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Gestione del prenota prima - non rimborsabili, tariffa di partenza, sconti & costi di marketing

Come promesso, in seguito all’esito del sondaggio effettuato due giorni fa sul gruppo Facebook, colgo l’occasione per chiarire alcuni aspetti e sviluppare un approfondimento.

Premessa.

Per quanto ognuno di voi sia giustamente concentrato sul proprio hotel e sul proprio contesto competitivo, è opportuno ricordare una volta di più che, alla base di ogni strategia e scelta commerciale, c’è il format dell’hotel e il conseguente modello di business.

Come sempre il mondo in questo caso di divide in due.

Da una parte ci sono gli hotel Art&Business (così impariamo ad identificarli con le diciture internazionali) e più generale, tutti gli hotel che basano la propria offerta principale sul B&B.

In questo caso, ha poco senso parlare di “prenota prima”.

Il tipo di cliente che prenota un soggiorno in B&B lo fa prevalentemente tramite booking.com che ha come cuore dell’algoritmo, la comparazione del prezzo FINITO.

La cosa corretta da fare se gestisci un hotel del genere, è impostare una tariffazione di partenza derivata dallo storico dell’anno precedente, con lo scopo di ottimizzare l’occupazione dove necessario e di incrementare la retta media, quando possibile.

Tradotto per l’uomo della strada: se hai un invenduto che realisticamente può essere recuperato in funzione degli andamenti macro della destinazione, abbassi il prezzo (rispetto al prezzo di partenza dell’anno precedente) con lo scopo di creare una maggiore base di occupazione per poi alzare i prezzi gradualmente nel tempo in funzione delle vendite.

Occhio alle non rimborsabili: contrariamente all’uso maldestro che ne vedo fare, le non rimborsabili rappresentano una “prova di forza” che, in quanto tale, può essere applicata solo da chi ha uno storico solido, una buona reputazione e può ragionevolmente assumersi un rischio.

Per capirci: in nessun caso le non rimborsabili incentivano le vendite (è lo sconto che vende), ma servono solo a tutelarsi contro i grandi (e crescenti) volumi di cancellazioni.

NON sono quindi uno strumento utile per incentivare le vendite per chi ne ha reale necessità.

(In questi casi meglio vendere una standard rate e tenere monitorato lo storico delle cancellazioni gestendo strategicamente l’overbooking).

Dall’altra parte della barricata invece troviamo tutti gli hotel Sun&Beach (sempre per usare diciture internazionali) e, più in generale, tutti quegli hotel che, a prescindere dalla destinazione, basano la propria offerta principale sui trattamenti di pensione completa o all inclusive.

In questo caso ha MOLTO senso parlare di prenota prima.

Infatti, questo genere di servizi, normalmente hanno come target di riferimento famiglie o coppie con un maggiore length of stay (durata del soggiorno) che normalmente si muovono con un maggiore anticipo rispetto all’arrivo.

E, per intenderci, oltre alle necessità di programmare le proprie vacanze, lo fanno ANCHE con l’intenzione e la consapevolezza di risparmiare, muovendosi in anticipo.

In questo caso la scelta dell’hotel segue un processo di selezione più attento, con ricerca di informazioni su diverse piattaforme e porta ad instaurare un contatto DIRETTO con uno o più hotel che rispondono precisamente ai requisiti di prezzo e servizi.

E qui entra in scena il “prenota prima” con lo scopo di creare un senso di urgenza che si associa perfettamente alla necessità di programmazione e il bisogno emotivo di ricerca dell’affare.

Anche in questo caso però, spesso l’uso che viene fatto di questo strumento è “poco strategico”.

Di seguito vi riporto quindi alcuni errori comuni da evitare assolutamente.

1) Non ci crederete ma sconti del 10%, se reali, sono già MOLTO alti.

Anche se non metto in dubbio che funzionino, nel 99% dei casi sono legati a una quasi totale assenza di investimenti di marketing che impongono all’albergatore la necessità di mantenere una % di conversione altissima per ottenere i risultati prefissati.

In questo caso la domanda da farsi è: quanto mi costerebbe acquisire un NUOVO cliente direttamente senza sconti?

Spoiler: nella quasi totalità delle destinazioni turistiche italiane costa meno del 10%.

2) Sconti superiori al 10% sono da evitare assolutamente e spesso nascono da esigenze finanziarie che nulla hanno a che fare con una corretta politica commerciale.

In pratica, alcuni albergatori per mille ragioni diverse, arrivano alla fase iniziale di vendita in apnea, magari supportati da un fido e fanno sconti scriteriati nel tentativo di convertire prima possibile il maggior numero di prenotazioni, per incassare le caparre e tornare a respirare.

Ve la faccio facile: anche se il fido vi mette ansia, anche se ODIATE i debiti (come tutti), in banca i soldi costano MOLTO MENO del 15-20-25- addirittura 30%.

Voi non ve ne rendete conto, ma in questo caso state usando i clienti come banca.

IL PROBLEMA è che state pagando 10 volte il prezzo di mercato del denaro.

Per tornare sulla terra fatevi questa domanda: paghereste mai un prestito in banca il 20% di interessi?

Ecco, appunto.

3) Il prenota prima NON funziona con un bottone on-off.

Non è “o tutto niente”.

