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Parity rate, Marjuana, leggi e responsabilitá

Finiti i bagordi del compleanno, torniamo alle cose serie.

“ll Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge sulla concorrenza ed il mercato, mettendo ufficialmente la parola fine accanto alla contestata norma sulla parity rate e scatenando l’euforia degli albergatori e delle loro associazioni.

Federalberghi, infatti, è stata sempre in prima fila durante una battaglia legale, politica e mediatica durata più di due anni.”

Tradotto: gli hotel saranno liberi di offrire tariffe più vantaggiose sui propri canali diretti rispetto alle OTA.

Ora: senza esprimere giudizi, limitandoci ai fatti.

Con il nuovo disegno di legge andiamo incontro ad una maggiore libertà e nuove opportunità.

E questo è oggettivamente positivo.

Ma maggiore libertà richiede necessariamente maggiore responsabilità.

Per capirci meglio usciamo un attimo dal contesto.

Immaginati che da domani entri in vigore una legge che rende LEGALI​ le droghe leggere.

Sicuramente tante persone, precedentemente bloccate dallo spettro dell’illegalità, inizierebbero a consumarle.

Tra queste, qualcuno le userebbe come completamento di una terapia medica, traendone beneficio.

Altri le proverebbe semplicemente perché “si può”.

Senza valutare troppo la propria condizione e le possibili conseguenze.

Che a occhio e croce NON sarebbero migliorative.

E qui sta IL PUNTO.

Perché la disparity in se è semplicemente un cambiamento di contesto.

Che bisogna saper leggere e valutare.

Perché, come già detto mille volte, ad oggi booking sta svolgendo, con capitale PRIVATO, una promozione commerciale efficacissima, della quale beneficiano migliaia di hotel italiani.

Ora io mi chiedo.

Anche se da domani di fatto si potranno fare prezzi più bassi sul proprio sito…

Davvero pensi che booking non PREMIERÁ gli hotel che venderanno in parity con maggiore visibilitá?

Davvero pensi che a fronte di decine di milioni di euro investiti per promuovere il paese Italia, staranno a guardare mentre dilaga il “free riding” che consente agli albergatori di farsi trovare dai clienti e convertirli con un prezzo più basso?

E se un bel giorno dovessero decidere di dirottare parte degli investimenti su un paese che gli garantisce un ROI maggiore?

Un 13 camere a Scilla come farebbe ad essere visibile in tutto il mondo con testi tradotti in 42 lingue?

Allo stesso modo.

Cosa succederebbe se da domani ci presentassimo in ufficio “tutti fatti di maria” , semplicemente perché la legge lo consente?

Maggiore libertà richiede maggiore responsabilità e maggiore consapevolezza.

Che molti purtroppo non hanno.

Quindi, a meno che il TUO HOTEL non sia già UN BRAND FORTE, con il 90% di occupazione su base annua e un volume intermediato inferiore al 20%, ascolta un consiglio.

Stay Pro, stay parity.


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Gestione dei last minute - Ansia, camere libere e duelli tra Cowboy

Siamo ad agosto, periodo generalmente conosciuto per la grande domanda.

Ma oggi nello specifico vorrei affrontare un argomento tanto trascurato, quanto delicato.

La gestione dei last minute.

Come il nostro Emiliano Viola ci ha insegnato già al corso dell’anno scorso, una sana politica di revenue prevede un prezzo che cresce gradualmente all’avvicinarsi alla data.

In effetti, soprattutto in periodi di grande domanda, più si avvicina la data, più si riesce a sfruttare principio di scarsità che aumenta il valore del prodotto quando l’offerta è nettamente inferiore alla domanda.

Per farla più semplice, quando bookingpuntocom ti dice che il 94% delle strutture di una certa destinazione sono al completo il 14 di agosto, magicamente il 6% di camere disponibili acquisiscono un valore nettamente superiore rispetto al REALE valore.

La facciamo ancora più semplice?

Ho visto camere di vecchi hotel 3 stelle a Rimini vendute a 350 € in B&B, in sabati particolarmente richiesti (e il nostro amico Davide Bondì ne sa qualcosa).

Ora, tutto questo è giusto e vero, IN PERIODI DI GRANDE DOMANDA.

Ma cosa succede se, in un periodo ipoteticamente molto richiesto, la domanda è inferiore alle attese?

Te la dico in francese, SUCCEDE UN CASINO.

Perché gli albergatori che si stavano preparando a vendere le ultime (?) camere a prezzi più alti, si accorgono che le vendite sono “bloccate” e iniziano a guardarsi intorno.

