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Come NON chiudere un albergo

Abitando a Riccione, vedo in continuazione alberghi stagionali chiusi per l’inverno, e non sopporto una cosa:
la noncuranza nel farlo.

Continuo a vedere alberghi barricati con i vecchi spondoni di legno e, se va bene, un cartello scritto col pennarello con il numero di telefono.

Ora, io capisco che questa cosa venga fatta a fine stagione quando non si ha proprio più neanche un briciolo di forza o voglia, ma sono inammissibili cartelloni come quello nella foto.

Qui traiamo sempre un insegnamento dalle cose, le critiche non sono mai fini a se stesse, come succede spesso dalle altre parti.

Credo che ogni tanto servano anche post in cui si sottolinea qualcosa di sbagliato, giusto per farti fare un controllino al volo, per essere sicuro che non stai sbagliando la stessa cosa anche tu.

Soprattutto, vivendo in albergo e vedendo una cosa tutti i giorni, converrai con me, che alla fine non ci fai più caso.

E’ vero o no?

Per questo è molto importante viaggiare, vedere altri alberghi, confrontarsi con i colleghi, soffermarsi su alcuni particolari e paragonarli ai nostri.

Ho voluto fare questo post perché anche a me è capitato.

Il mio residence è stato costruito nel 2005, subito avevo fatto fare un cartellone con il rendering e i contatti da appendere alla recinzione.

A lavori finiti, un po’ perché ci avevo speso e un po’ perché mi ci ero affezionato, mi spiaceva buttarlo via.

Non solo, i passanti che lo vedevano, mi chiamavano o visitavano il sito.

Il suo lavoro lo faceva.

Cosa è successo?

Che l’ho tenuto per 8 anni!

Nel frattempo si era deteriorato e il rendering era pure di un colore diverso da quello finale del residence.

Ma ormai faceva parte integrante dell’ambiente, non lo “vedevo” neanche più.

Poi un giorno ne ho notato un altro che mi ha colpito: semplice, colorato ed efficace.

Ho riguardato successivamente il mio e me ne sono vergognato all’istante…

Sono corso a casa a riprogettarlo con Photoshop e mandarlo subito in tipografia.

E sai cosa è successo?

Sono aumentati i passanti che si fermano per chiedere informazioni!

Incredibile come una cosa così semplice e “off-line” abbia impattato così tanto sulla richiesta preventivi.

Qual è la lezione che ne possiamo trarre?

Prima di buttarti in qualsiasi nuovo progetto. assicurati SEMPRE che tutto quello che già hai sia ottimale e funzionante al 100%, ne avranno beneficio tutte le azioni che farai successivamente.

Considera i dettagli come una sorta di moltiplicatore che aumentano, magari anche di poco, il rendimento di tutto ciò che andrai a fare.

Ovviamente questo è solo un esempio, le declinazioni sono infinte: può essere anche una lettera dell’insegna fulminata (altra cosa che non sopporto), una pianta nella hall che non c’entra niente con tutto il resto (magari è pure finta), la foto di copertina di Facebook dell’estate 2012 o Natale 2016, ecc…

Cerca ogni tanto di guardare con occhio distaccato ogni aspetto della tua attività.

Se non ci riesci, fallo con qualcuno che non passi troppo tempo, o troppo poco, in hotel.

Anche solo commentando ad alta voce, sono sicuro che verranno “scoperte” tante piccole cose.

Io intanto, se fossi un turista, voglia di chiamare quest’albergo non ce l’avrei.

Tu?

P.S. Io il mio cartellone non l’ho ancora buttato via


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Nomadi digitali, business liquidi e viaggi di lavoro-vacanza

Viaggiare per lavoro è considerato oggi un gran vantaggio e lo confermano anche i numeri: una ricerca condotta da Bookingpuntocom dimostra infatti che il 30% degli intervistati sarebbe disposto ad accettare un compenso più basso a fronte di un numero maggiore di viaggi.”

Sembra però che le aziende non abbiano compreso a fondo il potenziale del bleisure.

Secondo studi recenti, infatti, le due principali ragioni per cui i viaggiatori business non ne approfittano è che non hanno tempo, oppure il regolamento aziendale non lo permette.

Per far sì che il bleisure funzioni bene sia per il datore di lavoro che per il dipendente, è necessaria una policy aziendale chiara, che permetta di sfruttare al meglio le trasferte lavorative.”

Come sapete, qua sopra siamo costantemente a discutere di posizionamento, categorie di mercato e nuove nicchie a cui rivolgere la propria offerta.

Ma prima di farlo è fondamentale comprendere alcuni principi che stanno ALLA BASE del posizionamento.

In particolar devi sapere che la mente umana:

  • è limitata;
  • odia cambiare idea;
  • odia la confusione.

E questo prevede tutta una serie di valutazioni che devono essere fatte necessariamente prima costruire un brand e focalizzare le proprie offerte.

Prendiamo come spunto questa statistica di Booking per commentare la nuova tendenza di “mixare” momenti di lavoro e svago durante i viaggi.

Sempre più siti e blog mostrano immagini di professionisti vestiti casual che lavorano a bordo piscina (ci ho provato, il monitor sotto il sole non si vede, GARANTITO).

