IL BLOG

Strategie e strumenti per Albergatori Professionisti

In evidenza

Le categorie

0 articoli di 0
Categorie Selezionate:
Tag template
Reset filtri

Natale a casa Montanari - ogni anno un'avventura

Sono in vacanza, concedimi una parentesi narrativa.

Come i lettori affezionati del blog sapranno, natale è l’unico periodo dell’anno dove riesco a staccare per un paio di settimane (e scrivere un post senza refusi).

Ed è anche il momento in cui io e mia moglie decidiamo di dedicarci all’avventura con viaggi oltre oceano.

Ora, non che si parta alla ricerca di tesori nascosti in isole sperdute o perchè ci piace dare la caccia allo jeti tra le nevi.

In teoria sono normali viaggi fai da te Edreams + Expedia.

In teoria.

In pratica, essendo che a natale si muovono diverse centinaia di milioni di persone nel mondo, l’imprevisto é sempre dietro l’angolo.

E cosi, una volta siamo rimasti bloccati all’aeroporto di Rio senza hotel, un’altra volta ho fermato un aereo sulla pista per un problema di visto (questa scommetto che te la ricordi…).

Ma veniamo a quest’anno.

Partiti ieri da Bologna per la tratta Bologna-Istanbul-Kuala Lumpur, già al check-in scopriamo che da Istanbul a Kuala dovremo viaggiare separati “perché l’aereo é al completo”.

Come se avessi preso un last minute in aeroporto (invece ho prenotato a febbraio!).

Va beh, ovviamente dopo quelle che abbiamo passato negli anni, non son queste sciocchezze a fermarci.

Viaggeremo separati.

Ma all’imbarco ecco un’altra sorpresa.

L’aereo é in overbooking e non si parte finché qualcuno non accetta di rinunciare al biglietto e partire l’indomani.

Ed ecco che viene la versione della storia “utile per il tuo hotel” (perché ricordati sempre che le compagnie aeree fanno OGGI, quello che dovrai fare nel TUO hotel domani).

Dopo qualche timido tentativo di richiesta di rinuncia ai passeggeri da parte delle imbarazzate addette al desk, ecco entrare in scena l’asso della manica della Turkish.

D’improvviso arriva Sherif.

Sherif é “il cugino turco di Cristiano Ronaldo”, 65 kg di spavalderia in abito da cerimonia (70 considerando il gel che ha nei capelli).

E ha tutta l’aria di essere l’uomo delle missioni impossibili.

E infatti…

Nemmeno il tempo di capire cosa sta succedendo e inizia a scrutare tra i passeggeri, le sue possibili prede.

Giovani, senza figli, con aria di chi può essere interessato ad un avventura.

Primo giro e proposta benefit in cambio della rinuncia al volo:

  • parti domani stessa ora, stessa destinazione
  • notte in hotel a 5 stelle.

Nessuna vittima

Secondo giro e nuovi benefit

  • parti domani stessa ora, stessa destinazione o dove ti pare in Asia
  • notte in hotel 5 stelle all inclusive + day use fino alle 23 (orario transfer)
  • 300 € a persona

Ancora nessuna vittima ma primi dibattiti tra le coppie.

Ora la cosa divertente é proprio il ruolo del personaggio.

Perché mentre centinaia di passeggeri erano piantati li, spazientiti, in attesa della soluzione, lui sembrava perfettamente a suo agio.

Anzi, sembrava nato per interpretare il ruolo.

E ai primi accenni di polemiche “Muovetevi! Vogliamo partire!”

Lui rispondeva con la proposta:

“Signora se é stanca si faccia un bel regalo di natale, faccia partire l aereo e vada a riposare nel miglior 5 stelle della città…”

Il tutto accompagnato da un sorriso a 64 denti e da una scia di profumo tipo “Arbre Magique appena aperto”

Ma non basta.

E anche se la vecchietta non riceveva un sorriso del genere da almeno 30 anni, non molla l’osso.

E cosi, eccolo scendere in cambio con l’artiglieria pesante:

  • parti domani stessa ora, stessa destinazione o dove ti pare in asia
  • notte in hotel 5 stelle all inclusive + day use fino alle 23 (orario transfer)
  • 600 € a persona

A questo punto mia moglie mi guarda ridendo e mi porge la mano come a battermi 5.

É il segno che ha deciso (perché era ovvio che avrebbe deciso lei).

E cosi ci facciamo un’ora di trafila per ritirare nuove carte d’imbarco e malloppo e due ore dopo siamo nel nostro hotel ad Istanbul.

E dietro di noi altre 5 coppie.

Ora, personalmente non so se avrei accettato.

Ma fatto sta che sono rimasto, ho “annusato” una città nuova , ho messo la spunta sulla Turchia nella mia collezione di paesi (e sono 32!) e di fatto non ho pagato il volo.

Certo, ho “perso” un giorno di caldo.

Ma onestamente non odio la Turkish e soprattutto te ne sto parlando.

Morale della favola?!

Se hai un hotel business e nei giorni di punta legati a fiere ed eventi lavori in overbooking programmato, leggi bene quello che ti sto per dire.

Controlla la % di cancellazione e NON andare MAI oltre con le camere vendute.

Questa la spiego meglio perché so che per molti albergatori stagionali sembrerà assurdo.

Se hai un hotel di 100 camere e in concomitanza di un evento di picco lo storico dice che hai una % di cancellazione del 10%, DEVI vendere 10 camere in più di quelle che hai.

Per massimizzare i ricavi.

Altrimenti rimani con le camere libere e Dio solo sa quanto gli Albergatori Pro odiano quei buchi sul planning.

Ma DEVI anche riproteggerti.

Cioè prenotare lo stesso numero di camere in un altro hotel, di PARI livello.

E se i clienti arrivano tutti?

Beh in quel caso DEVI avere il tuo Sherif.

E il tuo ventaglio di benefit.