E siccome NON sono gli unici ad avere ancora camere libere, SCENDE IL GELO.

E così, trascorrono MINUTI INTERMINABILI su booking a scrutare i competitor in una guerra di nervi.

Come due Cowboy che si guardano negli occhi prima del duello.

Poi succede che uno spara per primo (abbassa il prezzo)

E TUTTO finisce in un bagno di sangue.

Perché, anche se la teoria ci insegna che i prezzi sotto data andrebbero aumentati (o almeno non abbassati)…

Dimmi la verità.

Se oggi ti trovi con 3 camere libere per domani, sei fuori a 119 € e sono 10 giorni che non entra una prenotazione, cosa fai?

Guardi i competitor.

E se i competitor si sono messi a 89 €? (E sappiamo tutti e due che fanno anche peggio di così)

Succede che tu quelle camere non le vendi. (a meno che non hai un BRAND veramente forte)

Perché la domanda è inferiore all’offerta e il cliente può permettersi di scegliere il miglior qualità prezzo.

Solo che in questo modo i pochi clienti che avrebbero prenotato comunque, finiscono per pagare una cifra inferiore rispetto a quella che avrebbero potuto, a causa di un limite psicologico degli albergatori.

Che se la fanno sotto.

Tecnicamente si chiama “Spoilage”, per i più studiati.

Fenomeno che porta gli albergatori a trovarsi con “troppe” camere da vendere sotto data.

Due consigli per gestire questa situazione:

1) assicurati con controlli costanti (giornalieri o come minimo settimanali) ed eventuali correttivi alle tariffe, di vendere in maniera progressiva per ridurre gradualmente l’invenduto.

2) se proprio sei arrivato sotto data con una tariffa “fuori mercato” e il tuo prezzo rappresenta un blocco a causa di competitor che stanno svendendo, assicurati almeno di essere coperto dalla cancellation policy.

MAI, e ripeto MAI, fare last minute fuori dalla cancellation policy.

Il rischio di ricevere cancellazioni di “vecchie” prenotazioni a prezzi più alti di quelle che potresti ipoteticamente attirare è alto e insensato.

Dopo di che, una volta fatti tutti i controlli del caso e rispettato il vincolo dalla cancellation policy, devi fare una scelta.

Devi decidere se vuoi TUTELARE IL TUO BRAND (se ce l’hai) evitando di svendere le ultime camere, per non disturbare i clienti che avevano prenotato a prezzi più alti in precedenza.

Oppure, se per te CONTA SOLO IL FATTURATO e quindi sei disposto ad impostare last minute aggressivi pur di vedere crescere le performance sul breve termine.

In ogni caso, per questo, e tanto altro ci vediamo a settembre con il nostro esperto, Emiliano Viola.

Impareremo insieme a gestire l’equilibrio tra marketing e revenue per ottimizzare le tariffe in funzione del brand del TUO hotel.

Come dici?

Non c’hai capito niente ma hai paura di finire in una pozza di sangue traforato dai proiettili dei tuoi competitor?

Sei fortunato, dovremmo avere ancora qualche posto sulla carovana che può metterti in salvo.

Salta su:

https://www.albergatorepro.com/evento-albergatore-pro-2017/


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Golden nugget - Tempi di servizio del caffè

Stasera ti regalo una mini pillola estratta dai nuovi appunti di Stefano Zannoni sul breakfast.

Lo faccio perché questo é il classico esempio di quello che gli americani chiamano “golden nugget” o, come diremmo noi, “pepita d oro”, e mi permette di spiegare un aspetto fondamentale del corso di settembre.

Cioè il dettaglio che fa la differenza.

Perché è vero che per diventare Albergatore Professionisti occorre lavorare sui principi fondamentali.

E qui sopra lo facciamo OGNI giorno.

Ma è anche vero che alla prossima edizione del corso parteciperanno alcuni albergatori che sono già professionisti.

E sai dove sta la differenza tra un albergatore professionista e un CAMPIONE?

Esatto, nel dettaglio.

La singola attenzione che, da SOLA, può fare la differenza anche nel complesso di un servizio già ottimo.

Per renderlo eccellente.

E questa è una delle cose che nel corso Albergatore Pro ricerchiamo costantemente.

Ma torniamo al nostro caffè.

Una delle cose di cui abbiamo discusso con Stefano è la “cultura Starbucks” e come essa sia riuscita a modificare le abitudini delle persone nel mondo.

Perfino in Italia, dove la catena non ha ancora ufficialmente aperto negozi, è esplosa la mania di muffin, pancake e caffè “americani”.

