La storia della rana nella pentola e la differenza tra proprietari e gestori

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La storia della rana nella pentola e la differenza tra proprietari e gestori

Pur avendo studiato economia, una delle lezioni che mi sono rimaste più impresse del mio (breve) percorso universitario è il “principio della rana bollita” del filosofo americano Noam Chomsky.

Cosa dice questo principio?

❝ Immagina un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana.

Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida.

La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare.

La temperatura sale.

Adesso l’acqua è calda.

Un po’ più di quanto la rana non apprezzi.

Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa.

L’acqua adesso è davvero troppo calda.

La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire.

Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita.

Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.❞

Vediamo insieme come questo principio si adatta al mercato degli hotel italiani?

Una delle (tante) inversioni di tendenza registrate negli ultimi anni é la percezione di rapporto tra la figura dei proprietari e quella dei gestori d’albergo.

Storicamente infatti i proprietari sono sempre stati considerati la categoria privilegiata e “invidiata” dagli addetti ai lavori.

Perché?

Semplice, perché loro “hanno i muri e quindi per loro é più facile perché non devono pagare l’affitto.”

Verità assoluta e oggettivamente incontestabile.

Ma…

Il cambio di scenario economico avvenuto dal 2008 in avanti (qualcuno preferisce chiamarla crisi) ha stravolto per sempre il mercato e con esso le percezioni della gente.

Perché?

Per cominciare, per la prima volta dagli anni ‘60 il valore degli immobili ha smesso di crescere in maniera “automatica” ed esponenziale.

In pratica comprare immobili a prezzi “di mercato” (che ci hanno messo anni per adeguarsi al nuovo scenario) ha smesso di essere un affare. (E qualche anno in più per smettere di essere considerato tale)

Nel frattempo, il turismo ha attraversato una vera RIVOLUZIONE.

==> Internet ha cambiato le regole del gioco delle prenotazioni.

==> Nuove destinazioni prima inesplorate hanno lanciato il proprio brand.

==> La qualità degli hotel è stata certificata delle recensioni e diventata pubblica.

==> I voli low cost hanno innescato in milioni di persone la voglia di scoprire nuove mete. E i clienti abituali sono diventati un po’ meno abituali.

Risultato:

gestire un hotel è diventata un attività notevolmente più complessa rispetto a 20 anni fa.

Motivo per cui, i gestori “sopravvissuti” hanno imparato velocemente ad ottimizzare ogni aspetto commerciale e gestionale per cercare di incrementare i margini sempre più risicati in tutti in modi possibili.

Al contrario, chi non ha reagito velocemente, è stato sputato fuori dal mercato.

Da un anno all’altro.

I proprietari invece, hanno continuato per anni a nuotare nell’acqua tiepida della loro zona di confort ed hanno impiegato più tempo ad accorgersi dei cambiamenti.

Solo che nel frattempo le strutture sono invecchiate insieme a loro e le tasse sono aumentate.

E l’istinto di sopravvivenza ha trasformato i gestori in lupi sempre più affamati e difficili da affrontare.

E i proprietari di seconda o terza generazione?

Eh…

Nella maggior parte dei casi hanno ereditato un immobile “vecchio” e strategie “vecchie” che, pur avendo sfamato egregiamente le generazioni precedenti, non sono più competitive sul mercato attuale.

Cosi hanno dovuto ristrutturare ed aggiornare le proprie competenze.

Risultato?

Ipotizzando che la proprietà di un hotel di 40 camere abbia speso UN milione per ristrutturare (quando basta), oggi tra rata del mutuo e IMU, parte con un costo che è mediamente allineato al valore di mercato per la gestione del proprio hotel (a volte anche superiore!)

Quindi?

Quindi, per la prima volta nella storia degli hotel Italiani ci troviamo di fronte ad un contesto competitivo dove proprietari e gestori “fanno lo stesso sport”

Ed entrambi devono studiare ed aggiornarsi per ottenere risultati importanti.

Ora vogliamo dire che gli albergatori bravi l’hanno sempre fatto?

Diciamolo.

Ma diciamo anche che, se un tempo la differenza tra studiare e non studiare era magari un viaggio in meno durante l’anno, oggi Il mercato NON PERDONA.

E chi sbaglia VA A CASA.

Quindi, non importa che tu sia proprietario o gestore, oggi se ti distrai un attimo l’acqua bolle e tu… fai la fine della rana di Chomsky.

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