Ora se stai pensando che la Turkish fattura milioni e può permettersi di assumere le risorse migliori fermati un secondo.

Io ho lavorato in albergo e so bene cosa vuol dire gestire l’overbooking.

E ti garantisco che c’è una differenza ENORME tra andare in giro ad offrire soldi e bonus piuttosto che inventare la solita balla “del cliente straniero che doveva lasciare la camera e invece é sparito”.

Ricorda che il cliente ha RAGIONE AL 100%.

E tu DEVI fare qualcosa per compensare il DANNO che hai appena appena causato.

Bene, per ora da Istanbul é tutto, vediamo se ci fanno partire.

#Turkish #overbooking #albergatorepro


CONTINUA A LEGGERE

Fine 2017, inizio 2018, scelte, obiettivi e auguri

Qua in Indonesia mancano un paio d’ore quindi anticiperò un pò i tempi.

Il 2017 è stato un anno importantissimo.

Per noi, per la nostra “piccola community” e per il movimento hotel-Italia in generale.

Io e Daniele Sarti siamo riusciti, insieme ad un manipolo di sostenitori che sono con noi dall’inizio, a realizzare la nostra oasi (grazie!).

In un anno il gruppo é passato dagli 700 iscritti di fine 2016 ai 2.200 attuali.

Siamo triplicati.

Questo da una parte ci rende orgogliosi, dall’altra ci spaventa un pò.

Perché Albergatore Pro non é un gruppo “per tutti”.

E cosi, ogni tanto dobbiamo intervenire per salvaguardare la specie.

Non per mancanza di spirito democratico (come sostiene qualcuno) o per indisponibilità al dialogo.

É una questione di VALORI.

Tradotto: puoi essere il mio peggior nemico la fuori, ma se rispetti lo spirito e le regole del gruppo, puoi rimanerci a vita.

Ma ci sono alcune cose su cui NON transigiamo.

Per intenderci.

Nel 2017 diversi Albergatori Pro hanno ottenuto risultati ENORMI:

==> C’é chi ha fatto + 3/400% di fatturato ogni mese rispetto al 2016 (ma per qualcuno ha solo 6 camere…”) vero Massimiliano Gastaldi?

==> C’é chi ha preso la decisione di chiudere il ristorante dopo anni di test e analisi dei numeri e ha chiuso l’anno con solo -13.000 € di fatturato (lascio a te fare i conti sui margini).

==> C’é chi da un hotel é passato a 2. Chi da 2 é passato a 3. Chi da 3 é passato a 4.

==> C’é chi in 3 mesi di percorso avanzato ha realizzato qualcosa come + 100.000 euro di incremento sullo stesso periodo del 2016 (3 mesi!!!).

==> C’é chi ogni mese posta foto prima-dopo il corso con la differenze sul planning.

Insomma, potrei andare avanti, ma penso hai capito il senso.

Ora, che te ne accorgi o meno, per ogni risultato, per ogni bandierina messa su una nuova vetta piccola o grande, c’é un detrattore che sminuisce, critica o accampa scuse sui presunti motivi per cui quel risultato non sia degno di essere celebrato.

Questa é la democrazia, dicono.

Il punto é che se queste sono le conseguenze della democrazia…

Noi la democrazia NON la vogliamo.

E il motivo é semplice.

La democrazia é “una media” di tutte le voci.

Il problema é che l’Italia, mediamente, é un paese arretrato, sia nell’economia generale, sia nel turismo.

E se ci adeguiamo alla media, siamo destinati alla crescita ZERO, se va bene.

E questo NON é il nostro obiettivo.

Non é il motivo che mi spinge ogni anno a partecipare a decine di corsi per trovare nuove informazioni da studiare, depurare, declinare al settore hotel, implementare, testare e condividere.

Non é il motivo per cui dedico almeno un’ora della mia giornata, OGNI GIORNO, per condividere strategie in forma completamente gratuita, per voi che siete sul gruppo.

Il NOSTRO impegno è rivolto al miglioramento continuo, alla ricerca della crescita, fosse anche solo di un centimetro alla volta, in ogni singolo ambito di gestione alberghiera.

Ovviamente NON esistono tuttologi.

E per farlo ci siamo circondati dei migliori professionisti sul mercato, di ogni area di competenza.

C’é uno bravo in Italia a fare qualcosa per gli hotel?

Lo trovi qui dentro.

Se non c é significa due cose:

1. non lo conosciamo (possibile, ma siamo felici se ce lo presenti)

2. pensiamo che NON sia allineato ai nostri valori.

E siccome questa “missione” é una cosa più grande di me, di noi, del nostro gruppo Facebook e di tutto il resto, IMPONE delle scelte.

E la nostra scelta é semplice.

Dal 2018 NON perderemo più tempo a scendere a patti coi detrattori.

Non ce ne frega niente di convincere gli scettici e disillusi.

Rimanete pure con la vostra dietrologia, invidia o malinconia dei bei tempi andati.

Le porte del nostro mondo sono e resteranno per sempre SPALANCATE.

Per tutti.

Ma il gruppo cresce, e di conseguenza crescono le nostre responsabilità.

Quindi ripeto.

Non daremo più spazio ai “secondo me” di chi parla solo per criticare. Senza mettersi in discussione. Senza provare niente di nuovo.

Noi andiamo avanti.

E lo faremo con TUTTE le armi a nostra disposizione: il gruppo Facebook, gli articoli del blog, la newsletter, le dirette, i vari seminari a cui i docenti del gruppo parteciperanno in giro per l’Italia e, dulcis in fundo, il corso Albergatore Pro.

Cioè il vertice annuale per Albergatori Professionisti.

A gennaio ufficializzeremo le date e la location.

Ora, la notizia é questa.

Non sceglieremo un hotel o un centro congressi che possa tenere 1.000 persone.

Perché Albergatore Pro non é un esercito. Né vuole esserlo.