Spiego meglio.

Chi vende i servizi a pensione (o all inclusive) normalmente ha un indice medio di soggiorno più lungo rispetto ai B&B: 4-5-6… spesso 7 notti.

Prendiamo il caso di soggiorni minimi di una settimana (come molti hotel stagionali richiedono, assecondando la richiesta).

In questo caso, “la vostra settimana” equivale alla notte di un B&B, cioè rappresenta l’unità di misura delle vostre vendite.

Quindi, se una settimana vale una notte, per quale motivo gli sconti dovrebbero essere attivati/disattivati/ridotti in maniera omogenea su tutto il periodo di apertura??

Ve lo dico io, PER NESSUN MOTIVO.

Sarebbe come se un B&B, vendute 10 camere per una notte a caso, alzasse automaticamente il prezzo su TUTTE LE ALTRE, a prescindere dall’occupazione.

Ora, nonostante questo sembri un concetto apparentemente banale, l’80% degli hotel stagionali sbagliano completamente l’applicazione della strategia “prenota prima” seguendo questo schema comportamentale:

==> attivano il prenota prima in una data X;

==> quando il volume generale delle prenotazioni raggiunge quella considerano “una soglia di serenità”, riducono lo sconto indiscriminatamente su tutte le settimane.

==> Quando pensano di aver venduto “abbastanza” o, peggio, hanno coperto il fido con le caparre, stoppano il prenota prima (anche qui ovviamente senza considerare il venduto dei diversi periodi).

Cosa bisognerebbe fare in realtà:

==> Si attiva il prenota prima in una data prestabilita mesi prima. In concomitanza con l’attivazione delle campagne di marketing.

==> Si tengono monitorati gli andamenti delle vendite con controlli UNA VOLTA A SETTIMANA, su ogni mese/settimana, confrontando i dati con quelli dell’anno precedente.

==> Si riducono gli sconti SOLO NELLE SETTIMANE che hanno performance positive, lasciandoli invariati nelle settimane dove l’occupazione richiede “un aiutino.”

==> Il prenota prima finisce quando i livelli di occupazione sono omogenei su tutti i periodi in funzione dei diversi obiettivi di vendita.

Ok, sono perfettamente consapevole che quello che ho appena scritto può essere tranquillamente venduto come consulenza.

Ma sono stanco di vedere 40enni che NON sanno cosa fare “da grandi” e si danno alla consulenza per hotel o ex albergatori pentiti che “vogliono dare una mano ai colleghi”, o peggio, consulenti esperti che forzano strategie revenue da 4 stelle city in hotel all inclusive al mare.

Sono stanco di vedere ogni anno danni da centinaia di migliaia di euro causati da strategie impostate senza senso logico, condizionando negativamente il mercato anche per chi lavora bene, e ho deciso che può bastare così.

Quindi, ora che avete il manuale di istruzioni, non avete più scuse.

Andate, applicate e condividete.


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La passione è sempre la passione

È stato un anno pienissimo.

Il tour in giro per l’Italia, il lancio del corso, il lancio del libro, i clienti, l’hotel da gestire, poi di nuovo la preparazione del corso, il corso…

Il corso più grande e più bello di sempre.

Sembrerà banale, ma tutto questo era addirittura difficile da immaginare fino solo a 4 anni fa.

Ora è tutto vero.

Qui dentro siamo ormai 5.000 e siamo molto più di un gruppo facebook per albergatori.

Siamo uniti da qualcosa che va oltre il fatto di “fare lo stesso mestiere”.

La passione, alla fine è sempre la passione.

Quella che ti tiene sveglio di notte per cercare un nuovo hotel, quella che non vedi l’ora di vedere il report delle vendite…

La passione che amplifica la soddisfazione o la frustrazione per una recensione.

Quella che alimenta lotte in famiglia per portare avanti un’idea di cambiamento.

Che accende le discussioni con i colleghi, i soci, i collaboratori.

La passione che da il gusto della vittoria all’ultima camera venduta.

La passione che si trasforma in disturbo ossessivo compulsivo, che si placa solo nel vedere il giardino o la sala perfettamente in ordine, simmetricamente sovrapposta all’immagine ti eri fatto in testa.

Il sorriso di un cliente che ti saluta prima di partire…

Molti di voi, molti di noi, durante il corso hanno usato la parola “FAMIGLIA”, che personalmente mi fa sempre un pò paura.

Perché la famiglia è una cosa sacra e non andrebbe mai mischiata con le cose di lavoro.

Ma alla fine della fiera, dove sta il confine?

Qual è il vero significato della parola?

Io penso che famiglia siano un insieme di persone che condividono le stesse origini, gli stessi valori e vivono la stessa casa.

Ecco, nei miei sogni più puri, vorrei che Albergatore Pro fosse proprio questo.

La casa degli Albergatori professionisti di tutta Italia.

La NOSTRA famiglia lavorativa.

E, se per un giorno, o un solo momento, avete condiviso questo pensiero…beh allora io e Daniele Sarti abbiamo vinto.

A proposito.

Dicono che il Natale sia il momento in cui i desideri si avverano…

Per quanto mi riguarda Albergatore Pro è la dimostrazione pratica che i sogni possono diventare realtà.