Oppure millennials che rifiutano la vita aziendale per istinto di libertà, cercando fortuna con il proprio business on-line.

Tutto molto bello.

Ma facciamo prima una premessa.

In Italia, come sempre, siamo indietro di almeno 20 anni. Specialmente per quanto riguarda il digital.

Nel resto d’Europa, giusto per non allontanarsi troppo, sono almeno 10 anni che le aziende di servizi consentono la delocalizzazione, concedendo ai dipendenti la possibilità di lavorare a progetto, senza orari ne obbligo di presenza in ufficio.

Non è l’ultima moda (come sembra da noi). E’ la normalità.

Ora, piano, piano ci stiamo arrivando anche noi.

E così un nuovo “esercito” di lavoratori sta progettando il proprio futuro partendo da uno stile di vita “nomade” che non prevede un ufficio fisso.

I blogger, freelancer, gli influencer, i consulenti, si autodefiniscono “nomadi digitali”

Mentre i business “senza fissa dimora” vengono definiti “business liquidi”

Sicuramente è una nicchia in espansione, molto interessante.

Ma…

A differenza di quello che dice l’articolo, secondo il quale la “colpa” della lenta diffusione del fenomeno in Italia sarebbe di aziende e dipendenti, c’è un terzo complice che nessuno considera.

Gli hotel.

Proprio così.

Gli hotel del belpaese, da sempre abituati a fare poco o nessun marketing, non sono in grado di reagire velocemente al cambiamento.

E così fanno dei timidi tentativi di proporre la propria struttura definendola “bleisure”.

E qui nascono i problemi.

Cosa vuol dire bleisure per chi legge?

Te lo dico io, NON significa NIENTE.

Perché è la fusione di due parole: business e leisure.

Una delle quali -LEISURE- è usata ESCLUSIVAMENTE dagli addetti ai lavori.

Hai mai sentito qualcuno che consoci -che non lavora in hotel- dire “Vado a fare un soggiorno LEISURE”?

No, non l’hai mai sentito.

E questo è un GROSSO problema.

Perché una delle regole principali del copy è “usare parole semplici che chiunque può capire”.

Ma non è finita qui.

Perché oltre ad usare una parola sconosciuta al mondo, c’è anche un errore di posizionamento di marketing.

Perché per attirare i clienti che vogliono lavorare in un posto figo, il marketing va fatto nello STESSO IDENTICO MODO in cui si farebbe per attirare un turista in vacanza.

Tradotto: devi vendere piscina e sauna, NON scrivanie e sale riunioni.

Perché il target a cui ti rivolgi non vuole lavorare seguendo lo standard.

Quindi, se lavori in un resort o un hotel con servizi e vuoi attirare il target business, fermati un attimo e fai un bel respiro.

Si, lo so che il tuo general manager ti pressa per prendere questa nuova nicchia che “ti farà fare i soldi anche in inverno…”

Ma non è così semplice.

E se non sai esattamente cosa stai facendo, i TUOI sforzi saranno inutili.

O peggio, DANNOSI, se rovinano il posizionamento originale dell’hotel.

Ma non temere, per questo, e molto altro ho la soluzione per te.

Iscriviti ora al corso Albergatore Pro, l’unico corso per albergatori professionisti che affronta i temi di posizionamento, branding e copywriting per hotel.

Dovremmo avere ancora un paio di posti

https://www.albergatorepro.com/corso-albergatore-pro/


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Albergatori di seconda generazione - rapporto con lo staff

Uno dei problemi che riscontro più spesso confrontandomi con gli albergatori é sicuramente la gestione dello staff.

E i motivi sono i più disparati.

Per prima cosa l’industria del turismo, per quanto produca costantemente nuovi posti di lavoro, non è sicuramente “sexy” per i candidati.

Vediamo insieme alcuni limiti?

==> si lavora nel week end
==> si lavora nei festivi
==> si lavora in orari non convenzionali
==> offre contratti nella maggior parte dei casi “a tempo”
==> gli stipendi sono allineati ad altri settori e non compensano gli “svantaggi” di cui sopra

Quindi diciamo che esistono delle criticità OGGETTIVE.

Ma non é tutto.

Perché, anche laddove si trovano persone che hanno sposato la causa, accettando pregi e difetti del lavoro, in hotel riscontro conflitti e tensioni.

E anche qui serve fare un analisi del contesto per capire.

In Italia oltre il 70% degli hotel sono a “GESTIONE FAMILIARE”.

Ora, al di là del metodo con cui vengono gestiti, significa che più di un componente della stessa famiglia é occupato nell’azienda hotel.

A questo si aggiunga che, una buona parte di queste attività familiari, sono giunte alla TERZA o QUARTA GENERAZIONE.

Con la conseguenza che, al momento del cambio generazionale, i nuovi albergatori insieme “allo scettro” ereditano anche lo STAFF ASSUNTO DAI GENITORI.

E questo offre loro la possibilità di circondarsi di professionisti fidati con anni di esperienza alle spalle.

Persone che conoscono “la casa”..

Solo che, come sapete, la maggior parte degli albergatori di seconda o terza generazione, sono letteralmente NATI E CRESCIUTI in hotel.