É un corpo d’elite che vuole mettere nella stessa sala SOLO albergatori, professionisti o aspiranti tali con gli stessi valori, provenienti da tutta Italia, per studiare, confrontarsi e dettare la via.

Ora seguimi in quest’ultimo aggiornamento.

In Italia, ad oggi, ci sono oltre 130.000 attività tra alberghiere ed extra alberghiere.

Penso di non essere smentito se dico che nessun corso al mondo puó avere un impatto simile.

Ma

Possiamo guidare gli altri con l’ESEMPIO.

E se ogni Albergatore Pro diventa il punto di riferimento della propria destinazione, stai certo che prima o dopo gli altri albergatori se ne accorgeranno.

Anzi, ti dico una cosa.

Sta già succedendo.

Fino a un paio d’anni fa, sentir parlare gli albergatori di branding e copywriting sembrava fantascienza.

Ora gli Albergatori Pro lo fanno ogni giorno. E gli altri drizzano le antenne..

Nel frattempo, molti gestori si lamentano del fatto che sia impossibile trovare buone strutture da gestire.

Mentre diversi Albergatori Pro vengono cercati da proprietari stanchi in cerca di un gestore capace di far crescere la propria struttura.

E siamo solo all’inizio.

Bene, per ora é tutto.

Ti auguro di chiudere il 2017 nel modo che preferisci.

Che sia condividendo le foto del tuo planning fully booked.

O godendoti le meritate vacanze con la tua famiglia, mentre pianifichi il tuo 2018.

Ah già.

A proposito del 2018…

Ho deciso che quest’anno ti auguro solo la SALUTE.

Perché so già che tutto il resto ce lo prenderemo INSIEME.

A colpi di marketing, copywriting, controllo di gestione, revenue, tecnologia, breakfast e CAZZIMMA.

Ci vediamo dall’altra parte.

P.S. in questa foto “d’annata” io e Daniele ci conoscevamo “solo da 23 anni”.

#together #teampro


CONTINUA A LEGGERE

Il web cambia (spesso), il marketing NON cambia MAI

Uno degli errori più comuni che mi trovo a riscontrare quando mi occupo di marketing per gli hotel è la confusione tra marketing e web marketing.

Facciamo il punto.

Come già abbondantemente discusso in passato, il problema nasce dal fatto che gli hotel italiani hanno iniziato a fare marketing nell’era del web e quindi gli albergatori non sono in grado di scindere le due cose.

Per la maggior parte (dei non Pro) il marketing è web.

Volendo ipersemplificare per loro il marketing è (al 99%) il loro sito web.

E questo comporta NON pochi problemi.

Perché?

Perché marketing e web viaggiano a due velocità TOTALMENTE DIVERSE.

Il web è dinamico, mutevole, innovativo.

Quello che oggi sul web è nuovo, domani è vecchio.

Quindi diventa necessario aggiornarsi costantemente per continuare ad essere competitivi.

Ora, io non sono un esperto (di web) ma alcune cose le ho capite (a forza di “schiaffi” dei miei amici Riky e Marco Baroni).

1) Gli algoritmi di Google cambiano spesso e i siti devono essere costantemente aggiornati per essere indicizzati (raggiungibili)

2) I dispositivi si aggiornano costantemente e i siti devono essere riprogettati per consentire la migliore esperienza di navigazione possibile da qualunque piattaforma

3) La grafica è in continua evoluzione e i siti devono prevedere restyling ricorrenti per essere sempre “freschi” ed attrattivi

Ora cosa c’è di male in tutto questo?

Assolutamente niente, anzi.

Devo riconoscere che molti albergatori hanno fatto propri questi concetti e, soprattutto i Pro, aggiornano il proprio sito in media una volta ogni 3 anni.

Ottimo.

Ma guardiamo il rovescio della medaglia.

Il marketing NON cambia.

MAI.

I principi fondamentali sono IMMUTEVOLI. Scolpiti nella roccia.

Tanto che uno dei libri di maggior successo della storia in materia, scritto dai padri fondatori del marketing strategico, si intitola “Le 22 immutabili leggi del marketing”.

Proprio così.

Certe LEGGI NON sono soggette ad obsolescenza.

Ti faccio un’esempio.

Per via della legge di GRAVITA’ se hai una mela in mano e la lasci cadere, questa finisce sul pavimento.

Questo c’è scritto sulla Treccani (un po’ meglio a dire il vero ma qui facciamo a capirci).

E non è che se tra tre anni cambiano la copertina della Treccani, cambiano la legge di gravità.

Nel marketing vale la stessa cosa.

Ma leggiamo insieme la legge n 11 tratta dal libro sopra citato:

“Gli effetti del marketing si fanno sentire nell’arco di un periodo di tempo PROLUNGATO.

Ogni operazione di marketing si ripercuote sul business delle aziende che ne fanno uso, anche a distanza di tempo”.

Quindi…

Una volta definita l’identità dell’hotel, cosa offre di diverso rispetto agli altri, e in quale categoria si posiziona….

Il risultato è…PER SEMPRE

Ergo: non è che quando vai a rifare il sito rifai anche il marketing (a meno che non sia inesistente, improvvisato o addirittura sbagliato).

Perché sarebbe un suicidio.

Perché il marketing strategico crea un messaggio con l’obiettivo di marchiare a fuoco il tuo hotel e stampare quel messaggio in testa al cliente potenziale.

E sai cosa c’è?

Che il mercato è saturo, perché siamo in una società IPER-comunicativa.

E le cose non basta dirle UNA VOLTA affinché il cliente le memorizzi.

E ti dirò di più.

Non basta nemmeno dirle per un paio d’anni.

Ma…

Se l’hotel è focalizzato su un target specifico, se la categoria è libera, se il vantaggio offerto al cliente è oggettivo e RILEVANTE e il messaggio viene perpetuato per un periodo di tempo sufficiente…

Allora si vince.