Per quanto riguarda tutti voi invece, vi auguro che il viaggio imprenditoriale che stiamo facendo insieme, possa aiutarvi a diventare le persone che volete diventare.

Buon Natale.


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Come impostare un sistema di monitoraggio automatico dei tuoi investimenti sulle Adwords

Durante il primo appuntamento della Masterclass di Albergatore Pro, insieme ai 30 albergatori presenti, abbiamo pianificato la strategia di marketing del 2020.

In pratica, durante i due giorni abbiamo analizzato una vera e propria mappa con tutti i passaggi da seguire per completare il piano.

Ovviamente, trattandosi di un percorso interattivo e personalizzato, abbiamo anche analizzato caso per caso le specifiche declinazioni del piano, in funzione delle esigenze dei diversi hotel.

E, dato che la maggior parte dei presenti non avevano ancora pianificato un programma di investimenti continuativo, ci siamo soffermati in particolare su Google Ads e su come sfruttare le potenzialità dello strumento per attirare più clienti o, a seconda del caso, per disintermediare quanto più possibile.

Una parte fondamentale del corso è stata il monitoraggio.

Nello specifico, abbiamo visto insieme quali sono gli indicatori realmente importanti per un imprenditore, come impostare il sito per ottenere il maggior numero di conversioni e come valutare l’efficacia delle landing page…

Ora, al di là del livello di consapevolezza dei singoli, una pericolosa mancanza è risultata decisamente troppo comune.

Così, pur essendo il contenuto della lezione strettamente riservato ai partecipanti, ho deciso di condividere l’antidoto a questo specifico problema sul gruppo come stimolo per cominciare al meglio il 2020.

Quindi, promettimi che leggerai il proseguo con attenzione e tieni i ringraziamenti per la fine…

Ok, passiamo ai fatti.

Per quanto, la quasi totalità dei presenti conoscessero Google Analytics e ci avessero fatto almeno un giro, pochissimi albergatori che conosco hanno l’abitudine di verificare personalmente gli andamenti delle campagne.

E questo, specialmente se hai deciso di impostare un programma di investimenti continuativo, è semplicemente troppo pericoloso.

Infatti, in questo modo si delega completamente il controllo ai tecnici dell’agenzia web (che sono tecnici), rimettendosi alla puntualità con la quale sono abituati a condividere i risultati con i clienti.

Chiariamoci.

Se l’uso dell’advertising che hai fatto fino all’altro ieri, era investire un paio di mille euro in situazioni di emergenza, è normale che il monitoraggio non potesse essere parte della tua routine imprenditoriale.

Ma, posto che investire in maniera continuativa è un pilastro portante del metodo Albergatore Pro, è fondamentale che tu prenda consapevolezza del fatto che, nel momento in cui decidi di intraprendere questa strada, devi necessariamente cambiare abitudini.

Tradotto: devi controllare costantemente gli andamenti delle campagne e assicurarti che siano in linea con gli obiettivi prefissati.

Problema:
hai già mille cose da fare, lavori ogni giorno con strumenti diversi ed è difficile inserire in una giornata tipo, infinita e imprevedibile, una nuova abitudine, seppur fondamentale come il controllo.

Soluzione: automazione.

Google Analytics ti da la possibiltà di ricevere in automatico report personalizzati con cadenza prestabilita, sulla base degli indici che vuoi monitorare.

Non devi far altro che entrare sul tuo account, cliccare a sinistra nella sezione personalizzazione, selezionare la voce rapporti personalizzati e creare il tuo report.

Ora, quali indici monitorare e come leggerli è ovviamente oggetto di una consulenza specifica che non può essere affrontata con un post su Facebook.

Ma sappi che in questo modo:

  1. Non sarai costretto a ricordarti di entrare su Analytics per effettuare controlli che finirebbero per essere casuali, in funzione delle mille cose che hai da fare.
  2. Puoi stabilire una cadenza fissa per ricevere il report indicando un giorno e un orario in cui pensi di avere più tempo per dedicartici.
  3. Una volta imparato al leggere il report ti basteranno pochissimi secondi di riflessione per capire cosa sta funzionando e cosa no e le freccione verdi e rosse ti aiuteranno a capire cosa sta migliorando e cosa sta peggiorando rispetto al periodo precedente.
  4. Specialmente se sei all’inizio ti consiglio un controllo comparativo settimanale per allenarti a riconoscere “i riferimenti medi del tuo hotel” e verificare velocemente il rendimento dei tuoi investimenti.

Inoltre, con questa semplice operazione otterrai:

  1. Totale e costante consapevolezza degli andamenti;
  2. Possibilità di intervenire tempestivamente per correggere eventuali campagne non performanti;
  3. Dialogo alla pari con l’agenzia e responsabilizzazione della stessa che saprà che non sei un cliente “base” da seguire distrattamente, ma un vero Pro da trattare come tale.

Bene, per il momento è tutto.

Prima di chiudere lasciatemi dire che questo 2020 è iniziato in maniera entusiasmante, che non vedo l’ora di affrontare la prossima puntata della Masterclass, e che presto saremo pronti per svelarvi alcune anticipazioni sulla prossima grande novità targata Albergatore Pro.

Nel frattempo, come sempre,

#Staypro


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L'importanza della condivisione dei dati

Anche nel 2019, come in accade in media negli ultimi SESSANT’ANNI, le presenze sono aumentate del 3%.