Ora, a prescindere dai gusti personali e dalle responsabilità di Starbucks, quella che viene definita “american coffee experience” incide anche sui tempi.

Proprio così.

Basti pensare quanto tempo ci vuole per consumare un caffè americano lungo servito alla temperatura della lava vulcanica.

10 minuti per renderlo bevibile senza vedere la propria lingua sciogliersi come un biscotto.

10 minuti per berlo.

Ora, partiamo dal dire che nel 90% degli hotel italiani il caffè americano NON esiste (male!)

E se stai leggendo compiaciuto pensando di rientrare nel 10%, sappi che NO.

L’espresso con acqua calda a parte non è caffè americano.

Sai come si chiama in realtà?

Espresso con acqua calda a parte.

Ora detto questo, noi italiani abbiamo ancora l’abitudine atavica legata a caffè e brioche.

Con il caffè servito e bevuto in tempo reale, più veloce di cambio gomme in formula uno.

E questo porta come conseguenza che i camerieri, chiedano e servano il caffè immediatamente.

Tanto che spesso il caffè arriva mentre il cliente ancora sta cercando il piatto sul buffet.

Così quando il malcapitato torna a tavola lo beve freddo.

E la schiuma non c’è più.

Rafforzando il mito secondo il quale “il caffè buono si beve solo al bar”.

Sai cosa basterebbe fare invece?

Basterebbe che il cameriere, quando prende l’ordinazione, chieda al cliente QUANDO lo vuole.

“Glielo servo subito o aspettiamo?”

“Mi fa cenno lei quando è pronto?”

Ecco.

Questo è un dettaglio che fa la differenza.

Perché, con una singola domanda, senza costi aggiuntivi, si genera una migliore esperienza di servizio e si da un impagabile dimostrazione di professionalità.

Ti stai chiedendo perché ho deciso di parlarti di breakfast e caffè alle 20.26 di domenica sera?

Due motivi.

1) Perché sono ufficialmente chiuse le candidature per la diretta sul breakfast. Entro domani ti comunicheremo il prescelto.

2) Perché cosi stasera mandi un bel messaggio ai capi servizio sulla chat dell’hotel (perchè ce l’hai vero?) e ti raccomandi che, DA DOMANI MATTINA, i camerieri chiedano sempre al cliente quando vuole servito il caffé.

P.s. Siamo a circa 70 iscritti per il corso di settembre e mancano una decina di posti per arrivare a 80 che, considerando staff e docenti, ci porteranno a completamento sala.

P. p. s. Da lunedi il prezzo sale ancora. Hurry up!!

https://www.albergatorepro.com/evento-albergatore-pro-2017/


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Perchè la creazione di un nuovo brand assomiglia più alla produzione dell'olio d'oliva che alla nascita di un pezzo di Jovanotti?

La cosa che mi sorprende quando lavoro gomito a gomito con gli albergatori per creare un nuovo brand è la reazione che hanno rispetto al PROCESSO.

Non so perché nella loro testa c’è la convinzione che creare un brand sia un evento “creativo” che prevede una specie di illuminazione che arriva da un momento all’altro da non si sa bene quale galassia.

Tipo Jovanotti quando butta giù una hit (che per la cronaca non nascono così nemmeno quelle).

In realtà creare un brand è una procedura tecnica.

Che prevede conoscenze profonde e uno studio analitico di una serie di fattori.

Che devono essere affrontati in ordine logico e cronologico.

Uno dopo l’altro.

Poi ci sono i compiti da fare a casa (gli studenti a casa propria)

Poi si rivede insieme il risultato della raccolta dati.

Dopo di che si fa una scrematura.

Si tiene quello che ha senso, si butta quello che NON ha senso.

A volte bastano 2-3 incontri per avvicinarsi al risultato.

A volte servono un paio di mesi.

Quello che è certo è che niente succede per caso, ne da un momento all’altro.

Creare un brand è un PROCESSO.

Una cosa tipo produrre l’olio d’oliva, presente?

Non è che uno stacca un’oliva dal ramo, la strizza e ci condisce la pasta…

Prima c’è la raccolta, poi lo stoccaggio. Poi la defogliazione e il lavaggio. Poi le olive vengono spappolate con la molitura e impastate con la gramolatura.

Solo allora viene fatta l’estrazione.

E con il brand è più o meno la stessa cosa.

Si segue un procedimento che passa dall’analisi della destinazione, degli eventuali dati a disposizione e delle caratteristiche della struttura, per individuare il cliente target.