Ergo.

Trova la tua identità, riassumila quanto più possibile per creare un mantra che sia facile da memorizzare…

E ripetilo all’infinito in ogni declinazione e canale possibile finché i clienti non lo conoscono A MEMORIA.

Come dico sempre per spiegare il concetto…

Se ti dico:

“Dove c’è Barilla…”

Cosa mi rispondi???

“Esatto!!

Ora capisci come funziona?

Per concludere, quando vai a lavorare sul tuo marketing strategico per creare l’identità, devi metterci la stessa attenzione che metteresti nel farti un TATUAGGIO.

Cioè una cosa che ti rimarrà PER SEMPRE (salvo che tu non voglia farti di laser per rimuoverlo) e contribuirà a definire ciò che sei.

P.S. nei prossimi giorni ti spiego cos’è il payoff e come si sceglie.


CONTINUA A LEGGERE

Revenue per hotel stagionali - "mini" corso gratuito

Visto il GRANDE interesse suscitato dal post della scorsa settimana sul revenue per chi vende i pacchetti, ho deciso di approfondire l’argomento.

Pensavo di scrivere un paio di righe, invece è venuto fuori un “mini corso”.

Un VERO REGALO DI NATALE.

Quindi, se stai valutando di farti seguire da un consulente per gestire le tariffe del 2018, fermati un secondo.

Leggi bene fino in fondo.

Potresti scoprire di NON averne bisogno.

O semplicemente avrai le idee molto più chiare nel momento in cui “il nemico” cercherà di confonderti con il solito arsenale di supercazzole.

Sei Pronto?

Bene, prendi carta e penna.

1) Vendere la settimana: per quanto chiudere il ristorante sia il “sogno erotico” del 99% degli albergatori stagionali, la realtà ad oggi è molto diversa, fiocco di neve.

Infatti, oltre il 90% degli hotel stagionali che conosco vende ancora i pacchetti con ristorante (HB, FB, all-inclusive).

E soprattutto vende LA SETTIMANA.

Tendenzialmente da sabato a sabato o da domenica a domenica.

E’ vero o no?

Quindi, DOPO aver bruciato il tuo listino devi anche bruciare tutti i tuoi file di controllo mensili.

Proprio così.

Non me ne frega niente quanto hai fatturato a maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre.

Un mese è un timeframe (unità di tempo) troppo grande per un hotel che vende LA SETTIMANA. (ma dai?!)

Quindi, butta via tutto.

Analizzare il mese è INUTILE, se non dannoso (esattamente come sono INUTILI E DANNOSI i listini mese per mese o di tre settimane in tre settimane).

Perché in quel modo rischi di supporre sommariamente che le 4 settimane del mese abbiano tutte lo stesso peso.

Tanto penso che siamo tutti d’accordo che le prime due settimane di giugno non hanno lo stesso peso della terza e la quarta, così’ come la seconda settimana di luglio non vale come la quarta. Giusto?

Bene.

Quindi cosa devi fare?

Semplice, analisi per settimana.

Dividi i mesi nelle 4-5 settimane di riferimento ed estrapola i dati di OGNI SETTIMANA.

Sì, lo so. E’ un lavoro impegnativo e diverso da quello che sei abituato a fare ma non ti ho mai detto che incrementare i risultati sarebbe stato semplice 🙂

Alla fine di questa operazione avrai 4-5 buste trasparenti con etichetta del mese di riferimento (una per ogni mese a seconda di quanto dura la stagione) con dentro i 4 report settimanali di ciascun mese.

Fatto? Oddio mi sembro Muciaccia…

2) Analizzare i dati: ora, per prima cosa andiamo a vedere l’occupazione di ogni settimana.

Se c’è invenduto dobbiamo lavorare su quello.

Quindi ipotizzando di avere avuto un occupazione del 76% come nell’immagine, il nostro obiettivo sarà semplice.

Dobbiamo vendere quel 24% di camere. Prima possibile.

Quindi il prezzo di partenza dovrà essere leggermente più basso rispetto al prezzo di partenza della stessa settimana dell’anno scorso (ipoteticamente potrebbe essere anche solo 1 € in meno ma questo varia tantissimo a seconda di destinazione e competitor).

Nota bene: questa offerta ovviamente dovrà essere LIMITATA nel tempo e nel contingente di camere. (altrimenti rischiamo di vendere sotto prezzo)

3) Definire una scadenza e un contingente massimo di camere dedicato all’offerta:

ponendo di fare il classico prenota prima (fino al 31/12, 31/1, 28/2, 31/3), devi misurare COSTANTEMENTE IL PICK-UP confrontandolo con l’anno precedente.

Pick-up = quante camere ho venduto ad oggi per quella settimana? Quante ne avevo vendute al 13/12/16 per la stessa settimana del 2017?

L’obiettivo è prendere dei riferimenti intermedi (come ai tempi del mitico Alberto Tomba).

4) Misurare i risultati: in caso di prenota prima l’obiettivo è quello di vendere un numero di camere tale da colmare quanto più possibile l’invenduto dell’anno precedente (ricordi il 24%?).

Una volta raggiunto il risultato, RICORDA DI AUMENTARE I PREZZI e rimetterti in linea con l’anno precedente.

Ripeto: altrimenti vendiamo “sotto-prezzo” e facciamo DANNI.

5) Proiezioni: a questo punto dobbiamo capire come dovremo muovere la tariffa. Per farlo serve fare una proiezione di vendita.

Come si fa?

Semplice: prendi il prezzo di vendita e simula (aiutandoti con calcolatrice e/o file Excel) il risultato che otterrai vendendo tutte le camere che restano a quel prezzo.

Ora, se in passato non hai mai fatto revenue, il risultato del calcolo potrebbe anche starti bene.