Il turismo italiano è un indice stabile e affidabile.

Ma le presenze sono davvero un indicatore attendibile della salute del comparto turistico?

Risposta secca: si, ma incompleto.

Risposta articolata: gli unici dati realmente attendibili per un impresa, pubblica o privata che sia, sono gli indicatori economici.

Con gli € si investe per lo sviluppo, con gli € si sostengono i costi delle infrastrutture, fisiche e digitali.

Il punto è che esistono “due livelli di economia” all’interno dei quali ogni imprenditore opera.

La macroeconomia, cioè quella di sistema, che rappresenta l’ecosistema generale e definisce i confini dentro i quali muoversi con orizzonte temporale a medio lungo termine.

La microeconomia, data dalla specifica situazione economico-finanziaria della singola impresa, con la quale confrontarsi a breve termine, OGNI giorno.

✅ Hai i soldi sul conto puoi fare un investimento.

⛔️ Non li hai, non puoi farlo.

A prescindere da cosa accade in destinazione o cosa accadrà nei prossimi 10 anni…

Detto questo, nel 2020 è fondamentale dal punto di vista strategico conoscere i parametro macro-economici per capire quali sono le reali possibilità di sviluppo (e tarare gli investimenti di conseguenza).

Il problema è che spesso le informazioni disponibili sono vaghe, imprecise e scarsamente attendibili.

Ecco perché è altrettanto importante comprendere l’importanza della condivisione dei dati per definire un contesto competitivo in maniera scientifica e contribuire alla crescita.

Ora, dai commenti che leggo sul gruppo e che ascolto nelle riunioni a cui partecipo, mi rendo conto che c’è ancora molta confusione su questo aspetto, aggravata ad uno scetticismo, figlio di retaggi culturali vecchi di 20 anni.

E se facessimo un webinar dedicato, per spiegare qual è il REALE beneficio che il TUO hotel otterrebbe se ci fosse una condivisione di parametri economici nella TUA destinazione?

Interessa?


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Come imparare ad usare Instagram per il tuo hotel copiando i beach club di Bali

Dando seguito al post dell’altro giorno sulla spaventosa campagna di influencer del Baglioni Resort Maldives, oggi voglio approfondire le strategie di marketing usate a Bali dai principali resort, e relativi beach club.

Ma prima un paio di premesse:

1) Instagram sta al 2020, come Facebook sta al 2010, la tv è stata dagli anni ‘80 agli anni 2000.

Stop.

È IL media del momento e più di tutti gli altri sta influenzando le dinamiche sociali ed economiche degli anni che viviamo.

2) Avendo un impatto così evidente su così tante persone, (pensate solo che hanno dovuto oscurare il numero di like a causa dei disagi psicologici che questa continua ricerca di accettazione sociale comportava) Instagram ha, di conseguenza, un impatto economico ENORME sul marketing e sul product placement di qualsiasi settore merceologico (con particolare rilevanza su food, moda e TURISMO).

Per darvi un’idea della portata del fenomeno, pensate che il valore commerciale (determinato in base agli introiti generati) dell’account di Cristiano Ronaldo è di QUARANTASETTE MILIONI di euro.

Se pensate che il merito della valutazione astronomica sia prevalentemente da attribuire al brand CR7 avete ragione, ma considerate che l’account ufficiale Facebook dello stesso fenomeno portoghese vale circa 2 milioni di euro.

Ora, fatte le dovute premesse io e Daniele Sarti vi avevamo anticipato lo tsunami che stava per travolgerci già nel 2016, lanciando il nostro primo corso, Insta HotelPro (in fase di continuo aggiornamento).

Ma torniamo ai giorni nostri.

Per prima cosa mi sento di dire che, per quanto i margini di crescita siano ancora ENORMI, “l’era dei pionieri” é conclusa e i principali hotel brand italiani e internazionali hanno già messo la propria bandierina creando e sviluppando i propri account come vero e proprio canale di acquisizione clienti.

Cosa che di fatto è.

Ma se dovessi aprire un nuovo account oggi?

✅ Vale ancora la pena?

✅ Da dove dovrei cominciare?

✅ Come farei a tenerlo aggiornato tra le mille cose da fare?

Per risponderti, ti parlerò appunto dei beach club di Bali e di come hanno “cavalcato l’onda” di Instagram per creare brand da milioni di euro di fatturato attirando investitori da tutto il mondo.

Nota: Bali è il classico esempio di “Instagram destination” avendo visto esplodere la propria popolarità su scala mondiale grazie alla sua instagrammabilità e conseguente divulgazione di travel influencer da tutto il mondo.

Oggi, grazie a Instagram, Bali é di fatto più famosa dell’Indonesia stessa.

Ma torniamo a noi.

Per prima cosa devi capire se il tuo hotel, così come è oggi, è considerato “instagrammabile” dai tuoi ospiti.

Come sempre, il marketing é “solo” un amplificatore e può espandere solo ciò che esiste già.

Quindi la prima cosa che devi fare è aprire Instagram, digitare nel campo cerca il nome del tuo hotel, selezionare l’opzione luoghi e vedere se e cosa condividono i tuoi ospiti.

