sempre, devi comunicare in maniera SCIENTIFICA per DISTINGUERTI.

Ma proviamo ad guardare le cose un po’ più da vicino.

Considera che molti stranieri tendono a preferire hotel di catena quando vengono in Italia, per avere la GARANZIA di poter usufruire di determinati servizi (wi-fi veloce, staff multilingue, collegamenti con stazioni e aeroporti, ecc…)

Ora volendo porti come “la scelta preferita per i clienti stranieri in visita alla tua destinazione” cosa potresti fare?

Come sempre si parte da un’analisi delle esigenze del target

E si fa uno studio per elaborare la propria PROMESSA UNICA, cioè una serie di servizi che i concorrenti non sono in grado di offrire, o non sono in grado di offrire con lo stesso livello di specializzazione.

Ma veniamo alla pratica.

L’Hotel XXX nasce dal desiderio del fondatore di creare un ambiente in grado di avvicinare persone da ogni parte del mondo.

Da sempre appassionato di viaggi, il signor X ha cercato di mettere insieme le sue molteplici esperienze mixando culture diverse per dar vita ad una vibrante atmosfera internazionale.

In particolare i nostri ospiti dimostrano di apprezzare i seguenti servizi:

==> staff internazionale e multilingue (elenco lingue parlate e sito tradotto nelle stesse lingue)

==> tv satellitare con canali in N lingue

==> angolo libreria con libri e quotidiani internazionali in n lingue

==> servizio navetta da\verso aeroporti e stazioni limitrofe

==> parcheggio custodito per proteggere le vetture prese a noleggio evitando di pagare costose                      franchigie in caso di imprevisti

==> internet point per controllare orari dei voli, effettuare check-in on-line e stampare carte d’imbarco

==> ristorante con ricette internazionali e ingredienti internazionali

==> camere a tema con nomi dei paesi e/o città del mondo

==> pezzi d’arredamento nelle aree comuni che mixano stili di ogni parte del mondo

Ora, ovviamente questa é solo un ossatura sulla quale poi andare a costruire tutta la narrativa in ottica copy.

Ma é già più brand questo di quello che offrono il 90% degli hotel italiani.

Un ultima cosa per figurare i dubbi.

Questo hotel che parla gli stranieri, escluderebbe gli Italiani?!

Assolutamente no.

Al contrario, come la storia del marketing ci insegna, attirerebbe quei clienti italiani che amano gli ambienti internazionali e fuggono il “provincialismo” degli “hotel italiani per italiani”

P.S. Se devi fare un nuovo brand serviti pure, é tutto gratis.

Basta che non monti tutto questo ben di dio e mi lasci “Clara” come nome dell’hotel

P.S. se vuoi studiare DAL VIVO le più avanzate strategie di marketing con i massimi esperti italiani in materia, conferma ora la tua presenza al prossimo corso Albergatore Pro.

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