Poi c’è tanta roba in mezzo che ti racconto a settembre…

Fino ad arrivare ad un risultato preciso, misurabile ed immediatamente applicabile.

Insomma, creare un brand è un’attività tecnica e psicologica allo stesso tempo.

Ed è una figata pazzesca.

Come dici, vorresti farlo anche per il tuo hotel?

Allora Iscriviti subito al corso Albergatore Pro del 25-26 settembre.

P.S. Rispondo pubblicamente a tutti, una volta per tutte.

Non accetto studenti privati che NON hanno prima partecipato al corso.

Perché un filtro del genere?

Perché prima devo essere sicuro che siamo d’accordo sui fondamentali.

Altrimenti parliamo due lingue diverse e non ci capiremo, MAI.

Quindi, se te lo stavi chiedendo, la risposta è si.

Per studiare con me ti serve il pezzo di carta.

E te lo procuri cliccando qui:

https://www.albergatorepro.com/evento-albergatore-pro-2017/


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Paolo faceva lo chef

Questa sera ti racconto la storia del Primo Albergatore Pro.

La storia di Paolo Giacometti, nostro cliente, Amico e studente.

Paolo NON è nato albergatore.

Nel senso che, pur avendo lavorato da sempre in hotel, è partito con altre mansioni.

È partito dalla cucina.

Anzi, per la precisione Paolo nasce Chef, con la C maiuscola.

Perché già nel 1980 era nella cucina dell’hotel Mare Pineta di Milano Marittima, all’epoca uno dei 5 stelle di mare più prestigiosi d’Italia.

Per poi proseguire con una serie di esperienze che lo hanno portato in giro per gli hotel di mezzo mondo.

Fino a quando nel 1998 ha deciso di acquistare una pensione nella quale per anni è rimasto dietro alle quinte (fornelli).

Perché i vecchi luoghi comuni dicevano che “i soldi in albergo si fanno in cucina.”

Poi, nel 2004, ha ribaltato tutto e ha ristrutturato completamente la vecchia pensione.

Perché aveva capito che il mondo degli hotel era cambiato.

E che se voleva tenere il timone il suo posto doveva essere dietro alla scrivania e non più dietro ai fornelli.

Ed è stata la svolta.

Per quello che per alcuni è stato un cambio di mentalità difficile da metabolizzare in 30 anni, per Paolo è stato un lampo.

Perché Paolo è umile.

Ed ha il coraggio di chiedere quello che non sa.

Anche se questo significa chiedere aiuto ad un ragazzo con 20 anni meno di lui che potrebbe essere suo figlio.

Noi ci siamo conosciuti circa 3 anni fa, per via di un vecchio gestionale che non lo convinceva più.

All’inizio mi è sembrato un tipo un po’ ruvido ma poi, la nostra comune passione/maledizione per l’inter, ci ha uniti giorno dopo giorno.

E cosi siamo diventati amici.

E dal gestionale siamo passati ai consigli sui prezzi, sul marketing, sul sito e tante altre cose.

In pratica Paolo, mi ha “costretto” a fondare Albergatore Pro, prima ancora che l’avessi immaginato.

È stato il PRIMO ad acquistare InstaHotel Pro (prima che esistesse) e il PRIMO iscritto al corso Albergatore Pro.

Ma non finisce qui.

Perché Paolo è anche l’incarnazione vivente dell’Albergatore Marketer.

La QUARTA stella del suo hotel.

Tanto che spesso nei corsi che tengo lo cito come ESEMPIO VIVENTE di quello che si puo ottenere con passione, umiltà, duro lavoro e voglia di imparare.

Ah si, perché Paolo oggi spacca di brutto.

E il suo Hotel Cervia cresce ogni anno in doppia cifra.

Tanto che ormai, quando pensa al prossimo investimento, sta seriamente valutando di aggiungere un piano per far posto a tutti i clienti che vorrebbero prenotare ma trovano pieno.

Perché te ne ho parlato proprio oggi?

Perché giusto ieri mi ha mandato una foto del planning per confermarmi che anche quest’anno ha piazzato un +14% sul 2016.

E il commercialista l’ha cazziato perché “FATTURA TROPPO”

E noi ci siamo fatti una risata alla faccia sua.

P.S. A questo punto della storia tocca a te scegliere il tuo destino.

Puoi fare come Paolo, venire a settembre, tornare a casa, metterti a studiare, applicare e prepararti a litigare col commercialista.

Oppure puoi rimanere li impalato davanti al computer a pensare che 847 € per un corso son troppi.