Nel senso che colmando l’invenduto con una retta media più bassa e vendendo tutte le altre camere con lo stesso prezzo dell’anno precedente, miglioreremmo complessivamente il risultato della settimana.

Ma non basta perché accontentarsi non è lo sport che facciamo su Albergatore Pro.

6) Pianificare dei rialzi: se vuoi raggiungere il massimo risultato potenziale o semplicemente non avevi invenduto (quindi si partiva da 100% di occupazione), devi simulare una vendita a scaglioni. Anche partendo dallo stesso prezzo con cui sei partito l’anno scorso.

Facciamo un esempio?

Poniamo che tu abbia 30 camere da vendere per la settimana in questione. (a prescindere che siano le camere che restano DOPO il prenota prima, o il numero TOTALE).

Cosa succede se vendi tutte le camere che restano a 140 € di media?

Segnati il risultato.

Diversamente, se ti restano 30 camere da vendere puoi pianificare ad esempio 4 rialzi ogni 6 camere vendute (lo so che 6*4 fa 24 ma aspetta un attimo).

==> a 6 camere vendute rialzo di 1,5 € a persona al giorno (se non hai esperienza prevedi piccoli rialzi per evitare di andare fuori prezzo)

==> a 12 camere vendute rialzo di 1,5 € a persona al giorno

==> a 18 camere vendute rialzo di 1,5 € a persona al giorno

==> a 24 camere vendute rialzo di 1,5 € a persona al giorno

==> a 30 camere vendute l’hotel è pieno quindi hai vinto e non fai più niente.

Ipotizzando di avere il classico piano famiglia con 2 adulti e due bambini di cui paga solo 1 (1,5*2 + 1,5) nel caso dell’esempio finiresti per vendere le ultime 6 camere a 18 € in più al giorno.

Che fanno 126 € a settimana a camera.

756 € in totale. Per una settimana.

Ora segnati il risultato dato dalla somma della retta media raggiunta con ogni rialzo…

7) Ripetizione: applica questo sistema su ognuna delle settimane che hai da vendere.

😎 Incassa il bottino e prenota le TUE 3 settimane in vacanza (prima ti metti al lavoro, prima raggiungi il risultato, prima puoi prenotare, prima risparmi!).

Buon Natale!


CONTINUA A LEGGERE

Letture della sera

Ci sono persone che possono spendere 10 o 20 mila euro al giorno quando sono in vacanza, ma a questi turisti non bastano cascine e masserie, prati e scogliere: servono alberghi di lusso sul mare, servono strade, aeroporti, infrastrutture, servizi impeccabili, porti.”

Apriti cielo. Le parole di Flavio Briatore rivolte a un gruppo di imprenditori e amministratori locali sono risuonate come se avesse bestemmiato in chiesa.

“Perché serve a poco vantarsi di avere il maggior numero di siti Unesco rispetto a qualunque altro Paese, se poi da quell’immane patrimonio ricavi la metà della Francia. Perché gli stranieri che vengono a trovarci passano sempre meno tempo da noi, e lasciano sempre meno soldi.

Però guai a parlare di lusso, che non fa pugni con le vacanze di massa ma ci potrebbe andare a braccetto.

Guai a parlare di grandi manifestazioni, bloccate per impedire gli affari dei cosiddetti palazzinari. Guai a parlare di grandi opere, che dovrebbe essere un simbolo per collegare, unire, accorciare le distanze, invece diventano l’emblema del «non siamo in grado di realizzarlo”.

Eccola l’Italia.

Che si arrende ancora prima di combattere, che rimane ferma ai box e che non prova neppure a scendere in pista.

Il Paese nel quale la ricchezza e il benessere non sono obiettivo collettivo da raggiungere, un premio del lavoro, ma una colpa da nascondere.

L’invidia sociale come malattia mortale dell’italiano, come diceva Indro Montanelli. Ma alla fine i conti non tornano, per tutti, se nel turismo l’Italia non ha che un terzo degli occupati diretti della Germania.

E se il nostro Mezzogiorno, con i suoi innumerevoli patrimoni dell’umanità, più di tutto il Regno Unito messo insieme, incassa la miseria di 3 miliardi di dollari contro i 45 dell’Inghilterra.

Il turismo, ovviamente, non è che un aspetto di questa analisi, ma pure una perfetta cartina di tornasole.

Se non è il benessere, l’occupazione, la crescita e, sì, la ricchezza ciò che questo Paese vuole per se stesso, allora «siamo perfetti così».


CONTINUA A LEGGERE

Quando i figli di papà ereditano i muri ma NON la mentalità

Oggi vorrei affrontare un argomento che mi sta “sullo stomaco” e chiarire una questione importante una volta per tutte.

Ma prima un paio di premesse dovute.

Come i vecchi del gruppo sanno, sono letteralmente NATO E CRESCIUTO in hotel.

Proprio così.

Ho passato i primi 25 anni della mia vita in trincea e ho gradualmente superato tutta la trafila da “giovane marmotta” a parte integrante della squadra.

Questo significa che nel tempo ho fatto TUTTI i passaggi, GRADINO per GRADINO.

Di seguito alcune delle mansioni di cui mi sono occupato in ordine cronologico (alcuni di voi ci sono passati senz’altro):

==> Mettere i buoni delle consumazioni del bar dentro le buste della main courante
==> Sintonizzare i canali tv dei vari paesi stranieri prima che arrivassero i gruppi a maggio
==> Assistere alle trattative telefoniche di mio nonno
==> Andare ad aprire le porte alle vecchiette che puntualmente dimenticavano la chiave dentro la camera OGNI GIORNO, OGNI SETTEMBRE
==> Regolare i livelli di ph e cloro in piscina e pulire i maledetti skimmer (si scrive cosi?)
==> Fare i check-in
==> Registrare le schedine
==> Portare le schedine cartacee in bici all’azienda di soggiorno (si, perché una volta NON esisteva l’alloggiati web)
==> Fare i caffè
==> Caricare i prodotti dei menu nei primi gestionali in dos
==> Fare i prezzi (ma qui siamo già più avanti)
==> Assistere gli organizzatori dei meeting per le esigenze di sala (ultimo ruolo ufficiale prima dell’uscita)

Ma non è “solo questo”.