E questo significa che i camerieri storici erano quelli che “davano loro il biscottino quando ancora non andavano a scuola” e le segretarie erano quelle che “li tenevano sulle gambe mentre i genitori si assentavano per fare le commissioni”

E non perdono occasione per ricordarlo.

E cosi, al momento del cambio di ruolo, quelli che dovevano essere vantaggi, si trasformano in PROBLEMI.

Perché non tutti i figli di albergatori hanno la LEADERSHIP per fare gli imprenditori.

E in alcuni casi nemmeno la vocazione sufficiente per svilupparla.

E succede che le persone che li circondano “lo sentono” e pensano che la propria ESPERIENZA valga di più delle DIRETTIVE che ricevono dal ragazzo “al quale davano i biscottini quando era piccolo”

Ed é qui che i problemi diventano “psicodrammi”.

Perché, i nuovi albergatori non riescono ad imporsi, anche per rispetto del rapporto che i lavoratori hanno con la famiglia.

E i lavoratori finiscono per NON riconoscere la nuova autorità contaminando anche il resto dello staff con la loro influenza fino ad arrivare ad una specie di “autogestione controllata”

Ora.. lo so che è triste e difficile da accettare perché la situazione sopra descritta implica un forte coinvolgimento emotivo…

Ma le soluzioni possibili sono solo 2:

==> affrontare i dissidenti fino al “punto di rottura” pur di ottenere rispetto e ridefinire i ruoli definitivamente

==> allontanarli (con tutto ciò che ne consegue) e assumere nuovi professionisti che ti riconoscano da subito come capo.

Ma non temere.

Se anche tu hai dovuto affrontare situazioni simili e non sai come gestirle.

Al prossimo corso Albergatore Pro avremmo un nuovo docente TOP class che abbiamo invitato apposta per parlare della leadership dell’imprenditore.

E il bello é che, oltre ad essere UN CAMPIONE, la moglie gestisce un attività turistica, quindi parla la nostra stessa lingua.

Ripeto per tutti: abbiamo ormai superato quota 100 e la prossima settimana apriremo ufficialmente le iscrizioni comunicando la sede del corso.

Quindi, se vuoi essere dei nostri, NON rimandare!


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Logo Albergatore Pro - Riflessioni e scelte di marketing

Domenica, tempo di riflessioni.

La notizia di oggi é che, della prossima edizione del corso, avremo il primo vero logo di Albergatore Pro.

Si perché, dopo più di due anni, abbiamo ancora questo tassello scoperto.

É il motivo é semplice: le cose sono andate talmente veloce, abbiamo avuto talmente tanti impegni, inviti, collaborazioni e cose da fare, che ancora non abbiamo avuto tempo.

E siccome quel maniaco paranoico di Daniele Sarti non é propriamente uno che si accontenta, abbiamo deciso di aspettare perché siamo convinti che la scelta merita un’attenta analisi preventiva.

Ma, per quanto in Albergatore Pro NON vige la filosofia del “meglio un bene fatto oggi che un perfetto domani”, é giunto il momento di prendere una decisione.

E siccome i ragionamenti che stanno dietro, sono alla base della filosofia del gruppo e del posizionamento di Albergatore Pro in termini di marketing, mi sembra giusto condividerli con voi.

Ma facciamo un passo indietro e torniamo alla scelta del nome.

Era una sera dell’estate 2015 quando, davanti ad un hamburger a Riccione io Daniele immaginavamo come avremmo potuto dare in futuro il nostro contributo agli hotel italiani…

dal gruppo ai corsi, dalle Masterclass (in arrivo) fino alla creazione del mitico “albo degli albergatori”

Ed é stato nostra precisa scelta non mettere la parola hotel nel nome del nostro progetto.

Perché il nostro lavoro NON é a servizio dell’hotel.

Mi spiego meglio.

In quanto società di formazione il nostro obiettivo non é, ne mai sarà, ristrutturare o potenziare gli alberghi per renderli più competitivi.

Al contrario.

I destinatari del nostro servizio, sei tu Albergatore.

E vuoi sapere perché??

Perché, per come la vedo io, un hotel non é altro che “un mucchio di mattoni”

Proprio così.

In 15 anni a girovagare per l’Italia non ho MAI visto una bellissima struttura (e ne ho viste tante) rendere intelligente chi la guida.

Al contrario, ho visto TANTI Albergatori Pro far brillare una struttura “normale”.

Per questo motivo, NON ci sentirai mai squalificare un imprenditore all’ordine di “DEVI ristrutturare”

Perché siamo convinti che la prima e più importante ristrutturazione deve avvenire nel modo di pensare e di fare le cose.

In due parole, nella mentalità.

Perché é dall’impulso di NON accontentarsi, fare ricerche per migliorarsi, partecipare a corsi, studiare, provare, sbagliare, capire e, SOLO DOPO, investire che nascono i GRANDI ALBERGHI.

E quindi Gian Marco, cosa c’entra tutto questo con il logo di Albergatore Pro?

C’entra eccome.

Perché avremmo potuto dare 500 € ad un grafico qualsiasi e farci fare una sagoma rettangolare con quattro finestrelle e chiunque avrebbe capito che ci occupiamo di hotel.