Per chi non lo sapesse, così facendo trovi le foto che i tuoi ospiti hanno già condiviso taggandosi presso il tuo hotel.

A questo punto due sono le opzioni:

1. non trovi niente: brutto segno. In questo caso la tua priorità é creare degli angoli “instagrammabili” e incentivare la condivisione.

La buona notizia é che a volte basta davvero poco: un grande hashtag di polistirolo col nome del tuo hotel con un bello sfondo, un’area verde con pratino e qualche elemento d’arredo figoso, un’angolo libreria, una citazione ispirazionale alle pareti. Insomma, libera la fantasia.

2. trovi delle foto che riportano più o meno tutte lo stesso scorcio. Capita spessissimo che gli utenti cerchino altre foto prima di pubblicate e “prendano spunto” da altre foto già postate.

In questo caso devi semplicemente dare risalto a ciò che è già apprezzato incentivando altri utenti a scattare, oltre a farlo tu direttamente col tuo account (questo vale anche per l’opzione 1, DOPO che avrai creato la tua attrazione).

Una volta creato un contesto e un contenuto, devi iniziare a curare il tuo account.

Come farlo?

Esattamente come se fosse il tuo SITO.

Tradotto?

✅ Devi riportare nella bio il payoff: su Instagram il testo ha POCHISSIMO spazio e devi sintetizzare immediatamente la tua identità con pochissime parole.

✅ Devi riportare TUTTI i contatti: sito, telefono e devono poterti inviare una mail con un clic dall’apposito bottone.

✅ Devi riportare un bottone prenota collegato al booking engine (addirittura tra le storie in evidenza del @finnsbeachclub, payoff “World’s best beach club ”, c’è la registrazione esatta della procedura da seguire per effettuare la prenotazione di un lettino!!).

✅ Devi sfruttare al massimo le storie e le immagini mettendo in evidenza: eventi, offerte speciali, FAQ (vedi account @azulbeacclub) e momenti speciali condivisi dagli ospiti.

✅ Devi incentivare in ogni modo possibile la condivisione con lo scopo di creare una community che vive di vita propria.

Per comprendere meglio il concetto, considerate che il 37% degli under 30 in America ammette di usare i tag di Instagram regolarmente per ritrovare persone “interessanti” che ha visto (!) e conosciuto in un certo luogo.

Ve la faccio più facile: vedi una che ti piace in un posto dove sei stato, torni a casa e la cerchi su Instagram in quel luogo per vedere se si é taggata.

(La stessa cosa vale se partecipi ad un corso o a un meeting e vuoi ritrovare qualcuno verso il quale hai interessi commerciali, ma “rende meno l’idea 🐷”).

Insomma, parliamo di un fenomeno con risvolti potenzialmente esplosivi per un business ad alto livello di interazione umana come l’hotel.

Ok, ora veniamo all’ultima domanda.

Come fare a tenere aggiornato l’account?

È “solo” una questione di disciplina e condivisione.

Consiglio pratico.

Crea una chat dove partecipano i membri dello staff che decidete di coinvolgere (ne basta uno per reparto) incentivandoli a scattate foto e girare brevi video di momenti e situazioni particolari.

Lo scopo è trovare almeno una foto e un paio di video usabili ogni giorno.

Da condividere come post e nelle storie.

È facile?

Si.

Richiede tempo?

Si.

Può trasformare l’account in VERO canale di acquisizione clienti?

Assolutamente si.

P.S. Non fate finta di niente, vi ho già dato un nuovo proposito per il 2020.

P.P.S. No, il proposito non è venire a Bali a studiare i beach club! 🤪

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Quanto è fotografabile il tuo hotel?

Era il 2016 quando, per primi, su questo gruppo, abbiamo affrontato il tema Instagram per hotel e l’importanza della comunicazione “visuale” nella cultura del momento.

Da allora il fenomeno si è ulteriormente amplificato e oggi, come più volte ribadito, è Instagram “il media del momento.”

Ora, posto che NON lavoriamo per Instagram e che gli aggiornamenti sono talmente frequenti e veloci da impedirci di aggiornare il nostro corso, proviamo a capire insieme perché, il social di foto e video, è così importante per il tuo hotel:

1) Immediatezza

Instagram rispetto a Facebook è un media molto più immediato che predilige foto e video, rispetto al testo.

La maggior parte dei post sono rappresentati da “foto + caption” (descrizione).

2) Visibilità

Oggi tutto passa da Instagram: cantanti, calciatori, aziende, prodotti, istituzioni…perfino Papa Francesco comunica attraverso Instagram.

3) Continuità

Essendo basato sulle storie, che scadono ogni 24 ore, Instagram richiede maggiore continuità nell’aggiornamento, ma allo stesso tempo garantisce maggiore rapporto con i propri follower.

Ora, questi tre fattori sono assolutamente determinanti e validi per la maggior parte dei business, ma ce n’è un altro in particolare, altrettanto importante, che rappresenta un “nuovo propulsore” per gli hotel:

4) Vanità

Instagram, più di tutti gli altri che lo hanno preceduto, è il media della vanità.

E’ il book fotografico che ognuno di noi può avere.

Pensaci un attimo.

Fino a pochi anni fa, erano prevalentemente gli oggetti a determinare lo status delle persone.

Macchine, borse, orologi, scarpe, ecc...