Perché, al di là delle mansioni svolte, l’albergo è talmente casa mia che se chiudo gli occhi e penso ai primi ricordi che ho dell’infanzia, sento ancora l’odore del ferro caldo passato sulle lenzuola quando entravo in stireria.

Se sei troppo giovane per capire cosa intendo, sappi che una volta si stirava tutto “in casa” e l’outsourcing non sapevamo nemmeno cosa fosse.

Detto questo, a volte, non sempre, ma più di quanto vorrei, mi capita di essere contattato da “albergatori” sulla 40ina in piena sindrome da Peter Pan (tra 7 righe ti spiego cosa intendo).

Per me è facile capirli.

Tanto che quando mi raccontano la loro storia e la loro situazione, a volte non serve nemmeno che completino le frasi perché ho provato sulla mia pelle le stesse esperienze, le stesse emozioni, ho compiuto lo stesso percorso.

Ma, c’è un però.

Cioè che alcuni di loro NON sono VERI albergatori.

E’ vero, il background è lo stesso di quelli veri.

Ma il fatto che abbiano “visto cose” non significa che abbiano capito veramente come funzionano (anche se loro ne sono profondamente convinti).

Esattamente come aver visto tante partite allo stadio non fa di me un giocatore di serie A.

Ovviamente ci sono persone e persone e i motivi degli atteggiamenti possono essere diversi.

Alcuni sono stati tarpati dall’eccessiva autorevolezza dei genitori, altri per caratteristiche caratteriali, altri ancora per pigrizia o troppo amore per la “bella vita”.

E ti assicuro che se sommiamo tutte queste categorie arriviamo vicini al 50% del totale.

Ora, niente di male, per carità.

Ognuno è libero di fare quello che vuole nella vita e seguire le proprie inclinazioni.

Non tutti devono per forza AMARE l’hotel, come noi.

Anche perché, per contraltare, conosco decine di albergatori di seconda o terza generazione che hanno migliorato notevolmente l’hotel di famiglia o creato un piccolo impero.

Ma allora perché la cosa mi disturba così tanto?

Semplice, perché gli “albergatori sbagliati” sono stati un FRENO all’intero movimento.

Il fatto di essere stati a bordo piscina senza mai tuffarsi e lasciare che i genitori “tirassero la carretta” perché il ruolo di “figlio di” gli consentiva di avere tutti gli agi senza responsabilità, ha impedito agli hotel di crescere.

Perché è facile uscire in cabrio il sabato sera con gli amici quando la domenica mattina si rimane a letto fino a mezzogiorno mentre qualcun altro fa i check-out..

Ma ora che ormai i genitori sono passati a miglior vita, o hanno raggiunto un’età che non gli consente più di essere competitivi col mondo che cambia…

Sono CAZZI.

Scusa il francesismo, ma non saprei come dirlo diversamente.

Perché se a 40 anni ti ritrovi con un ruolo “imprenditoriale” senza aver mai preso una decisione in vita tua (no, scegliere il colore della camicia non vale) , è molto difficile cambiare.

E non puoi sperare che sia il babbino a decidere se devi partecipare ad un corso, investire in uno strumento o in una ristrutturazione.

Attenzione.

Con questo non voglio certo sminuire i vecchietti terribili della generazione precedente.

Perché a volte incontro 70enni che mi danno 4 giri di pista.

Il punto è che vengono da un’altra epoca.

E il mondo negli ultimi 20 anni è cambiato con una velocità tale che non gli ha consentito di aggiornarsi.

Ed è normale che sia così.

Solo che se tu che oggi hai 40 anni ti aspetti che uno di 70 possa consigliarti su temi di branding, copywriting, campagne AdWords, revenue e compagnia cantante…

Mi dispiace, ma SEI FUORI TEMPO MASSIMO.

Quindi i casi sono due.

O ti dai una svegliata ti guardi allo specchio, ti rimbocchi le maniche e accetti l’idea che il destino del tuo hotel dipende da te,

oppure ti fai dai parte e lasci che qualcuno più preparato, più determinato e più appassionato di te gestisca l’albergo al massimo del suo potenziale.

Nell’interesse TUO, del futuro del tuo hotel, della tua destinazione e dell’intero movimento turistico.

Perché ti do una notizia nel caso non te ne fossi accorto.

Il bengodi è finito da un pezzo e gli anni 90 sono un lontano ricordo.

E se non ti muovi ADESSO, e continui a “gestire” l’albergo come se i risultati fossero garantiti dal cielo, tra qualche anno anche gli inverni alle Mauritius diventeranno un miraggio, fiocco di neve.

Quindi Sig. arbitro, chiedo la sostituzione.

Fuori i BAMBOCCIONI, dentro gli Albergatori Pro.


CONTINUA A LEGGERE

Revenue manager vs trader, competenze del futuro vs lavori del passato

Mi trovo a Bruxelles per parlare i con i progettisti dei fondi dell’unione europea.

L’obiettivo della trasferta (raggiunto) era capire meglio il funzionamento della struttura e ottenere un contatto diretto di una persona a cui fare riferimento per valutare determinati progetti legati a ristrutturazioni e formazione.

Detto questo, ovviamente da qualche parte si doveva dormire.

E siccome la trasferta è organizzata dall’unione europea, non abbiamo scelto noi l’albergo dove soggiornare.

Fatto sta che ci siamo trovati in un 4 stelle del centro, senza infamia e senza lode.

Ora, siccome sono malato proprio, appena arrivato al piano ho contato le camere, per capire come nasce una fila di 40 persone al ricevimento.