Ma non saremmo stati coerenti con il nostro POSIZIONAMENTO (e chi ha fatto il corso SA quanto é importante avere le idee chiare sulla questione)

Di conseguenza, anche il logo dovrà rispettare la nostra visione e mettere l’albergatore in una posizione dominante rispetto all’hotel.

Perché é cosi che vediamo i nostri studenti o, se preferisci, i membri del nostro corpo d’elite.

Dei “super eroi” che avanzano e si battono contro la mediocrità, il governo, le tasse, le amministrazioni miopi, i competitor retrogradi, le OTA e Tripadvisor, per consentire al paese Italia di tornare al posto che merita nella classifica del turismo mondiale.

Il primo.

P.S. Se anche tu vuoi unirti alla nostra squadra di super eroi iscriviti ora al corso Albergatore Pro di novembre!

Sarà un occasione UNICA per confrontarti con centinaia di albergatori da ogni angolo della penisola e studiare con i migliori professionisti Italiani in ambito hotel.


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Come valutare un city hotel da prendere in gestione - consulenza gratuita in 20 step

Signore e signori, buon inizio settimana.

Se sei ancora intorbidito dal week end, ti consiglio di farti un bel caffè DOPPIO prima di continuare a leggere, perché il post di oggi fa parte dalla categoria “consulenza gratuita” e merita IL MASSIMO livello di attenzione possibile.

Per gli Albergatori Pro: vi voglio concentrati come durante gli stacchetti della coppia Canalis-Corvaglia a Striscia

Per le Albergatrici Pro: stessa attenzione del primo giorno di saldi da Zara

Capito il senso?

Bene, partiamo.

Solo nell’ultima settimana mi é capitato di valutare 3 strutture che 3 clienti stanno valutando in 3 destinazioni diverse.

Nell’ordine si parla di

Milano


Firenze


Venezia

Ora, dato che spesso per chi viene da destinazioni mare-montagna é difficile comprendere i parametri di valutazione dei city hotel, proviamo a fare insieme il punto.

1. Il primo dato da cui partire per valutare il potenziale di una struttura è il FATTURATO CONSOLIDATO (fatturato).

2. “Hanno detto che fanno 1 milione” a casa mia non conta. Neanche un report del gestionale conta. Vale un pò di più del “hanno detto che” ma non firmerei MAI un contratto sulla base di un report, nemmeno fosse firmato col sangue dal gestore.

3. L’unica cosa che conta sono i BILANCI. Ma non tutti gestori sono disposti a condividerli in prima battuta.

4. Una buona parte degli hotel di città sono gestiti da società di gestione che spesso scelgono la SRL come formula societaria.

5. Le srl, per chi non lo sapesse, hanno bilanci PUBBLICI, scaricabili on-line.

6. Qui trovi un sito dove farlo: https://www.iovaluto.it.

7. Bene, ora che hai i bilanci in mano, sai esattamente a quanto ammonta l’importo dell’affitto del contratto in essere che trovi alla voce “costi per godimento beni di terzi”.

8. Non solo, puoi anche calcolare la RevPar che ottieni facendo valore della produzione/365 (gg di apertura)/numero di camere.

9. Devi rivolgerti ad un esperto per capire qual é la REVPAR potenziale che può ottenere un hotel performante nella stessa zona (qua noi siamo a disposizione) assicurandoti prima che tra i due hotel ci sia la stessa proporzione tra singole/doppie/multiple.

10. La proiezione sulla REVPAR va fatta considerando l’attuale rating su booking e il giudizio potenziale che l’hotel può raggiungere migliorando i servizi principali

11. Per capire i margini di miglioramento occorre fare una scansione SCIENTIFICA di TUTTE le recensioni e trascrivere TUTTE LE CRITICITÀ che booking evidenzia in ogni recensione.

12. Ora raggruppa le criticità per CATEGORIA: se i problemi sono legati a: staff, wi-fi, qualità-prezzo e pulizia, sono FACILMENTE RISOLVIBILI.

Con un breakfast Pro, attenzione alle pulizie, nuovi materassi e tariffe revenue si può ragionevolmente ottenere un punto di incremento (da 7,5 a 8,5 per intenderci).

13. In destinazioni particolarmente richieste un punto di differenza nel rating di Booking può corrispondere ad un incremento della REVPAR tra i 6 e i 9 € (casi studio alla mano).

14. Se i problemi sono legati al confort bisogna fare attenzione. Bagni piccoli rimangono piccoli senza ristrutturazione. Anche se un ottima colazione può farli sembrare soltanto “non troppo spaziosi”. 😉

15. Se il problema é la posizione invece, sono “volatili per diabetici”. Non se ne esce.

16. Fatte queste valutazioni, sei in grado di stilare un previsionale a 3 anni abbastanza attendibile.

17. Ora devi simulare un’offerta prendendo come riferimento il 20% del fatturato consolidato (poi se sei spregiudicato a seconda dei casi puoi offrire anche meno, quello sta a te)

18. Se l’albergo ha almeno 50 camere (con meno del 10% di singole) puoi arrivare anche ad offrire il 25% del fatturato, perché più sono le camere più crescono i margini.

19. Capitolo buonuscita: per subentrare al gestore precedente spesso ti chiederanno il pagamento di un corrispettivo pari a 21 mensilità del canone di affitto. Assicurati che corrisponda all’acquisizione della licenza. Diversamente scappa a gambe levate.