Tutte cose che ovviamente valgono ancora, ma…

Oggi Instagram ha sdoganato le esperienze.

Facciamo un esempio concreto.

Prima di Instagram il più figo della compagnia era quello che a 18 anni poteva prendersi una bella macchina…

Oggi, avere 10.000 followers su Instagram, socialmente, vale più di una BMW (se le hai entrambe meglio ancora).

Ma torniamo a noi e quello che ci riguarda da vicino.

Fino a 10 anni fa se andavi in un albergo figo era una cosa che rimaneva tra te e la tua stretta cerchia di amici.

Al massimo l’avresti raccontato al ritorno.

Oggi invece, grazie alla possibilità di condividere foto e storie in tempo reale, le esperienze che vivi e i luoghi che frequenti diventano parte integrante dell’immagine che proponi di te e del tuo stato sociale.

Ora la domanda delle domande.

Questa cosa vale solo per i MILIONARI, che frequentano hotel a 5 stelle, in destinazioni da sogno?

Assolutamente no.

Esattamente come non esiste solo la Ferrari per definire uno stato sociale, e la golf è stata per anni un simbolo per i giovani della classe medio borghese.

Ecco, con gli hotel funziona allo stesso identico modo.

E il tuo scopo, come imprenditore esperto di marketing, è quello di conoscere il tuo cliente target e progettare il tuo hotel in modo da permettere ai tuoi ospiti di usarlo come strumento per incrementare il proprio stato sociale.

Come?

C’è un segreto che vale sempre, a prescindere dallo stile e dal tipo di hotel che gestisci.

Se stai valutando una ristrutturazione o un semplice “riarredo” devi guardarti intorno pensando:

A quali di questi elementi mi verrebbe spontaneo fare una foto o un video?

Cosa potrei aggiungere o cambiare per indurre i clienti a farlo?


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Fare Branding nel 2020 - Pecore e Leoni faranno la stessa fine

Sembra ieri.

Invece sono passati ormai tre anni dalla prima edizione del corso Albergatore Pro.

All’epoca per la prima volta in Italia abbiamo divulgato un vero e proprio manuale di istruzioni per la creazione del brand di un hotel.

Erano solo 34 slide.

Ma contenevano la declinazione pratica di tutte le regole auree, declinate al marketing alberghiero.

A seguito di quel corso, la mia casella mail è stata letteralmente invasa da richieste di partecipazione a corsi, fiere, webinar e articoli su blog di settore.

Il che mi sembrava abbastanza surreale.

In fondo avevo semplicemente “messo in fila”, i fattori che avevano permesso a decine di albergatori in tutta Italia, di svettare, staccandosi completamente dai competitor.

Oggi, a distanza di 3 anni, il mercato è decisamente più maturo da un punto di vista della consapevolezza.

Ma, sapete cosa c’è?

Per quanto le leggi del posizionamento abbiano ormai messo radici nel mercato alberghiero, per assurdo c’è addirittura più confusione di prima.

Cos’è un brand?

Un’idea, una percezione, una scelta.

Il problema è che queste cose sono troppo astratte e la mente umana fa fatica ad “afferrarle”
.

Per capire le cose abbiamo bisogno di riferimenti che conosciamo.

Cos’è un brand?

Ferrari, Nike, Apple.

Marchi, straordinari esempi di influenza, ma anche cose, che riusciamo a vedere e possiamo toccare.

Tutto molto più chiaro.

Ora se parliamo di branding dell’hotel, succede la stessa cosa.

Possiamo parlare per anni di scelta della categoria, definizione del target, incremento della percezione…

Ma alla fine per spiegarci servono gli esempi.

Bellagio, Marina Bay Sands, Cavallino Bianco.

Ora, qual è il punto del discorso?

Il punto è che nessuno startupper, per quanto sognatore, quando inizia può prendere come riferimento una multinazionale.

Non è sano, perché una multinazionale ha strumenti sofisticatissimi, budget milionari e margini di errore che ucciderebbero qualunque imprenditore normale.

Con gli hotel accade la stessa cosa.

Gli hotel che prendiamo come riferimento sono, nella maggior parte dei casi, progetti milionari, in destinazioni conosciute in tutto il mondo.

Un’altra partita, su un altro campo, con regole completamente diverse da quelle con cui ti confronti ogni giorno.

Ora, questa distanza concettuale, porta come conseguenza, due reazioni diametralmente opposte.

Da una parte, molti albergatori spaventati, si bloccano perché considerano il percorso di costruzione di un brand qualcosa di irraggiungibile e completamente fuori dalla loro portata.

Contestualmente, pochi albergatori “coraggiosi” si espongono con investimenti senza possibile ritorno, perché ignorano il contesto competitivo.

Purtroppo, pur con approcci diametralmente opposti, entrambi i comportamenti sono ugualmente mortiferi.

Questo perché non considerano due principi fondamentali dell’attuale condizione di mercato:

  1. Nel 2020 stare fermi significa retrocedere
  2. Nel 2020 i margini di errore sono minimi e, se sbagli rotta, non puoi più tornare indietro

Ancora una volta tutto dipende dai numeri.

Gli albergatori della prima categoria non conoscono il potenziale sviluppo e non si rendono conto di quanti soldi stanno lasciando sul piatto ogni anno.