Vedi te, io nel dubbio il link te lo metto

https://www.albergatorepro.com/evento-albergatore-pro-2017/


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Calcolo della bottom rate - Pillola azzurra o pillola rossa

Oggi DISINTEGRIAMO un altro luogo comune (quanto mi piace).

Se apri un qualsiasi manuale tecnico relativo al revenue management alberghiero, scoprirai che gli esperti indicano una serie di costi, denominati variabili.

Per aiutare anche i neofiti del settore, sappi che corrispondono esattamente a quelli che in economia aziendale si definiscono costi marginali (cara vecchia ragioneria).

Cioè i costi di un’unità aggiuntiva prodotta, rispetto al totale dei costi di produzione.

Ovviamente dai costi marginali si escludono i costi fissi relativi ad affitto, retribuzioni dipendenti e cosi via.

Ora, sempre secondo gli esperti, la tariffa minima di vendita (o BOTTOM rate) va calcolata sommando i costi variabili per trovare un importo minimo al di sotto al quale non scendere MAI.

Facciamo un esempio:

Valore della colazione 4 € +
Costi variabili relativi alla camera (lavanderia, pulizia se in outsourcing, kit cortesia ect) 18 € +
Costi di cancelleria 1€ +
Costi utenze per consumi ecc. 3 € +
Commissioni cc 2€ +
Commissioni agenzie 8€
=======================
Diciamo che la somma di queste voci da un totale di 34 €

Secondo questa logica il prezzo minimo di vendita non potrà MAI scendere sotto questo importo e, in periodi di scarsa domanda, sarà tanto più vicino alla somma dei costi quanto l’elasticità mentale (loro la chiamano cosi) dell’imprenditore.

Chiariamoci: in matematica non ci sono opinioni, non esistono “secondo me”.

Quindi il calcolo è corretto. Fine.

Ma parte da un presupposto sbagliato perché esclude un fattore FONDAMENTALE.

Quanto vale il tuo brand?

Che cifra sono disposti a spendere, in più, i tuoi clienti target per prenotare il TUO hotel?

Il vero dramma è che la risposta è spesso ZERO perché il 99% degli hotel italiani sono commodity che offrono un servizio indifferenziato per il quale il cliente NON è disposto a spendere niente di più della somma dei costi.

Perché non percepisce valore aggiunto.

E, per inciso, NON è colpa dei revenue manager.

È una TUA responsabilità capire qual è il tuo mestiere.

Vendere a prezzo di costo vuol dire semplicemente NON essere un imprenditore.

Vuol dire, al massimo, far girare i soldi e non è quello che insegniamo su Albergatore Pro.

Il vero mestiere dell’imprenditore è un altro.

CREARE VALORE AGGIUNTO.

Un albergatore professionista è un esperto di marketing che studia il mercato, identifica una nicchia e predispone una comunicazione ed un servizio in grado di attirare e soddisfare i clienti DESIDERATI meglio dei competitor.

Adesso ti dico perché sei qui.

Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti.

Senti solo che c’è.

È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra.

Non sai bene di che si tratta ma l’avverti.

È un chiodo fisso nel cervello, da diventarci matto.

È questa sensazione che ti ha portato da me.

Ti interessa sapere cos’è?

A te la scelta.

Pillola azzurra, fine della storia.

Puoi continuare a gestire il tuo hotel come una commodity, abbassando e alzando i prezzi solo in funzione della domanda come una marionetta manovrata dal mercato e continuare a bestemmiare contro “i clienti ignoranti che cercano solo il prezzo basso e non capiscono la qualità”.

Pillola rossa, prendi il toro per le corna e ti iscrivi subito all’unico corso in Italia che coniuga marketing strategico e revenue management, ti rimbocchi le maniche e ti metti a studiare per creare il TUO brand e massimizzare i ricavi alla ricerca del prezzo più alto che i clienti sono disposti a pagare per prenotare il TUO hotel.

P.S. Se hai scelto la pillola azzurra, puoi lasciare il blog adesso, questo non è il posto per te.

Se hai scelto la pillola rossa, clicca subito sul link qua sotto per confermare la tua presenza prima che i prezzi salgano dal 1 giugno.

https://www.albergatorepro.com/evento-albergatore-pro-2017/

Ci vediamo dall’altra parte


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Persone, professionisti, Orwell & Dalì

« Bisognerebbe essere capaci di tenere presente che Dalí è contemporaneamente un grande artista ed un disgustoso essere umano. Una cosa non esclude l’altra né, in alcun modo, la influenza. »

George Orwell.

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Oggi vorrei parlarti di risorse umane.