20. Considera che, a causa della concorrenza agguerrita e delle attività extra alberghiere che spuntano come funghi dopo un temporale, serve tempo per portare un hotel al massimo del suo potenziale.

Per prudenza direi almeno 24 mesi per raggiungere la velocità di crociera desiderata.

Nota bene: a volte un previsionale roseo potrebbe ingolosirti.

In questo caso Il mio consiglio é NON FARE MAI un’offerta in proporzione alle prospettive di crescita.

Al massimo fai un’offerta modulare garantendo il 20-25% del fatturato anche negli anni a seguire.

Perché ricorda: se sei bravo tu a far crescere il fatturato devi guadagnare TU, non il proprietario.

Perché il proprietario guadagna già sulla rivalutazione dell’immobile che ne consegue.

Bene, per oggi é tutto.

A questo punto non mi resta che augurarti buona caccia nella speranza che tutti gli Albergatori Pro possano espandere il proprio regno e conquistare l’Italia del turismo.

Poi a novembre mi racconti come é andata!


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WhatsApp per aziende, nuovo canale ufficiale per il tuo hotel e perché devi automatizzare le procedure se non vuoi impazzire

Di recente ho letto un post che citava un articolo (di dicembre 2017 su un blog statunitense) dove ho scoperto che c’è una novità in casa Facebook/WhatsApp.

Premessa: Facebook sta sviluppando il lato business di WhatsApp più o meno allo stesso modo di Messenger.

Lo scorso settembre infatti, WhatsApp ha annunciato in via ufficiale, l’uscita di WhatsApp business.

Tradotto:

Profili VERIFICATI per le aziende per stabilire la propria presenza sul servizio di messaggistica istantanea.

In pratica Facebook offrirà a breve alle aziende un modo per avviare le conversazioni con i clienti su WhatsApp!!!

Le aziende possono ora aggiungere pulsanti ai loro annunci pubblicati su Facebook che collegano ai loro account WhatsApp.

Questi pulsanti sono effettivamente l’alternativa specifica di WhatsApp ai pulsanti collegati a Messenger che Facebook ha introdotto lo scorso anno e ampliato a Instagram all’inizio di quest’anno.

“Molte persone usano già WhatsApp per comunicare con le piccole imprese.

È un modo veloce e conveniente per rimanere in contatto.

Aggiungendo un pulsante click-to-WhatsApp agli annunci di Facebook, le aziende possono ora rendere ancora più facile per le persone conoscere i loro prodotti, fissare un appuntamento o utilizzare il loro servizio “, ha detto il responsabile marketing del prodotto di Facebook, Pancham Gajjar, in una sua dichiarazione.

Gli annunci abilitati per WhatsApp verranno mostrati solo alle persone su Facebook che hanno effettivamente WhatsApp installato sui loro telefoni…

Assomiglieranno a un annuncio di feed di notizie standard, ma includono un pulsante “Invia messaggio” con il logo di WhatsApp.

Premendo il pulsante si aprirà WhatsApp su un messaggio preformattato creato ad hoc.

Le persone saranno in grado di modificare il testo del messaggio prima di inviarlo e il messaggio verrà consegnato con un’immagine dell’annuncio iniziale di Facebook in modo che il marchio possa identificare quale annuncio come responsabile per il messaggio in arrivo!

Quindi tutte le persone presto saranno in grado di fare clic su un pulsante di un annuncio Facebook per inviare un messaggio a un’azienda tramite WhatsApp

I brand possono acquistare solo annunci click-to-WhatsApp sponsorizzando il post di una pagina organica e selezionando un’opzione dal menu per aggiungere il pulsante click-to-WhatsApp…

Sfruttando gli annunci nei feed di notizie di Facebook, Facebook spera di aumentare il livello di consapevolezza delle persone e il coinvolgimento con le aziende su WhatsApp.

Considerate che lo ha anche provato per Messenger, che sta diventando un canale significativo per le aziende!

Si dice che i dirigenti del settore pubblicitario vedono il potenziale in WhatsApp per riuscire dove Messenger ha faticato…WhatsApp si rivolge a un pubblico più internazionale di persone che risiedono in aree in cui comunicare con le aziende attraverso lo stesso servizio che usano per chattare con i propri amici è una pratica più consolidata.

Ora, questo cosa comporta per il TUO hotel?

1. Dovrai definire un numero aziendale “ufficiale” tramite il quale comunicare con i clienti su WhatsApp (niente più chat sul tuo telefono privato a qualsiasi ora del giorno e della notte)

2. Dovrai standardizzare la modalità di comunicazione per le risposte al cliente coniugando velocità, empatia e professionalità. (Niente più faccine e foto caserecce fatte come capita)

3. Avrai un canale in più da gestire. Oltre ai soliti mail, telefono, Facebook Messenger, sms ecc…

Quindi, solo brutte notizie?

Non esattamente…

Perché ora Facebook dovrà per forza distribuire le API per comunicare coi vari CRM.

Morale della favola?

La tecnologia avanza. SEMPRE.

E le cose da fare aumentano. SPAVENTOSAMENTE.