Al contrario, gli albergatori della seconda categoria non conoscono i reali limiti di un business che, per sua natura, non può espandersi verticalmente.

La morale della favola è che nel 2020 se hai paura e ti blocchi, sei destinato al fallimento.

Se ignori il pericolo e ti butti ruggendo contro il nemico, fallisci comunque.

La cattiva notizia per te che stai leggendo, è che non basta evitare gli estremi per salvare il tuo hotel.

La buona notizia è che esiste un piano per agire consapevolmente ed evitare rischi che possono distruggere i tuoi progetti personali e professionali.

Al corso Albergatore Pro di novembre vedremo insieme come individuare i confini del contesto in cui lavori e come battere i tuoi competitor ottenendo risultati a prescindere dagli andamenti della destinazione.

Attenzione però:

Il 31 ottobre i prezzi aumenteranno fino a 1.197 €.

Il che significa che hai CINQUE giorni per prenotare il tuo posto in sala.

P.S. Se i posti finiscono prima, poi non dire che non ti avevo avvisato…

https://www.albergatorepro.com/acquista-biglietto-corso-2019/

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Tu NON sei il TUO hotel

In questo preciso momento sono a Matera.

(Perla CLA-MO-RO-SA).

Passata la sbornia post corso, sono di nuovo nel vortice dei mille impegni quotidiani.

Normale amministrazione.

Così, mentre cerco di raccogliere le idee per progettare il futuro partendo dagli spunti ottenuti in questi giorni, non posso fare a meno di condividere una riflessione.

Tra i tanti temi affrontati al corso, un passaggio in particolare -non strettamente tecnico- ha toccato la coscienza di tanti, che me l’hanno sottolineato a parole o con un messaggio privato.

“Tu NON sei il TUO hotel.”

Per contestualizzare la cosa chiarisco, soprattutto per chi non era presente, che ne abbiamo parlato in relazione ad un problema fortemente diffuso tra gli albergatori italiani, ovverosia un’eccessiva e insana identificazione simmetrica tra l’albergatore e il proprio albergo.

Ora, questo concetto, all’apparenza scontato, è in realtà fondamentale sotto due diversi punti di vista:

1️⃣ Liberazione emotiva e delega: per quanto si sia andati avanti per decenni con questa convinzione, è assolutamente controproducente che l’azienda dipenda dal titolare.

Altrettanto ovviamente per potersi assentare serenamente occorre aver creato delle procedure e averle trasferite allo staff.

Quindi una volta per tutte: l’hotel NON crolla se vi assentate un paio d’ore e, NON ci crederete, NON imparerete MAI a delegare fino a quando non vi assentate e osservate dall’esterno i problemi che genera la vostra assenza.

In questo caso il percorso logico-cronologico è piuttosto lineare:

☑️ Ti assenti
☑️ I tuoi collaboratori/soci/familiari si trovano ad affrontare un problema e sbagliano
☑️ Tu spieghi come avresti anticipato/evitato/affrontato/risolto il problema
☑️ Metti nero su bianco la procedura per la prossima volta.
☑️ Ricominci da capo.

In questo modo scarichi su carta quello che hai in testa e trasformi le tue conoscenze in cultura aziendale.

È semplice? No.

È gratis?

Assolutamente no. Costa tempo, energie e risorse per compensare gli errori.

È necessario? Assolutamente si e costa MOLTO meno dei danni che fate rimanendo IMPRESCINDIBILI per il vostro hotel, soprattutto alla vostra salute mentale e al vostro equilibrio sociale e familiare.

Ricorda: i sacrifici personali che hanno fatto i nostri genitori sono ammirevoli ma NON sono socialmente accettabili nel 2020.

Tradotto: 20 anni fa se lavoravi 16 ore al giorno eri “un eroe che si faceva il mazzo per mantenere la famiglia”, oggi finisci con un divorzio e i figli dallo psicologo. (Se non peggio).

2️⃣ Liberazione economica e aspirazione personale: un altro aspetto spesso sottovaluto ma altrettanto dannoso per il proprietario di un hotel sono i limiti oggettivi.

Per capirci: a differenza di molti business che possono espandersi in verticale, l’hotel, per quanto performante, ha dei precisi limiti economici legati alla capacità produttiva, ovvero sia al numero delle camere.

Tradotto: se hai ereditato un 20 camere che prima era dei tuoi nonni e poi dei tuoi genitori che per due generazioni ci hanno mangiato bene, NON è detto oggi quello stesso hotel sia ”lo strumento giusto” per farti guadagnare quanto meriti.

Il mercato cambia, la competizione aumenta (questo al corso lo abbiamo visto nel dettaglio) e oggi, tolto in rare destinazioni fortunate, 20 camere (o meno), NON bastano più.

Ecco perché, a prescindere dal legame affettivo, dai ricordi legati ai momenti vissuti dentro la struttura, e dal significato che “quel mucchio di mattoni” può avere per la tua famiglia, NON devi rimanere schiavo di un’idea.

Al contrario, la verità è che, con una media nazionale di 32,9 camere, la maggior parte degli hotel NON sono in grado di generare ricavi sufficienti per ricompensare adeguatamente gli sforzi di chi gestisce.