Lo faccio perché recentemente ho avuto occasione di confrontarmi con uno dei manager più preparati che abbia mai conosciuto durante la mia carriera.

Parliamo di un ragazzo sui 40 anni, indiscutibilmente intelligente, studi economici alle spalle, grandi esperienze in campo alberghiero e voglia costante di continuare a formarsi.

È il classico personaggio che conosce ogni dettaglio della struttura che dirige ed é in grado di valutare, in maniera analitica, tutti gli indici di performance e individuare i margini di crescita.

Revpar, ADR, pick-up, % di conversione, lead-cost, lifetime value, NON HANNO segreti per lui.

Limitandoci a queste info, sembra l’identikit del profilo ideale.

Senza fare nomi, vi aggiungo che nel suo recente passato ha avuto un ruolo centrale in un importante hotel di catena internazionale e ha deciso di cambiare perché si sentiva “oppresso” da restrizioni che considerava troppo limitanti.

Da qui la scelta di un hotel indipendente, oggettivamente meno prestigioso, ma con un grande potenziale da sviluppare.

La benzina che lo fa alzare dal letto al mattino in questo periodo é la VOGLIA di RIVALSA.

Cioè il desidero, bisogno, ossessione di dimostrare AL MONDO le sue capacità, nel minor tempo possibile, senza scendere a COMPROMESSI.

E i risultati dei primi 6 mesi sono oggettivamente CLAMOROSI.

Pronti via + 20% su uno storico di tutto rispetto.

Ma non è tutto.

Perché le proiezioni future sono addirittura migliori e i numeri sono TUTTI dalla sua parte.

Ma c’è un però.

Perché fare il manager non è “solo questo”.

Ci sono anche le persone.

E qui emerge il lato oscuro della luna.

Perché la persona in questione, ha dei comportamenti socialmente INACCETTABILI.

Presuntuoso, irascibile, iper-critico, OSSESSIONATO dalla perfezione.

Incapace di adottare metri diversi a persone diverse.

Secondo lui, se lui lavora 14 ore, anche gli altri possono e devono farlo.

L’ho visto discutere davanti a me con un manutentore (rischiando di venire alle mani) perché il malcapitato non si rendeva conto che un errore di configurazione nella consolle del relatore di una sala avrebbe ipoteticamente causato un danno da 100k (calcolato al volo e su elementi concreti).

Come se fosse competenza di un manutentore fare certe analisi.

Ora, al di là limiti dei limiti caratteriali, che ognuno di noi ha, permettimi una parentesi.

Ipersemplificando, un manager deve saper gestire numeri e persone.

Chiaramente può avere un punto di forza su una delle due competenze, ma NON PUÒ assolutamente prescindere da una delle due.

Perché per raggiungere gli obiettivi, bisogna saperli definire, ma bisogna anche creare un team in grado di fare le cose che servono.

Dalle analisi di bilancio, alle pulizie nei corridoi.

E ogni singolo aspetto è importante perché contribuisce al risultato finale.

Poi ovviamente ci sono competenze più diffuse e altre più rare.

E di conseguenza persone facilmente sostituibili ed altre meno.

Quindi, se gestisci un’azienda, un team o un reparto, apri bene gli occhi e continua a leggere.

Tu NON sei Salvador Dali’.

Puoi essere cinico, stratega, calcolatore e intelligente quanto vuoi.

Ma, in ogni caso, le persone sono la PRINCIPALE RISORSA.

E, anche se sei un borioso, perfezionista, iperdotato di talento e sei ossessionato dal lavoro perché hai un vuoto da colmare, devi FARE ATTENZIONE alle persone.

Più che ai numeri.

Perché le persone possono portarti al trionfo.

Oppure ti possono affossare.

Dipende da te.

Ed è tuo dovere capire come gestirle.

Quindi, se anche tu vuoi sviluppare le tue competenze in tema di gestione delle risorse umane, NON PUOI MANCARE al corso Albergatore Pro di settembre.

Il maestro Andrea Condello, uno dei massimi esperti in materia in Italia, ci spiegherà quali sono i parametri personali e professionali da valutare PRIMA di assumere un professionista, in funzione del ruolo.

P.S. Se fai l’imprenditore sarà sicuramente capitato anche a te di sbagliare una scelta e sai bene qual è il costo di un DIPENDENTE SBAGLIATO.

Ecco perché, questo intervento, da solo, vale il prezzo del biglietto.

Senza contare TUTTO il resto.

Ora, se hai capito l’importanza del post di oggi, e non vuoi rischiare di sabotare la tua azienda inserendo la persona sbagliata, clicca qui, SUBITO:

https://www.albergatorepro.com/corso-albergatore-pro/


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Anche i revenue manager dormono

Oggi vi parlo di software.