E se tu pensi di poter continuare ad aggiornare “a manazza” i 1.000 canali nuovi che si aggiungeranno nei prossimi anni, beh…

Le strade sono due:

o rinunci ad avere una vita e ti prepari ad annullarti per lavorare 24 ore al giorno 365 gg l’anno finché non ti porta via la neuro;

oppure ti prepari a farti surclassare dai competitor più tecnologici che avranno strumenti automatici per rispondere in automatico a tutte le richieste su tutti i canali.

Ora, personalmente non ti auguro nessuna delle due.

Ma, c’é un terza strada..

Puoi semplicemente accettare che mentre le strategie di marketing alla base rimangono, gli strumenti cambiano.

E dotarti di un CRM che ti consenta di gestire in automatico ogni singola richiesta con professionalità e velocità.

Senza divorziare.

Senza trasformarti in una specie di essere metà uomo-meta sedia da ufficio.

Io ti ho avvisato. Poi fai te…


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Qual è il colmo per uno dei fondatori di Albergatore Pro?

Nel mio ultimo viaggio negli Stati Uniti avevo scritto un post con questo titolo, adesso (finalmente) lo spiego.

Partito da Bologna, il mio volo atterrava a Houston, ma la mia prima meta era New Orleans, a 560 km di distanza, così avevo deciso di fare un po’ di strada per alleggerire il giorno successivo e dormire in un pasto qualsiasi a metà strada.

Arrivando di sera e dovendo solo dormire, l’unico mio interesse era il prezzo, così ho cercato su Booking.com una località che avesse qualche albergo e la scelta era caduta su Beaumont in Texas.

Siamo a novembre, ma la prenotazione l’avevo fatta ad inizio agosto.

Classica cancellazione gratuita “che poi magari sotto data cerco dei last minute e cambio hotel”.

Mai fatto.

Dopo circa 22 ore di viaggio, mi presento alla reception del Days Inn di Beaumont, classico motel di catena.

E sorpresona…la mia prenotazione non risulta!

All’inizio dubito di aver sbagliato hotel, ma la prenotazione sull’app di Booking che sventolo sul mio cellulare, è una prova schiacciante.

La receptionist mi chiede più volte se ho prenotato con altri nomi, più volte le dico di no.

Alla decima volta, mi vien voglia di dire “John Smith”, tanto ci sarà una prenotazione a nome John Smith, no?

E niente, dopo qualche minuto cercando di capire il motivo, salta fuori che dopo l’uragano Harvey di fine agosto, c’erano state molte disdette e forse la mia prenotazione era finita tra quelle.

Sorvolando sull’insensatezza della cosa, dopo aver fatto Bologna-Francoforte-Houston-Beaumont, la voglia di discutere non è tantissima, soprattutto in inglese, anche perché più perdo tempo a pretendere una camera, meno tempo mi rimane per dormire.

Ovviamente mi va bene qualsiasi altra camera, ma l’hotel è al completo.

Io non mi preoccupo, tanto sono “del mestiere”, so che basterà fare qualche telefonata per rimediarmi una camera.

E invece no.

La receptionist sembra del tutto impotente e mi dice che non può farci nulla, con la stessa espressione di un commesso che ti dice che la maglia della tua taglia non c’è.

Al che, chiedo se almeno ha qualche altro hotel da consigliarmi.

Risposta: quello di fianco.

Vado a chiedere a quello di fianco. Completo pure quello.

Che diavolo ci fanno tutti a Beaumont in Texas venerdì 3 novembre?

Inizio a preoccuparmi che veramente i pochi hotel siano tutti al completo, così provo a cercare con l’app di Booking, ed effettivamente risulta solo una camera disponibile in tutta la città.

Costa il doppio.

Ora, si sa che non è per i soldi, ma per il principio, avevo scelto una città in mezzo al nulla proprio per non spendere tanto e mi ritrovo a dover spendere 180$ per dormire poche ore.

Adesso mi sorge il dilemma:
prenoto su Booking e ci rimetto o vado lì come walk-in sperando che mi faccia un prezzo inferiore?

Ma la domanda successiva è:
e se mentre vado lì, qualcun altro la prenota?

Dopo una lacerante riflessione durata 2 secondi, decido id non rischiare e prenotare dall’app.

La mattina dopo ancora non riesco a farmi una ragione della disorganizzazione del Days Inn e del menefreghismo della receptionist, decido così di scrivere all’assistenza di Booking, tanto nella peggiore delle ipotesi, faranno spallucce anche loro.

Dopo qualche ora, mi risponde Guido dell’assistenza clienti:

“Ci dispiace che Days Inn Beaumont non abbia potuto garantire la sua prenotazione numero 1514806689, con check-in il giorno 2017-11-03. Non eravamo a conoscenza della situazione prima di ricevere la sua email.
Vogliamo accertarci che le sia stato possibile trovare una sistemazione alternativa senza troppi disagi.
Qualora avesse dovuto sostenere dei costi aggiuntivi, la invitiamo a inoltrare una copia delle ricevute: faremo il possibile per assisterla quanto prima.”

Con mio grande stupore per la rapidità e la volontà immediata di assistermi, rispondo con una foto dello scontrino della carta di credito con cui ho pagato l’hotel nuovo.