Tradotto: la maggior parte degli albergatori, pur profondendo il massimo dell’impegno col massimo della passione e competenze, NON guadagneranno MAI quanto meritano e quanto potrebbero, a parità di impegno, con uno strumento diverso.

È giusto? No.

È facile accettarlo? Per niente.

È utile prenderne coscienza? È vitale.

Perché è sempre difficile per me affrontare le singole situazioni e smontare i progetti di qualcuno, guardandolo negli occhi.

Ma, DEVO farlo.

Perché se siete qua dentro significa che avete voglia, passione e competenze e NON dovete permettere che un “mucchio di mattoni metta un tetto alla vostra ambizione.”

Soluzione?

A volte è MOLTO più semplice di quello che credete.

Basta “aggiungere una ventina di camere”, dare in gestione il vostro hotel e prenderne uno con il doppio delle camere nella stessa destinazione, o uno appena più grande in una destinazione con maggiore appeal a pochi chilometri di distanza.

Perché ricorda:

Tu NON sei il tuo hotel e il tuo destino deve dipendere da TE, non dall’albergo dentro al quale sei seduto in questo preciso momento.


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L’Albergo mi ha fregato

Sono passati circa due anni.

All’epoca avevamo alle spalle solo la PRIMA STORICA edizione del corso Albergatore Pro.

Un corso tecnico, pieno di contenuti, ma di taglia XXS rispetto ad oggi.

Eravamo cinquanta persone.

Ci apprestavamo ad organizzare l’edizione 2017 senza nemmeno renderci conto che stavamo per raddoppiare i numeri dell’anno precedente…

Io ero contemporaneamente concentrato e preoccupato dai preparativi.

Il mio scopo più alto era riuscire ad incrementare il fatturato degli albergatori che avrebbero partecipato.

Poi, un giorno, aprendo i tanti messaggi che ricevevo su Facebook dai membri del gruppo, uno in particolare ha attirato la mia attenzione:

“L’albergo mi ha fregato.”

“Per anni non ho fatto altro che lavorare, 16 ore al giorno, tutti i giorni, tra ristorante e banco del ricevimento.

A causa di questi ritmi assurdi ho rovinato la mia vita, mia moglie mi ha lasciato, ho preso 12 kg e ho ho il conto corrente in rosso.

Sono giunto a un bivio.

Mollo tutto e torno a fare il dipendente.

Trovo, non so dove, le forze per rialzarmi e riprendo in mano la mia vita.

Ti confesso che l’opzione 1 mi ha accompagnato molte volte prima di addormentarmi, finché un giorno ho incontrato per caso questo gruppo.

Ho trovato spunti interessanti, contenuti utili, strategie pratiche da applicare subito.

Ma non è questo che mi ha tenuto collegato, in realtà.

Era l’entusiasmo ad essere magnetico.

Questo spontaneo spirito di condivisione che collega centinaia di albergatori appassionati da tutta Italia.

Cosi, mentre questo gruppo diventava giorno dopo giorno una sorta di seconda famiglia virtuale, ad un certo punto ho preso il coraggio a due mani e ho deciso.

Mi iscrivo al corso.

Non avrei tempo, non potrei permettermelo, ma lo faccio lo stesso.

Per darmi una seconda possibilità e ricominciare da capo.

Purtroppo da due anni non faccio vacanze e quest’anno Albergatore Pro sarà contemporaneamente la mia rinascita e la mia vacanza.”

Confesso.

Questo messaggio è stato come un PUGNO nello stomaco e ha completamente ribaltato la mia prospettiva.

A cosa serve fatturare di più se l’albergo deve inghiottire tutto il resto?

A cosa serve ambire ad un’occupazione del 100% se NON esiste tempo libero, non esiste svago o possibilità di fare sport?

A cosa serve crescere un’altra generazione di ragazzi benestanti, magari figli di genitori separati, che ODIANO l’albergo a tal punto che andrebbero a lavorare in MINIERA, pur di non fare la fine dei propri genitori?!

Cosi, con Daniele ci siamo guardati per un attimo negli occhi e abbiamo deciso:

“Albergatore Pro non sará cosi.”

Sarà un corso per Albergatori professionisti, ma prima ancora sarà un corso per essere UMANI.

Per persone che hanno la consapevolezza che nessun risultato professionale, per ambizioso che sia, vale un momento di serenità trascorso con le persone che ami, a fare ciò che ti fa sentire vivo.

Albergatore Pro sarà insieme un corso tecnico e una GRANDE festa.

Albergatore Pro sarà la casa della nuova generazione di albergatori.

Uomini e donne animati dalla stessa passione per l’ospitalità, che NON considerano l’hotel un fine…

Ma uno strumento per vivere la vita che hanno sempre desiderato, insieme ai propri cari.

Manca poco…

Ora dopo ora, vedo comporsi i pezzi e il puzzle inizia a prendere forma davanti ai miei occhi.

Vedo i docenti sul palco, vedo i volti soddisfatti di chi si gode i frutti di un anno di duro lavoro, vedo il Super-aperitivo del lunedì sera sul roof top e tante altre piccole sorprese che non posso rivelare ora.

Ma una cosa ci tengo a ricordarvela prima di darvi la buona notte.

“NOI, siamo molto di più del lavoro che facciamo!”

Ci vediamo il 25! 😎


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