Cosa che faccio raramente.

Lo faccio perché nelle ultime settimane più volte sono stato tirato in mezzo alla diatriba tra strumenti e strategie.

Tra software e revenue manager.

Tra macchina e persona.

Ora, per quanto io mi occupi di software gestionali per l’hotel da oltre 10 anni e abbia di conseguenza una certa conoscenza in materia, vi svelo come la penso.

Nel mio mondo tra macchina e persona vince SEMPRE la persona.

Sempre.

Nel senso che i computer e i software in particolare, sono eccezionali elaboratori di dati ed elaborano i dati meglio di qualunque individuo.

Ma, c’è un però.

Infatti, per quanto i computer siano in grado di elaborare i dati meglio di qualunque individuo, sono sempre le persone a decidere quali dati elaborare e COME elaborarli.

In compenso il bello dei software è che creano sistemi automatici.

Perché non si stancano, non si ammalano, non litigano con il compagno/compagna, non vanno motivati.

Ora, per scendere nello specifico argomento di oggi, parliamo dei software revenue.

Negli ultimi mesi sono stati pubblicati diversi tool che automatizzano l’applicazione di determinate tariffe al verificarsi di determinate condizioni (% occupazione, numero di camere vendute contemporaneamente, pick-up).

Ora la domanda delle domande.

Questi software sono in contrasto con il lavoro dei revenue manager?

Risposta secca: solo apparentemente.

Perché comunque, la tariffazione di partenza e le regole di applicazione dei rialzi tariffari vanno comunque stabiliti da chi si occupa di definire le strategie.

Semplificando: è il revenue manager che imposta il sistema in base alle proprie conoscenze e convinzioni.

Ma non finisce qui.

Infatti, anche il revenue manager più preparato e attento del mondo è… UN UMANO.

E in quanto tale DORME.

Bella scoperta eh?

Il punto è che un umano, tra sonno e altre attività fisiologiche è fisicamente off-line per..

ipotizziamo 10 ore?

Ecco, 10 ore corrispondono a circa il 40% di una giornata.

Lasso nel tempo durante il quale le prenotazioni arrivano comunque e i prezzi dovrebbero comunque essere aggiornati.

Riassumendo, uno strumento software che consente di automatizzare l’applicazione di determinate tariffe al verificarsi di determinate condizioni, è DI FATTO un supporto al lavoro del revenue menager.

Perché lo aiuta ad applicare le strategie definite, quando è fisicamente impegnato a fare altro.

Poi ovviamente lo strumento può essere forzato per gestire l’imprevisto che il software non è in grado di gestire.

Come un’acquazzone in un venerdì di giugno.

Perché, come già detto, tra software e persona vince SEMPRE la persona.

Ma LA STRATEGIA viaggia su un livello ancora SUPERIORE.

Sopra le persone, sopra gli strumenti.

Volete la MIA definizione di strategia?

La strategia é la somma tra l’esperienza e l’intuito dei professionisti che la definiscono e i migliori strumenti disponibili per applicare.

P.S. se vuoi scoprire come sfruttare al massimo gli strumenti software e come leggere i dati per elaborare la migliore strategia revenue possibile, PRENOTA il tuo posto al corso Albergatore Pro di settembre.

Io e Emiliano Viola stiamo preparando le slide a 4 mani per un intervento UNICO e super-pratico.

Tornerai a casa con un metodo step-by-step, PRONTO all’uso.

Ma il tempo stringe, i posti sono limitati e il prezzo sale.

Clicca qui.

https://www.albergatorepro.com/evento-albergatore-pro-2017/


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La differenza tra COPIARE e avere dei maestri

Spesso nei miei post mi scaglio contro i consulenti “improvvisati” mettendo in guardia gli albergatori sulle possibili conseguenze della scelta di una guida sbagliata.

Poi chiaramente ognuno è libero di fare quello che gli pare.

Ma oggi vorrei chiarire un altro aspetto importante riguardo alla scelta delle fonti da seguire.

E ti consiglio di continuare a leggere perché il post contiene una lezione di marketing che puoi applicare anche al tuo hotel.

Io, come formatore, mi occupo principalmente di marketing per gli hotel (con annessi e connessi).

Ad esempio: nel corso Albergatore Pro parliamo ANCHE di breakfast perché è un aspetto davvero TROPPO importante, ed è IMPOSSIBILE fare bene marketing senza alla base un servizio eccellente.