E con altrettanto stupore, leggo la risposta 3 giorni dopo:

“Gentile Daniele Sarti,
Ti ringraziamo per la pazienza durante la risoluzione del problema.
Siamo lieti di poterti offrire un rimborso di 94.18USD per la prenotazione n. 1514806689 presso Days Inn Beaumont. Entro 1 o 2 giorni lavorativi riceverai un’altra e-mail da customer.care@booking.com, contenente un link sicuro a Booking.com. Dalla pagina su cui arriverai, potrai inserire i dati della tua carta di credito direttamente nel nostro sistema sicuro.”

Mi sembra che sia stato tutto troppo facile, eppure, per davvero, dopo 2 giorni mi arriva la mail del rimborso e, poco dopo, anche i soldi sulla carta.

Spesso leggo lamentele di come Booking tratti gli hotel, ma, oltre a episodi oggettivi, è proprio questa tutela dei clienti che gli permette di continuare ad essere la scelta preferita da chi viaggia.

Come il reso gratuito lo è per Amazon.

Il nostro obiettivo è sempre e comunque disintermediare, ma finché ci saranno hotel del genere (a meno che non falliscano), Booking e le varie OTA continueranno ad esistere.

L’importante è andare avanti per la nostra strada, senza farci “distrarre” troppo dalle OTA e continuare ad usarle come uno dei tanti sistema di acquisizione clienti che dobbiamo avere, considerare le commissioni come costi di marketing ed avere sito/booking engine/crm facilmente fruibili e perfettamente funzionanti.

P.S.
Che poi durante il viaggio mi sia dimenticato di disdire un hotel perché ne avevo successivamente prenotato un altro che non era su Booking, è un’altra storia…

Maledetto brand!


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Perchè gli hotel all'estero sono progettati per vendere servizi extra mentre da noi “facciamo fatica ad addebitare un caffé” ?

La vacanza prosegue e, siccome sono malato, ogni occasione é buona per cogliere spunti e studiare gli hotel.

Giusto ieri stavo cercando su Instagram una foto che avevo visto mesi fa, che poi era stata la scintilla che mi ha spinto ad approfondite Bali come meta (tanto per sottolineare come gira il mondo oggi).

Fatto sta che, dopo mezz’ora di affannosa ricerca (beate vacanze) ho trovato la foto e ho rintracciato l’hotel dove era stata scattata.

Improvvisamente mi é venuto in mente che avevo già cercato l’hotel ai tempi ma purtroppo era al completo nel periodo del mio soggiorno.

Poi mi son detto: Sai cosa c’é?

Mando una mail e chiedo se posso accedere alla piscina da esterno.

Sicuramente non mi rispondono, alla peggio mi diranno di no…

E invece, meraviglia delle meraviglie.

Alla mia mail delle 20.08 di ieri, rispondono oggi alle 12.06.

Vediamo insieme come hanno risposto e perché la mail ha uno standard superiore al 90% degli hotel che conosco (Pro inclusi stavolta, ma spero mi smentiate).

✔️ L’accesso all’esterno é consentito ed ha un prezzo definito.
Niente “digli di no se no rompe le palle ai clienti” (perché io cosa sarei in caso?)
Niente “chiedo al direttore” mentre la mail sprofonda nei meandri di Outlook.

✔️ Esiste un pacchetto dedicato ed ha un nome “Riverside day experience” (niente, “accesso in piscina per ospiti esterni”)
D’altronde é un servizio che hanno listino e DEVE avere un nome per dio (anche se in Italia é quasi fantascienza)

✔️ Il pacchetto offre una serie di servizi aggiuntivi e complessivamente un VALORE MOLTO MAGGIORE rispetto alla mia idea di entrare fare due foto e uscire (libero accesso alle piscine dalle 11.00 alle 17.30, tea in giardino di benvenuto, teli, acqua a volontà, una portata principale, un gelato)

✔️ Include uno sconto del 20% per una “squisita cena balinese”, incentivando ulteriori consumi.

✔️ Costa MOLTO di più di quello che pensavo di spendere (450.000 rupie sono circa 30 € una somma discreta per la standard di Bali) ma il prezzo é giustificato dai servizi aggiuntivi ed é competitivo con quanto avrei speso altrove (da qualche parte dovrò pur pranzare no?)
Perché chiedere soldi NON é peccato se in cambio si offre un servizio che mantiene o, meglio ancora, SUPERA LE ASPETTATIVE

Ora, molto probabilmente ci andrò con mia moglie, rimarremo anche a cena e gli lasceremo come minimo un cento euro.

E tu?

Quali sono le 5+ 1 lezioni che puoi imparare dal Bambuh indah??

1. Apri la tua struttura a tutti coloro che manifestano interesse

2. Progetta un programma di upselling e definisci le procedure in modo che chiunque sia in grado di rispondere alle richieste dei potenziali clienti

3. Installa e implementa un CRM per automatizzare e velocizzare lo scambio mail (effettivamente potevano essere più veloci nella risposta, unica pecca)

4. Crea pacchetti, legando un servizio ad altri servizi per incrementate il valore percepito dell’offerta e di conseguenza i ricavi

5. Offri sempre una scusa sotto forma di buono sconto per incentivare il cliente a spendere altri soldi dopo il primo acquisto

6. Ripeti all’infinito

P.S. Bamboo indah in indonesiano significato “Bamboo bello” e guarda caso l’hotel ha nel bamboo uno degli elementi differenzianti. E guarda caso il nome inizia un processo di posizionamento.