Presto detto.

Il nostro piano ha 58 camere.

C I N Q U A N T O T T O.

Ora facciamo due conti insieme.

L’hotel ha 8 piani.

8 x 58 = 564

Ipotizzando il classico indice di occupazione di 1,5 per camera da capitale europea, quando l’hotel ê al completo superiamo le 700 persone.

Quindi la fila ci può anche stare.

Facciamo altri due conti?

Con una retta media camera di 100 € e un’occupazione del 80% parliamo di un “alberghino” che viaggia sui 15 MILIONI l’anno.

Sai cosa vuol dire?

Vuol dire che se arriva un walk-in, e si fa la fila media con 40 persone davanti, da quando arriva a quando parla col ricevimento possono essere entrate 4-5 prenotazioni da altri canali (Booking, booking engine, mail, telefono)

E nel frattempo il prezzo potrebbe/dovrebbe essere cambiato.

E sai in cosa si traduce questo?

Che se un umano segue il revenue dell’hotel non ha diritto nemmeno a mangiarsi un piatto di pasta.

A meno che non usi un tablet come piatto per rimanere sul pezzo.

Ci siamo fin qui?

Bene, ora veniamo al trading.

Come sai negli ultimi anni ho collaborato con una software house.

Un esperienza formativa che mi ha trasmesso un’autentica passione-fissa per la digitalizzazione dei processi.

È una cosa difficile da spiegare, ma una volta che vivi quel tipo di ambiente non torni più indietro.

Infatti spesso mentre faccio una cosa a caso, mi chiedo come domani un software farà questa cosa al posto mio.

E occhio che ho detto COME, non SE.

OK, ma cosa c’ entra il trading?

Devi sapere che un mio ex collega, nonché uno dei miei migliori amici, 3 anni fa ha mollato tutto per trasferirsi a Tenerife.

Per fare il trader.

Per intenderci un trader è uno di quegli “esperti di borsa” che comprano e vendono valute, opzioni, azioni e commodities.

Ed esattamente come i revenue manager, passano tutto il giorno ad esaminare prezzi e oscillazioni di mercato per capire come e quando intervenire.

In pratica fanno lo stesso lavoro, solo che guadagnano tipo 10 volte tanto (i trader).

Ora il mio amico Tiziano Brunno è diventato fortissimo e collabora con un fondo di Chicago (ma non rompergli le palle in privato se hai meno di 100k da investire).

Ma l’aspetto divertente è che, paradossalmente, Tiziano NON ha raggiunto il suo obiettivo.

Infatti il suo piano originale era: sto al caldo tutto l’anno, lavoro due ore al giorno e passo il resto del tempo in spiaggia a fare surf.

Invece sapete come è finita?

Che Tiziano NON ha cambiato lavoro.

Ha solo cambiato software.

Ma sta sempre tutto il giorno ad aggiornare parametri e configurazioni per decidere:

==> Quando entrare (comprare)
==> Quando uscire (vendere)
==> Quanto sei disposto a perdere in una singola operazione (stop loss)

Esattamente come i revenue manager conoscono e lavorano ogni giorno coi vari gestionali.

Anzi, le società più solide e lungimiranti hanno già sviluppato un loro software che supporta i processi.

Ma quindi, cosa voglio dire?

Che i software sostituiranno due professioni “nuove” come revenue manager e trader?

Assolutamente no.

La strategia in entrambi i casi sarà SEMPRE frutto dell’intelligenza delle persone.

Ma l’applicazione no.

E tutto quello che oggi hanno in testa questi Professionisti finirà in un database e si tradurrà in un algoritmo.

Che applicherà le strategie, SISTEMATICAMENTE, mentre le persone vivono una vita normale.

Morale della favola?

Un Albergatore Pro deve conoscere tutti gli strumenti disponibili che possono aiutarlo ad applicare le strategie definite.

Con l’obiettivo di ottimizzare i ricavi liberando il tempo che oggi lo staff spende per compiere operazioni meccaniche.

In modo da riportare l’attenzione sul VERO mestiere di chi fa hotel.

L’OSPITALITÀ.


CONTINUA A LEGGERE

Creazione di un brand - Rolex - caso studio trasversale

Come sai, qua sopra da anni affrontiamo quotidianamente le dinamiche legate ai fattori che determinano la creazione di un brand.

Ora, chi ha fatto il corso Albergatore Pro è tornato a casa con decine di case history ed esempi pratici dal mondo hotel.

Ma dato che noi siamo per la crescita dell’intero movimento, spesso e volentieri ci spendiamo per offrire spunti gratuiti anche a chi non ha (ancora) avuto la possibilità di partecipare ai nostri corsi.

Esaurita la prima premessa, ne faccio un’altra.

Una delle cose che consiglio da sempre ai miei studenti è quella di osservare altri settori per capire come le dinamiche legate al marketing seguano principi “trasversali” che restano validi a prescindere dall’oggetto del business.

Ovviamente l’obiettivo è pescare spunti da declinare al proprio hotel.

Personalmente lo faccio sempre.

E in particolare la mia attenzione ricade sempre sui brand (manco a dirlo).

Detto questo, per la lezione di oggi prendiamo spunto dal BRAND per definizione degli orologi di lusso a livello mondiale.

Rolex.

E nello specifico affrontiamo i fattori determinanti nella creazione del brand di uno specifico orologio.

Il Milgauss.

Lo faccio perché, pur essendo un orologio particolarmente apprezzato dagli appassionati, NON è tra i modelli più famosi.

Eppure.

Rolex ha messo tutta l’attenzione del caso nel marketing. (e se lo fanno loro che fatturano qualche MILIARDO di euro non vedo perché non dovresti farlo tu per il tuo hotel).

Ma vediamo insieme gli elementi che portano “un semplice orologio” a diventare un brand.