Così come è impossibile MASSIMIZZARE le entrate potenziali generate dal marketing senza conoscere i principi di revenue management.

Detto questo, NON ho inventato niente e, ovviamente, anche io ho i miei maestri.

Al Ries e Jay Abraham, che sono i padri fondatori di posizionamento e marketing strategico su base MONDIALE.

Frank Merenda, che è stato il primo a declinare le strategie ORIGINALI al mercato italiano.

E, per intenderci, continuo a leggere i testi dei miei maestri e frequentare i loro corsi.

Costantemente, con dedizione e RICONOSCENZA.

MA.

NON LI COPIO.

Semplicemente DECLINO i concetti originali, che tratto con RISPETTO RELIGIOSO, al mio mercato di riferimento.

Che è il mercato degli hotel italiani.

Quindi, riepilogando:

  • Al Ries = maggiore esperto MONDIALE di posizionamento
  • Jay Abraham = maggiore esperto MONDIALE di marketing strategico
  • Frank Merenda = maggiore esperto di entrambe le discipline declinate al mercato italiano.
  • Io = maggiore esperto di posizionamento e marketing strategico del mercato hotel-Italia.

Come faccio a dire che sono il maggiore?

Non lo dico io, ovviamente.

Lo dicono i NUMERI.

E non mi diverto a ripeterli ogni settimana.

Considera solo che sul nostro gruppo Facebook siamo più di MILLE.

Mentre altri hanno 11 mi piace ai loro post.

D’altra parte…

Jay Abraham e Al Ries potrebbero insegnare quello che insegno io?

Certamente, ma con MINORE grado di specializzazione perché NON conoscono il mercato italiano.

Frank Merenda potrebbe farlo?

Sì, ma con MINORE grado di specializzazione perché NON conosce il mercato hotel.

Ma ora veniamo alle dolenti note.

Là fuori ci sono due tipi di consulenti di hotel marketing.

Quelli alternativi/scarsi: che non riconoscono le fonti originali e diffondono teorie strampalate senza fondamento e SENZA il supporto di RISULTATI misurabili.

Quelli che copiano: che stanno qua sul gruppo quatti-quatti, leggono, non commentano, partecipano ai nostri corsi e, quando va bene, si fanno belli facendo la parafrasi di quello che imparano sul nostro gruppo, sui nostri blog, nei nostri infoprodotti.

E ripeto: quando va bene.

Perché, quando invece va male, fanno direttamente copia-incolla dei testi che hanno letto qua e li mandano via mail ai miei studenti per convincerli che sono bravi anche loro.

Solo che i miei studenti riconoscono la fonte e mi mandano gli screenshot via messaggio privato per farci due risate insieme.

Questo dimostra due cose:

1. NON siete molto intelligenti
2. La più grave. Non capite NIENTE di marketing.

E siccome qualcosina negli anni ho imparato, vi faccio una mini-consulenza gratuita.

Se volete ritagliarvi uno spazio nel mondo non potete fare quello che fa il leader di categoria, facendolo pagare meno.

Dovete creare una nuova categoria, scegliendo una nicchia più specifica, o fare qualcosa di TOTALMENTE DIVERSO.

Altrimenti prendete gli schiaffi.

E non da me ovviamente.

Dal mercato.

Che, per inciso, mena molto più forte di me.

Quanto a te, amico Albergatore, DIFFIDA DALLE IMITAZIONI.

Piuttosto, nel dubbio, applica le strategie GRATUITE che condividiamo sul nostro gruppo Facebook OGNI GIORNO.

Facciamo un esempio?

Qual è il miglior hotel di montagna per famiglie in Italia?

Cavallino Bianco di Ortisei, ça va sans dire.

Vuoi creare anche tu un family hotel in montagna?

La macro-categoria è già presa, mi dispiace.

Ma magari puoi ambire ad essere il leader della tua destinazione.

Solo che prima devi assicurarti che NON ce ne sia già uno.

E se c’è già un LEADER?

Specializzati maggiormente.

Diventa il miglior hotel di (tua destinazione) per famiglie con bambini da 0 a 3 anni.

E crea una promessa unica per le famiglie con bambini MOLTO piccoli.

Oppure diventa il miglior hotel di montagna per amanti della scalata

Come dici?

Vuoi imparare anche tu tutti i segreti del marketing strategico?

Sei alla ricerca di una nuova idea DIFFERENZIANTE per il TUO hotel?

Iscrivi al PRIMO e UNICO corso in Italia dove puoi imparare come trasformare il TUO hotel in un BRAND.

Partecipa ad Albergatore Pro.

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