P.P.S. il primo che implementa una cosa simile in hotel, scoprirà in ANTEPRIMA le date del prossimo corso e potrà acquistare il biglietto in pre-lancio (con relativi vantaggiONI).


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Scopri come usare la musica per potenziare il marketing del tuo hotel anche se non puoi chiamare Jerry Calá e NON sai distinguere i Beatles dai Rolling Stones

Superate le vicissitudini dei giorni passati, il nostro viaggio prosegue.

Siamo arrivati a Bali.

Ora, al di là di tutto quello che potete leggere e vedere on-line, una delle cose difficili da spiegare di Bali per chi non ci é mai stato, é l’ATMOSFERA.

Qualcosa di unico e diverso anche da altri paesi vicini come Thailandia e Malesia.

In pratica l’isola é un microcosmo, un mix di vibrazioni che alterna la frenesia del traffico turistico a una sensazione di spiritualità diffusa.

E in questo contesto un ruolo decisivo ce l’ha LA MUSICA.

Proprio così.

Ogni ristorante, hotel, bar, chiosco sulla spiaggia ha un propria colonna sonora.

Prevalentemente musica lounge.

Che contribuisce in maniera decisiva al feeling del locale.

Come dici?

Ti stai chiedendo cosa c’entra tutto questo con il marketing del tuo hotel?

Vediamo subito.

La musica ha un potere evocativo e un forte impatto emozionale sulle persone.

Ti é mai capitato di cambiare stazione in radio, sentire per caso una canzone e tornare con la mente ad un preciso momento in cui l hai ascoltata in passato?

Ecco.

Sappi che sta cosa in PNL si chiama “ancoraggio” (o trigger per dirla in inglese).

E si basa sulla possibilità di richiamare un determinato stato emotivo producendo uno stimolo (schioccare le dita, battere le mani ecc…)

Facciamo un altro paio di esempi?

==> Per alcuni calciatori indossare i parastinchi prima di una partita è un ancoraggio perché in quel modo entrano nella modalità battaglia e trasmettono al cervello il messaggio che “ora si fa sul serio” (in allenamento non si mettono)

==> In molti film e serie Tv, prima di una scena particolarmente coinvolgente, parte un certo stacco musicale e quando lo senti sai già che qualcosa sta per succedere (pensa alla musichetta che anticipa l’emersione della pinna ne “lo squalo” o alle percussioni prima delle scene clou di Gomorra).

Ora, si da il caso che la musica sia un ancoraggio POTENTISSIMO.

E infatti molti brand la sfruttano per creare un legame emotivo con i propri fan.

Dolce e Gabbana, ad esempio, in ogni spot ha come colonna sonora grandi classici della canzone italiana (Nel blu dipinto di blu, Parlami d’amore Mariu, Buonasera di Fred Bongusto ecc,…)

E le stesse canzoni sono riproposte in filodiffusione in OGNI boutique del gruppo.

Fino ad arrivare al punto che alcuni non conoscono il titolo della canzone originale ma riconoscono la canzone come “quella dello spot di D&G” (se sei tra questi sei malamente invitato ad auto-bannarti dal gruppo).

Ora, tornando al nostro mondo, come possiamo declinare questa strategia agli hotel?

Semplice.

Sei mai stato in un villaggio vacanze?

Hai presente quei gingle creati ad hoc dai tour operator che gli animatori cantano e fanno cantare ai clienti fino alla nausea?

Ecco, magari quando ti é capitato li hai pure odiati.

E allora perché continuano a farlo, da anni?

Semplice, perché una volta finite le vacanze, hai anche continuato a canticchiare quella stupida canzoncina e intanto con la mente tornavi agli aperitivi a borda piscina di quei giorni spensierati…

Quindi cosa ti consiglio?

Crea la colonna sonora del tuo hotel.

Studia l’atmosfera che vuoi trasmettere in base al brand (se ne hai uno), seleziona i brani, mettili insieme.

Poi mandali in filodiffusione.

24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Fino a quando i clienti non collegheranno quelle canzoni al tuo hotel e il tuo hotel a quelle canzoni.

In automatico.

Poi, se sei un tipo da ciliegina sulla torta, puoi realizzare un cd o una chiavetta da consegnare al check-out per incentivare l’ascolto anche dopo il rientro a casa.

Tutto chiaro?

Certo, non é difficile. Ma temo di sapere già cosa stai pensando…

“Tutto bello Gian Marco ma queste sono cose da villaggi e grandi alberghi…”

Ah si?

E se ti dicessi che settimana scorsa ho incontrato un albergatrice di un 3 stelle di Rimini che ha addirittura registrato la propria sigla?!?

E se ti dicessi che i clienti (nel suo caso bambini) diventano matti per la sigla?

E che quando chiamano, PRIMA di prenotare, la conoscono già?

Adesso che scusa ti inventi?

P.S. se non mi credi, guarda qui:

P.P.S. Adesso capisci perché il mitico Oscar (albergatore di Cortina) in vacanze di natale ‘83 dava “mezza zucca” a settimana a Billo (Jerry Calà) per fare piano bar?

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