1) La storia: il primo modello di Milgauss nasce nel 1956 quando “alcuni scienziati si accorgono che per alterare l’affidabilità e la precisione di un orologio meccanico standard è sufficiente un campo magnetico da 50 a 100 gauss.”

Tuttavia, nel corso delle loro ricerche, gli scienziati entrano in contatto con campi magnetici d’intensità molto maggiore.

E tu? Qual è la storia del tuo hotel? Com’è nato? Perché hai deciso di fare l’albergatore? Perché hai deciso di lavorare con i clienti che hai scelto? (famiglie, coppie, business, ecc…)

2) Unicità: la soluzione presentata da Rolex per ovviare a questo problema fu il Milgauss, un orologio UNICO nel suo genere in grado di resistere ai campi magnetici (fermo li! se stai pensando che a nessuno serve uno orologio antimagnetico ricordami l’ultima volta che hai visto un tuo amico scendere in acqua a 300 metri di profondità con un submariner).

E il tuo hotel? Cosa offri di unico ai tuoi clienti?

3) Ingredienti magici: la prima innovazione che garantisce la resistenza alle interferenze magnetiche del Milgauss è costituita dalla campana posta all’interno della cassa Oyster.

Realizzata in speciali leghe ferromagnetiche selezionate da Rolex, ha il compito di avvolgere e proteggere il movimento.

Vetro zafiro verde: Realizzato con un metodo segreto sviluppato dopo anni di ricerca: UN PROCESSO COSi’ LUNGO E COMPLICATO DA NON AVER BISOGNO DI BREVETTO.

E nel tuo hotel? Quali sono gli ingredienti magici che rendono unica l’esperienza dei tuoi ospiti o le particolari procedure adottate? Quali sono i corsi che fai fare al tuo staff per offrire un valore aggiunto che altrove non si trova?

4) Nome che completa il processo di posizionamento: il Milgauss è grado di resistere a campi magnetici di 1.000 gauss (unità di misura dell’induzione magnetica): da qui l’origine del suo nome.

E il tuo hotel? Si chiama ancora con il nome di una tua bisnonna (pace all’anima sua) o con il nome della città preferita di tuo zio?

5) Certificazioni/attestati: Negli anni ’50, il CERN, laboratorio internazionale di fisica nucleare più rinomato al mondo, è stato anche uno dei primi istituti scientifici a confermare che il Milgauss è in grado di resistere a campi magnetici di 1000 gauss.

E tu? Hai ricevuto particolari riconoscimenti o attestati? Sei primo in una particolare categoria? Sei stato intervistato da radio, tv, giornali locali per qualcosa in particolare legato a come lavori?

6) RICONOSCIBILITÁ ISTANTANEA: pur perfezionandosi, il Milgauss è rimasto fedele alla propria eredità scientifica e alla propria identità unica.

Le linee pulite e l’inconfondibile LANCETTA DEI SECONDI A FORMA DI SAETTA color arancio, che trae ispirazione dal modello originale, lo rendono riconoscibile al primo sguardo.

E il tuo hotel? Ha un elemento distintivo che si porta dietro DA SEMPRE (o che si porterà), che lo rende immediatamente riconoscibile e diverso rispetto agli altri?

Bene, per oggi la lezione è finita.

Ma l’inverno è alle porte.

E ora ti do una brutta notizia.

Se lasci le slide del corso a riposare nella chiavetta, non produrranno risultati da sole.

Se vuoi fare il salto per passare dalla teoria alla PRATICA devi rimboccarti le maniche e APPLICARE.

Personalmente NON vedo l’ora di vedere i risultati.

P.S. Alla prossima edizione del corso premieremo il miglior Brand.

Daje!!


CONTINUA A LEGGERE

Domande del sabato mattina

Sai dirmi perché in giro si pensa che “fare revenue” vuol dire soltanto vendere in B&B su bookingpuntocom??

Mi spiego meglio.

Posto che effettivamente l’oscillazione della tariffa tra minima e massima in B&B ha forbice più ampia.

Perché la maggior parte degli albergatori stagionali che vendono prevalentemente la settimana a pacchetto (HB, FB, all-inclusive) si disinteressano del problema tariffe come un eschimese si disinteressa delle creme solari???

Cioè per capirci.

“Fare revenue” in realtà non vuole dire vendere in B&B su Booking.

Vuol dire (e stiamo ancora semplificando) ottimizzare le tariffe di vendita.

Facciamo un esempio?

Un albergo al mare vende una settimana in pensione a completa a luglio a 67 € a persona e ha una media di 150 presenze al giorno.

Sai cosa succede se analizzate lo storico?

Succede che magari scopri che hai una media tra il 50% e il 100% di rifiuti per occupazione.

Tradotto: se hai 50 camere, significa che hai “detto no” a una media tra 25 e 50 richieste al giorno perché sei al completo.

E sai cosa succede se, con quel dato alla mano, alzi i prezzi di 3 € a persona?

Succede che i clienti sotto data prenotano comunque, perché la domanda è superiore all’offerta.

Poniamo che fai un 30% di conversioni sotto data.

Se 50 persone spendono 3 € in più, sono 150 € IN PIÙ al giorno.

Moltiplicalo per gli 80 giorni del picco di stagionalità.

Hai appena “trovato” 12.000 € sotto il cuscino.

E sei sempre tu, con lo stesso hotel.

Com’è sta storia?


CONTINUA A LEGGERE
Thank you! Your submission has been received!
Oops! Something went wrong while submitting the form.

Siamo qui per offrirti il supporto di cui hai bisogno, contattaci!

Clicca sul link qui sotto per inviarci una richiesta specifica sulle tue necessità.

CONTATTACI

Compila il modulo e sarai ricontattato da un nostro consulente!

INVIA RICHIESTA

Richiesta inviata correttamente!

Sarà nostra premura ricontattarti prima possibile.

È stato riscontrato un errore durante l'invio del messaggio. Riprova di nuovo.